[piko!] pone di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
il tarpano regna sovrano
tarro, tamarro, scrauso. questi alcuni sinonimi, ma la vera denominazione ferentinate è zappo.
varie sono le tipologie. le caratteristiche comuni sono una certa dose di convinzione, che dal punto di vista psicologico nasconde certamente insicurezze del tipo essere o apparire (il che è più facile no?).
ascoltare poi musica commerciale, o urlare un pessimo rap, con pessima pronuncia, con pessime gestualità, non capendo nemmeno le parole (e scusatemi ma l'hip-hop lo conosco bene).
abbigliamento griffatissimo (e per chi la pensa no global questa è davvero mancanza di identità personale), e telefonino con proiettore olografico incorporato sempre all'orecchio anche spento (che non esiste, ma loro ce l'hanno già).
il problema non è tanto la detenzione di questo tipo di oggetti, quanto l'uso che ne fanno, pura ostentazione di un lusso che non esiste e che non condivido. una persona è accettata dagli altri non perchè è un personaggio, per quel che ha, ma perchè è. mi fermo, forse qui andiamo su tematiche antropologicho-esistenziali: rifletteteci voi.
torniamo a temi semiserii... i bikers, con i loro cinquantini modificatissimi, fari allo xeno e marmitta a cannone, che urlano in piena notte per il puro gusto di farti stranire, che spezzano stuzzicadenti nei campanelli, che spostano le lettere dei prezzi del benzinaio per comporre scritte, sempre di quattro lettere, del genere viva la vita insomma.
il rallista, che ama sgommare all'arella, imbocca la curva della piazza come se stesse portando l'autobus, anche lui con l'auto assettata. e poi impianto car stereo pompatissimo con sub woofer 1400 watt, che se ce l'avesse sor cercola per suonarci il basso dalla finestra di casa sua, potrebbe dare una mano a quelli della cava a far saltare in aria monte barano.
infine, l'unico ed inconfondibile tabbozzo, per il quale l'ignoranza rappresenta uno stile di vita, un'ideale quasi.
non riesco a comprendere perchè questi ragazzi si buttino via per così poco, quando certamente avranno altri interessi, altre attività, che li riscatterebbero della reputazione che si sono fatti. il dedicarsi a qualcosa di più spirituale, nel senso di meno materiale ecco, li nobiliterebbe di sicuro.
ma non facciamo di tutta l'erba un fascio. per chi studia all'università a roma è normale vedere persone che fanno i pazzi, quando ad essere di fretta non siamo noi. questo però non giustifica tutto il denaro speso in modifiche al proprio mezzo di locomozione, anche perchè pochi sono i vantaggi prestazionali. è ovvio, c'è chi lo fa per passione per il mondo auto-corse, come alcuni anche nel gabbiano. ma almeno quelli che conosco hanno l'accortezza di non dare certe dimostrazioni di follia in pubblico, tipo sorpassare alla curva della rotonda: di certo non danno fastidio agli altri, ed è questo il punto.
qual è il limite tra lo sfoggio di potenzialità (e questo è radicato in tutti gli animali da tempi evolutivi, nella loro volontà di potenza) ed il fastidio generato? perchè si sta diffondendo questo trend, direi degrandante? diciamo che la classe, e lo stile, oltre alla profondità di sentimento, contribuiscono a conquistare una ragazza, se è questo il motivo per cui si comportano così. presentandosi come tutto fumo e niente arrosto, e ancor meno argomenti, le probabilità di successo scendono a livelli da indeterminazione di heisenberg.
allora ragazzi, impegnatevi a costruire una personalità che sia vostra, che sia originale, creativa, alternativa. ma che lo sia, non lo sembri... e pensateci: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtù e conoscenza.
e allora ti dico questo.
un pò di saggezza. il poeta cinese del decimo secolo poo' chi i scriveva poesie. ne andava fiero, perchè erano lo specchio del suo animo semplice, non corrotto da nessun ideale, da alcuna restrizione di orizzonte, aperto alla conoscenza. portava le sue poesie ad una contadina, che abitava appena si apriva la vallata, che era una delle persone più anziane che conosceva. la contadina non sapeva nè leggere nè scrivere, e non si era mai posta altri problemi all'infuori della sopravvivenza, come se fosse un semplice mammifero. il poeta le leggeva le sue poesie, cambiando poi definitivamente nel testo tutto quel che risultava poco comprensibile alla contadina. la storia ci tramanda poo' chi i come uno dei più grandi poeti di tutta la lunga storia degli imperi cinesi.
credo che il fiato, e di conseguenza le battute sulla tastiera, la corrente elettrica ed il costo della connessione, lo spazio per allocare memoria sui server ma soprattutto il tempo, non vadano sprecati. è un inno alla semplicità, all'essenzialità. quando le persone si nascondono dietro l'ermetismo, dietro discorsi che solo loro possono capire, perchè talmente intimi da tagliare fuori tutto il resto del mondo, le loro parole non servono a nulla. l'uomo stesso non esisterebbe se non in rapporto con gli altri, è in fin dei conti un animale sociale. un eremo tibetano può raggiungere la saggezza, ma non rimarrà mai per tutta la vita da solo. scenderà al limite dell'anzianità a valle, per scegliere un suo discepolo, che lo accudisca fino a vederlo morire, ma che custodisca ed amplii la saggezza fino ad allora raccolta.
è abbastanza ora con le parabole. alcune parole, messe in fila in un certo ordine, hanno un suono musicale, che dipende anche dalla loro raffinatezza. ma non è detto che abbiano un senso.
quel che ho letto su questo blog è assolutamente ermetico e personale, è un canto interiore. la radice di questo comportamento è da ricercare nella assoluta mancanza di empatia di chi scrive, verso il resto del creato. le preghiere non sono lamenti che implorano l'impossibile. chi prega sa che nelle preghiere non si chiede nulla. chi prega è fuori dal tempo. nella preghiera si ringrazia di esistere, perchè chi prega sa che non necessita di null'altro che non sia un senso di fusione col tutto che lo circonda. nella preghiera risiede una forza immensa, che a pensarci è quella del solo pensiero. io prego in molte occasioni, e principalmente quando cammino per strada ed incrocio sguardi e sconosciuti. prego perchè la terra che calpesto esiste, e perchè ho piacere e sentirla sotto i piedi. ringrazio quando vedo un bimbo, o quando posso sorridere. mi sento solo in un vasto deserto di uomini, ma è una condizione che non mi preoccupa, visto che non ho nulla da chiedere. ecco perchè io parlo chiaro: non ho nulla che mi leghi realmente alla vita, se non il piacere che provo a pensare che tutto questo sia reale. il tempo schiavizza chi lo considera, chi ci pensa, chi lo conta, chi non ama che passi. chi scrive dovrebbe allora ricredersi, ed amare principalmente quel che non conosce, o quel che non vuole conoscere.
la fantasia si fa scrupolo di sanare con eroici rimedii l'assurdità di alcuni fatti strani della vita, per renderli verosimili. ma pur con tutti i rimedii eroici escogitati, novantanove critici su cento giudicheranno assurdo ed inverosimile il prodotto.
perchè la vita, con tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
le assurdità della vita non hano bisogno di parer verosimili, perchè sono vere. all'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esser verosimili. e allora, verosimili, non sono più assurdità.
un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.
ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.
in nome dell'arte, sì; in nome della vita, no.
c'è nella storia naturale un regno studiato dalla zoologia, perchè popolato da animali.
tra i tanti animali che lo popolano è compreso anche l'uomo.
e lo zoologo sì, può parlare dell'uomo [...]
all'uomo di cui parla lo zoologo non può mai capitar la disgrazia di perdere, poniamo, una gamba e di farsela mettere di legno; di perdere un occhio e di farselo mettere di vetro. l'uomo dello zoologo ha sempre due gambe, di cui nessuna di legno; sempre due occhi, di cui nessuno di vetro.
e contraddire allo zoologo è impossibile. perchè lo zoologo , se gli presentate un tale con una gamba di legno o con un occhio di vetro, vi risponde che egli non lo conosce, perchè quello non è l'uomo, ma un uomo.
è vero però che noi tutti, a nostra volta, possiamo rispondere allo zoologo che l'uomo ch'egli conosce non esiste, e che invece esistono gli uomini, di cui nessuno è uguale all'altro e che possono anche avere per disgrazia una gamba di legno o un occhio di vetro.
si domanda a questo punto se vogliono esser considerati come zoologi o come critici quei tali signori che, giudicando un'opera, condannano questo o quel personaggio, questa o quella rappresentazione di fatti o di sentimenti, non già in nome dell'arte come sarebbe giusto, ma in nome d'una umanità che sembra essi conoscano a perfezione, come se realmente in astratto esistesse, fuori cioè di quell'infinita varietà d'uomini capaci di commettere quelle sullodate assurdità che non hanno bisogno di parer verosimili, perchè sono vere.
[...] mentre lo zoologo riconosce che l'uomo si distingue dalle altre bestie per il fato che l'uomo ragiona, il ragionamento appunto (vale a dire ciò che è più proprio dell'uomo) è apparso tante volte ai signori critici, non come un eccesso se mai, ma anzi come un difetto d'umanità in tanti miei non allegri personaggi. [...] non è forse vero che mai l'uomo tanto appassionatamente ragiona (o sragiona, che è lo stesso), come quando soffre, perchè appunto delle sue sofferenze vuol vedere la radice, e chi gliele ha date, e se e quanto sia stato giusto il dargliele; mentre, quando gode, si piglia il godimento e non ragiona, come se il godere fosse suo diritto? dovere delle bestie è il soffrire senza ragionare. chi soffre e ragiona (appunto perchè soffre) per quei signori critici non è umano; perchè pare che, chi soffra, debba esser soltanto bestia, e che soltanto quando sia bestia, sia per essi umano.
ma di recente ho trovato un critico, a cui son molto grato. a proposito della mia disumana e, pare, inguaribile cerebralità e paradossale inverosimiglianza, egli ha domandato a quegli altri critici donde attingevano il criterio per giudicare siffattamente il mondo della mia arte.
dalla cosiddetta vita normale? ma cos'è questa se non un sistema di rapporti, che noi scegliamo nel caos degli eventi quotidiani e che arbitrariamente qualifichiamo normale? per concludere che non si può giudicare il mondo d'un artista con un criterio di giudizio attinto altrove che da questo mondo medesimo.
debbo aggiungere, per dar credito a questo critico presso gli altri critici, che non ostante questo, anzi proprio per questo, anch'egli giudica sfavorevolmente l'opera mia: perchè gli pare, cioè, che io non sappia dar valore e senso universalmente umano alle mie favole e ai miei personaggi; tanto da lasciar perplesso chi deve giudicarli, se io non abbia inteso piuttosto limitarmi a riprodurre certi curiosi casi, certe particolari situazioni psicologiche.
[...] la vita, intanto, col suo beatissimo dispregio d'ogni verosimiglianza... la fantasia si sarebbe fatto scrupolo, certamente, di passar sopra a un tal dato di fatto; e ora gode, ripensando alla taccia di inverosimiglianza che anche allora le fu data, di far conoscere di quali reali inverosimiglianze sia capace la vita, anche nelle opere che, senza saperlo, essa copia dall'arte.
metto a fuoco la mia camera, i libri accatastati contro il muro, le pile dei dischi, la chitarra, le bombole e la tela con i pennelli, la scrivania ingombrata per gli esami, i vestiti appoggiati su una sedia. mi sveglio con la luce del sole, come sempre.
il solito dimenarsi del dormiveglia, i pensieri insensati dei sogni che ancora affollano la mente, e che si scontrano con la consapevolezza di essere per metà addormentati. mi scoprò così ogni mattina, e immagino di essere pazzo, ad ascoltarmi.
la musica è una delle poche cose a cui vale la pena dedicare del tempo in questo mondo, come le altre espressioni dei sentimenti dell'uomo, che sono poi l'unica cosa che ci dovrebbe distinguere almeno dagli essere inanimati.
ma a me piace pensare che anche gli oggetti abbiano un cuore.
dico almeno perchè se l'uomo di oggi non è una bestia, spesso sembra non averlo un cuore: chi di noi non si è mai sentito circondato da tanti allegri ragazzi morti?
questi miei primi pensieri, selezionati da quel gran flusso che la notte galoppa libero, scorrono mentre inserisco il disco, ruotandolo tra le dita, ed accarezzo il tasto play del lettore cd.
mi vedo vivere. sono in cucina, a dimenare un piede a ritmo, riflesso sul vetro di uno di quei fornelli di metallo a specchio, con il forno incassato in basso.
ecco, ora vedo i miei due piedi, scarni come sono: uno batte per terra il ritmo, l'altro è fermo.
avanzo un pochino, ed all'immagine riflessa si aggiunge quella della sedia su cui sono seduto.
la mano è salda sulla ruota di sinistra, per farla avanzare, mentre le ruote anteriori sterzano leggermente a destra. la carrozzina è mia naturale appendice.
lo spettacolo della natura... godo una splendida vista da casa mia, e se c'è una cosa che davvero amo, sono le nuvolette. prendetemi per scemo, tanto lo so da me, già dal dormiveglia. le amo quando corrono, quando a mezzogiorno hanno contorni così perfettamente definiti, e quando sono tempestose, come stamattina.
mi arrangio a scendere le scale buie, all'università ci devo pur andare. abito in un palazzo seicentesco, all'ultimo piano, ed il silenzio è rotto dall'echeggiare dei rumori dei miei armeggi. apro il gran portone di legno, da cui filtra la luce ed il trambusto di ogni giorno, quello della gente di lì fuori.
la strada è leggermente in discesa, però tutti salgono, passando di fronte a me da destra a sinistra. sembra stia per piovere, si va di fretta. tanto si va di fretta anche quando non piove. niente macchine, tutti a piedi. vasto deserto d'uomini!
le amichette vanno a scuola, affogate tra zainetti e griffe, il cellulare stretto nel pugno, con la loro cultura popolare, il gossip e la televisione dei reality-show che più finti non si può.
un pischello procede lentamente, sguardo fisso, col telefonino ci dialoga. credo lo preferisca alle ragazze, se ha mai avuto il coraggio di dire ad una lei qualcosa a voce.
e poi il manager, serio e compunto, che si è dimenticato di quant'è bella la vita per il successo, s'è ammalato per il lavoro. non che il lavoro sia negativo in se, anzi, quel divertissement che ci fornisce riempie il nostro tempo con qualcosa di costruttivo. però senza dimenticare che l'uomo è un essere socievole, non una macchina. viviamo per gli altri, mica per il nostro portafogli.
avvicino la faccia all'uscio quando il distinto quarantenne esce fuori dal mio campo visivo, proprio mentre si sta portando all'orecchio l'inseparabile telefonino. vedo un fulmine cadere trasversalmente proprio dinanzi a me, tagliando lo spettacolo del mio portone-schermos sul mondo, da in alto a destra a in basso a sinistra, quasi orizzontale, nella direzione del manager.
il bagliore mi spinge di nuovo per le scale, un fascio luminoso incornicia il portone lato dopo lato, mentre cerco di schermire la vista con le mani.
un attimo di silenzio.
e come un piatto a cui è stata staccata la corrente fa ripartire il disco con uno slope-in, così ascolto i suoni ripartire lentamente, e via via accelerare, ma li odo ora al contrario.
riesco a riaprire gli occhi dopo l'abbaglio quando vedo anche la scena di prima girare al contrario, inseguendo i suoni.
lentamente tutti i passanti tornano indietro, in una moviola, e poi sempre più veloci.
un'indistinto flusso di spazio e tempo, di strisce colorate, di pensieri e parole dette velocissime, come se il pendolo dell'orologio dei secoli avesse preso a battere velocissimo, ma al contrario.
un'altro lampo investe il portone, sempre un lato dopo l'altro, stavolta in senso orario, come un fascio di luce che si muova circolarmente.
ora è tutto immobile.
esco dal portone, della gente di lì fuori non c'è anima viva. il trambusto di ogni giorno tace, ma sembra tutto più pulito, ordinato, tenero. i colori sono più vividi, l'aria è limpida, ed una leggera brezza comincia a spirare, scuotendo le foglie degli alberi.
esco. mi vedo da lontano, dalla cima di un palazzo, camminare per le strade deserte. a piedi.
trovo un clochard, buttato in un angolo di una stazione deserta, su quei pavimenti chiari di macchie gialle agli scalini, con un pò di sporcizia, seduto sui cartoni, circondato da giornali. barba ispida, capelli scompigliati, canuti, un gran buffo nasone rosso. ma le mani delicate, che stringono un tizzone, con cui sta scrivendo.
alza lo sguardo verso di me che arrivo dal fondo della stazione. tuona: "vivrei in pace se l'uomo ricordasse di esser un monumento alla virtù.".
"...". lo osservo, è cieco.
"la conoscenza", sbuffa rassegnato, quasi ad intendere "guarda come mi hanno ridotto".
"sopraffatto dalla noja, dal futile, dalla disinformazione. a chi interessa più la verità? l'uomo nasconde agli altri per tradirli, li vende al denaro. l'uomo non affronta più, ha paura. l'uomo è schiavo del tempo in cui vivi. troppe storie deformate, troppe cose non dette. l'uomo sguazza nell'indifferenza..."
la voce si dirada mentre scappo, perchè il personaggio mi incuteva un certo terrore, in quel mondo solitario in cui camminavo.
scorgo una donna dalla veste semplice, bianca di cotone, con un bimbo ai piedi che gioca con del legno e dei colori, che tesse seduta al sole, su uno sgabello. faccio per avvicinarmi.
"finora solo gli esseri inanimati hanno capito che ognuno svolge il proprio preciso compito nel meccanismo dell'esistenza." mi dice lei, senza alzare lo sguardo, continuando a ricamare.
l'immagine di lei, sicuramente più rassicurante, mi spinge a risponderle. le sorrido giocando con il bimbo "tutti gli uomini in fin dei conti sono saggi, ma distratti dallo scorrere del tempo..."
"non hanno ancora capito bene cos'è l'amore." aggiunge lei, guardando teneramente il suo bimbo.
continua "la vita è una madre seduta al telaio. ma l'uomo, che la vede dal basso, non ne riconosce il disegno. nota solo i nodi ed i fili che penzolano.".
col pensiero che quei fili fossero vite spezzate, e quei nodi vite che si uniscono, mi viene incontro un pastore. ho la sensazione che questi uomini, così semplici nelle fattezze, nei modi, nell'abbigliamento, si fondano con la terra in un senso panico da tempo dimenticato.
mi guarda, lo guardo. non parliamo. è la sensazione di una preghiera in cui non si recitano formule di ringraziamento nè richieste, dall'orizzonte infinito. il suo sguardo è intenso, ma riesco a sostenerlo tranquillamente, mentre magari nella vita di tutti i giorni resterebbe difficile.
mi posa una mano sugli occhi, ed è di nuovo luce, fino a ritrovarmi al portone. esco di casa, mani in tasca, e passeggio tranquillo, nelle strade pulite, tra suoni tipo brainwave-syncronizer. mi trovo un foglietto in tasca, scritto ruvido su uno straccio di tela.
gli uffici pieni di gente, una camera affittata al mese, il proprietario del negozio dell'angolo che conosco come ci si conosce fra uomini, i ragazzi sulla panchina il pomeriggio, l'inutilità laboriosa delle giornate. penso a quanto di vile, stracco, abbandonato e fittizio ci sia in questa società, in cui tuttavia siamo costretti vivere, e a cui non possiamo in alcun modo sottrarci.
la prigione della mente è scovare nei cassetti la vergogna di fuggire verso se stessi, e la condanna è avere per vita quella spazzatura dell'animo, quella tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso. sembriamo tanti vegetali progrediti.
nulla cambierà veramente?
del resto rivedo le ragazze chiacchierare, il manager mano per mano con i figli, il ragazzo che ride con amici ed amiche. tutti hanno lo stesso sentimento, e sento le parole incastonarsi nitidamente tra loro, in un ritmo incalzante.
quando amiamo desideriamo sempre essere migliori di quel che siamo. e quando cerchiamo di essere migliori di quel che siamo, anche tutto quel che ci circonda diventa migliore.
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il presente testo è un collegamento tra tre o quattro sogni che ho fatto davvero, con ovvii tagli sui particolari e sulla descrizione delle ambientazioni. poichè il sogno è un pensiero, il racconto evolve come monologo interiore. ho provato comunque a trasportare in discorso diretto le emozioni provate, perchè nel songo parole non ce n'erano. nello stesso modo si potrebbe adattare la conclusione.
secondo testo
la luce del sole, metto a fuoco. la mia camera, libri accatastati contro il muro, dischi impilati, chitarra; le bombole, i disegni e la tela con i pennelli; la scrivania ingombrata per gli esami, vestiti appoggiati su una sedia.
il solito dimenarsi del dormiveglia, pensieri di sogno che affollano la mente, e che si scontrano con la consapevolezza di essere per metà addormentati. immagino di essere pazzo, ad ascoltarmi. i sentimenti sono l'unica cosa che ci dovrebbe distinguere almeno dagli essere inanimati. ma a me piace pensare che tutto abbia un cuore. dico almeno perchè se l'uomo di oggi non è una bestia, spesso sembra non averlo un cuore. a volte mi sento circondato da tanti allegri ragazzi morti.
inserisco un disco, ruotandolo tra le dita, accarezzo il tasto play del lettore cd. mi vedo vivere. sono in cucina, a dimenare un piede a ritmo, riflesso sul vetro di uno di quei fornelli di metallo a specchio, con il forno incassato in basso. ecco, ora vedo entrambi piedi, scarni come sono: uno batte per terra il ritmo, l'altro è fermo. avanzo un pochino, ed all'immagine riflessa si aggiunge quella della sedia su cui sono seduto. la mano è salda sulla ruota di sinistra, che avanza, le ruote anteriori sterzano leggermente a destra. è mia naturale appendice, un paio d'ali di riserva.
le nuvolette... prendetemi per scemo, tanto lo so da me, già dal dormiveglia. le guardo dalla finestra e le amo, quando sono tempestose e corrono. come stamattina. mi arrangio a scendere le scale buie, all'università ci devo pur andare. abito in un palazzo seicentesco, all'ultimo piano, il silenzio rotto dal mio armeggiare. apro il gran portone di legno, da cui filtra la luce ed il trambusto di ogni giorno. quello della gente di lì fuori.
la strada è leggermente in discesa, però tutti salgono, passando di fronte a me da destra a sinistra. sembra stia per piovere, si va di fretta. tanto si va di fretta anche quando non piove. le amichette vanno a scuola, affogate tra zainetti e griffe, il cellulare stretto nel pugno, gossip e televisione. più avanti un ragazzetto procede lentamente, sguardo fisso, col telefonino ci dialoga. avrà mai avuto il coraggio di dirle qualcosa a voce?
scruto il manager, serio e compunto, che si è dimenticato di quant'è bella la vita per il successo, s'è ammalato per il lavoro. avvicino la faccia all'uscio proprio mentre esce fuori dal mio campo visivo, si sta portando all'orecchio l'inseparabile telefonino. un fulmine cade trasversalmente proprio dinanzi a me, tagliando lo spettacolo del mio schermo sul mondo da in alto a destra a in basso a sinistra, nella direzione del manager.
il bagliore mi spinge di nuovo per le scale, un fascio luminoso incornicia il portone lato dopo lato, mentre cerco di schermire la vista con le mani. un attimo di silenzio. ascolto i suoni ripartire lentamente, e via via accelerare, ma li odo ora al contrario. riesco a riaprire gli occhi dopo l'abbaglio, e anche la scena insegue i suoni. tutti i passanti tornano indietro, in una moviola, e poi sempre più veloci. un'indistinto flusso di spazio e tempo, di strisce colorate, di pensieri e parole dette velocissime.
un'altro lampo investe il portone, e me che sono sulla soglia. ora è tutto immobile. esco, e della gente di lì fuori non c'è anima viva. il trambusto di ogni giorno tace. i colori sono più vividi, l'aria è limpida, ed una leggera brezza comincia a spirare, scuotendo le foglie degli alberi. esco. mi vedo vivere, da lontano, dalla cima di un palazzo, e camminare per le strade deserte. a piedi. tutto è perfetto. questa Natura è perfetta. io sono perfetto.
un clochard è buttato in un angolo di una stazione deserta, su quei pavimenti chiari di macchie gialle agli scalini, seduto sui cartoni. barba ispida, capelli scompigliati, canuti, un gran buffo nasone rosso. ma le mani delicate. scrive sfumature sfiorando la stoffa con i polpastrelli, ma non ha inchiostro. alza lo sguardo verso di me che arrivo dal fondo della stazione, ci siamo solo noi due. sono vicino quanto basta per osservare che è cieco. "la conoscenza...", sbuffa rassegnato, "sopraffatto dalla noja. a chi interessa più la Verità?". gli passo di lato, non davanti, ancora disorientato: "quest'uomo si vende al Denaro, ha paura. l'uomo è schiavo del tempo in cui vivi, sguazza nell'indifferenza..."
la voce si dirada mentre più in là scorgo una donna dalla veste semplice, bianca di cotone, con un bimbo ai piedi che gioca con del legno e dei colori. lei tesse seduta al sole, su uno sgabello. ancor prima di avvicinarla, con voce fioca, delicata: "finora solo gli esseri inanimati hanno capito che ognuno svolge il proprio compito nel meccanismo dell'esistenza." senza alzare lo sguardo, continuando a ricamare.
le sorrido, mi abbasso verso il bimbo. "non hanno ancora capito bene cos'è l'amore." aggiunge lei, guardandolo teneramente. pausa. "la vita è una madre, seduta al telaio. ma l'uomo, che la vede dal basso, non ne riconosce il disegno. nota solo i nodi ed i fili spezzati.". noto un pastore che si avvicina. quei nodi sono vite che si uniscono, mi ripetevo. mi guarda, lo guardo. non parliamo. riesco a sostenerlo, diversamente dal solito. è la sensazione di una preghiera dall'orizzonte infinito, in cui non si recitano formule di ringraziamento nè richieste.
sempre troppo poco stanco per dormire. mi posa una mano sugli occhi, ed è di nuovo luce. esco di casa, di nuovo con le mie prigioni. è discesa. mi trovo un foglietto in tasca, scritto d'arcobaleno su uno straccio di tela.
una camera affittata al mese, il proprietario del negozio dell'angolo che conosco come ci si conosce fra uomini, i ragazzi sulla panchina il pomeriggio, l'inutilità laboriosa delle giornate. penso a quanto di vile, stracco, abbandonato e fittizio ci sia in questa società, in cui tuttavia siamo costretti vivere, e a cui non possiamo in alcun modo sottrarci.
la vera prigione della mente è scovare la vergogna di fuggire verso se stessi, e la condanna è avere per vita quella spazzatura dell'animo, quella tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso. sembriamo tanti vegetali progrediti.
nulla cambierà veramente? quando amiamo desideriamo sempre essere migliori di quel che siamo. e quando cerchiamo di essere migliori di quel che siamo, anche tutto quel che ci circonda diventa migliore. era questa la preghiera.
quel pastore mi diede l'arbitrio. scegliere di continuare in quel sogno, o tornare a vivere. e anche senza parlare, Lui capì. essere giovani... chiodi nella carne cruda, sale sulla piaga nuda. pianti amari. ma c'è amore, e gioia di vivere.
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viste le limitazioni previste dal regolamento, radicali sono stati i tagli sui particolari e sulla descrizione delle ambientazioni. poichè il sogno è un pensiero, ho provato comunque a trasportare in discorso diretto le emozioni provate, perchè nel songo parole non ce n'erano. si potrebbe perciò adattare la conclusione a mò di monologo interiore.
[nota postuma: questo testo ha partecipato ad un concorso per la realizzazione di un breve cortometraggio, con in giuria bernardo bertolucci. si è classificato secondo.]
8Mile - Eminem
Inverno 1995. Jimmy Smith Jr. a.k.a. B-Rabbit (Marshall Mathers, da tutti conosciuto come Eminem, da "M-in-M", sue iniziali) è un ragazzo bianco che vive sulla 8-Mile, linea divisoria tra i quartieri ricchi e i sobborghi di Detroit, tra bianchi e neri.
Nello Shelter, il locale in cui si fa battling (battle è una gara di freestyle con altri rappers, ma anche tra writers, breakers, djs), Jimmy fa la sua prima disastrosa apparizione, rimanendo muto al suo turno davanti ad una folla esclusivamente di neri, che lo fischiano, considerandolo spazzatura bianca, quindi nella scala sociale in una posizione anche peggiore della loro (l'avversario recita rappando "You're a wigger", dove wigga è il dispregiativo con cui i neri indicano i bianchi, viceversa è "nigga", ossia "nigger", negro).
La rabbia, l'insicurezza, l'odio, la frustrazione, la ricerca di una direzione e di una identità porteranno B-Rabbit a combattere contro la sua triste situazione (padre assente, madre alcolizzata e disoccupata, una sorellina più piccola, abita in un trailer park, in una roulotte). Jimmy incontrerà Alex (Brittany Murphy), anche lei in fuga dallo squallore del ghetto di Detroit, e nascerà una storia d'amore, a mio avviso comunque insignificante e piazzata lì solo per dare un parvenza di trasgressione (vedi le due scene di sesso).
Oltre agli spunti autobiografici, 8Mile rappresenta un primo successo per un quasi-musical sulla cultura hip-hop: ricordiamo che la canzone "Lose Yourself" si è aggiudicata l'Oscar per la miglior colonna sonora. Numerose nel corso del film le guest appareances di nomi celebri del panorama rap ed hip hop della città di Detroit, tra cui Xzibit, Proof e DjHead (D12), Obie Trice e Miz Korona.
Un buona parte della filosofia del film, che segue la più classica delle dinamiche, quella di caduta e vittoria finale, è riassunta nel primo freestyle: "they don't laugh cuz you're wack/they laugh cuz you're white with a mic", ossia "il pubblico non ride perchè sei scarso/ride perchè sei un bianco con un microfono".
Ovviamente la visione è sconsigliata a chi di traduzioni dall'inglese poco se ne intende, ma più genericamente a chi non conosce la cultura hip-hop. Ho letto recensioni ed ascoltato pareri, ma molti non hanno compreso il vero significato del film, forse depistati dalla lingua (sarebbe stato scandaloso tradurre quando rappano in italiano... infatti c'è un breve esempio nel film e fa a dir poco ridere!). Personalmente ho visto la versione orginale, in inglese, trovata su internet. Ho avuto comunque anche il dispiacere di vedere lo sfacelo della traduzione italiana con sottotitoli. Sconsigliata.
Vedremo il ragazzo farsi una posizione, crearsi un'identità, ottenere il rispetto solo con le proprie forze. La chimera è il successo, ma non visto come un portafoglio straripante di bigliettoni, questo lo dice anche il film: il denaro è la strada per portare fuori dal degrado i tuoi cari, la crew (letteralmente equipaggio, praticamente gli amici), per dimenticare il passato.
Il punto più alto, con cui concludo, lo si raggiunge in questa citazione dai Mobb Deep, storico gruppo (Prodigy quando cantava questa canzone aveva 19 anni): "This guy don't wanna battle/he's shook/cuz there ain't no such thing/as halfway crooks" (questo tizio non vuole battersi/è un debole/perchè non c'è niente di peggio/degli imbroglioni mezze tacche).
wet.graphics
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Lil' Tic (Proof) vs. Jimmy (Eminem) Dopo essersi "allenato" in bagno (e vomitato nel w.c.) Jimmy sale sul palco dello Shelter per la sua prima gara di freestyle - lo sfidante (Lil' Tic) è interpretato da Proof, meglio noto al di fuori della finzione cinematografica come membro della crew D12 insieme a Eminem, Kon Artist, Kuniva, Swifty e Bizarre - nel suo freestyle Lil' Tic insulta Jimmy soprattutto perchè è un bianco che cerca di fare hip hop - quando viene il suo turno, Jimmy si rende conto di essere l'unico ragazzo bianco all'interno di un locale stracolmo di ragazzi di colore - impietrito di fronte a quel mare di gente, Jimmy non riesce a spiccicare una sola parola e abbandona il palco tra gli insulti del pubblico. [Lil Tic - Proof] I'ma murder this man He's the type to lose a fight with a dyke. They don't laugh cuz you wack, they laugh cuz you're white with a mic. You're a laughing stock, when will this laughing stops? When you and Everlast (1) bitch ass gets popped? You a wigger (2) that invented ??? for money watch Lil Tic spit kick the Energizer bunny (3) rip the Rabbit head off, toss it to Hugh Hefner (4) cuz i don't Play-boy (5), now tell me who's fresher ? (YOU ARE!) LT, that's right, cop the heat and shoot yah I'll punish Rabbit or obslete Future (6) My ??? ??? Cuz he's faker then a psyhic with caller id So that bullshit, save it for storage, cuz this is hip hop, you don't belong, you're a tourist So put your hockey sticks and baseball bat away Cuz this here is Detriot, 6 mile road is that a way [Lil Tic - Proof] Ammazzerò questo tizio E' il tipo [di uomo] che perderebbe uno scontro con una checca. Loro non ridono perchè sei strano, loro ridono perchè sei un bianco con un microfono in mano. Sei una riserva di risate, quand'è che finirà questa presa in giro? Quand'è che tu e quella puttana di Everlast (1) verrete fatti fuori? Sei un bianco (2) che ha inventato ??? per i soldi. Guardate come le rime di Lil Tic prendono a calci il coniglietto della Energizer (3) taglio la testa di Rabbit, la tiro Hugh Hefner (4) perchè non scherzo, ragazzino (5) Adesso ditemi, chi è il migliore? (SEI TU!) LT, è vero, punto la pistola e ti sparo, punirò Rabbit oppure quell'obsleto di Future (6) Il mio ??? ??? perchè è più falso di ??? ??? Quindi risparmia quelle stronzate per il deposito, perchè questo è hip hop, tu non c'entri nulla, sei un turista. Metti via le mazze da hockey e le mazze da baseball. perchè questa è Detriot, la 6 Mile Road è lontana.
Note: (1) - Everlast - nel 1995 (anno in cui è ambientato il film 8 Mile) Everlast era il leader degli House Of Pain, una crew hip hop composta da persone bianche nota soprattutto per il singolo Jump Around - è curioso notare come anche al di fuori della finzione cinematografica tra i D12 (di cui Eminem e Proof fanno parte) ed Everlast non vi siano buoni rapporti - per maggiori info consulta la sezione Eminem vs. Everlast
(2) - Wigga - termine dispregiativo con il quale le persone di colore indicano gli individui di pelle bianca
(3) - Energizer Bunny - doppio senso sul soprannome di Jimmy (Rabbit) ed il coniglietto protagonista delle pubblicità delle pile Energizer
(4) - Hugh Hefner - fondatore della rivista Playboy
(5) - doppiosenso sul significato di Playboy, inteso sia come la rivista per soli adulti e sia come traduzione di "non scherzo, ragazzino"
(6) - riferimento al personaggio di Future interpretato da Mekhi Phifer
Future (Mekhi Phifer) + Jimmy (Eminem) Dopo l'introduzione del personaggio di Alex (Brittany Murphy), la scena si sposta nel trailer park dove abitano Jimmy e sua madre Stephanie (Kim Basinger) - all'interno della roulotte, Stephanie e Greg (Michael Shannon) stanno ascoltando della musica, mentre sul piazzale di fronte Jimmy e Future (Mekhi Phifer) tentano di riparare l'auto regalata il giorno prima da Stephanie a Jimmy - quando Future sente provenire dall'interno della roulotte le note di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, comincia a improvvisare un freestyle e Jimmy lo segue a ruota. [Future - Mekhi Phifer] Well Jimmy moved in with his mother, cuz he ain't got no place to go. [Jimmy - Eminem] And now I'm right back in the gutter with a garbage bag that's full of clothes (1)
[Future - Mekhi Phifer] Cuz you live at home in a trailer. What the hell you gonna do?
[Jimmy - Eminem] Yehaaaww Cuz I live at home in a trailer. Mama I'm coming home to you.
Well my name is Jimmy, his name is Gregg Buelle. Me and him and you, we went to the same school. This ain't cool, I'm in a rage. He's tappin' my mom - we're almost the same age! On the microphone I drop bombs, look at this car! Thanks a lot mom! (2)
Here, happy birthday Rabbit. Here's a brand new car, you can have it. A 1928 Delta. This shit won't even get me to the Shelter (3) And I can't even say i'm from Motown (4), cuz I'm back in the 8-1-0 now.
Cuz I live at home in a trailer. Mama i'm coming home to you [Future - Mekhi Phifer] Jimmy è tornato a stare da sua madre, perchè non ha un posto dove andare. [Jimmy - Eminem] E adesso stò di nuovo in mezzo a una strada, con un sacco dell'immondizia pieno di vestiti (1)
[Future - Mekhi Phifer] Perchè vivi dentro una roulotte, che cosa farai adesso?
[Jimmy - Eminem] Yehaaaww Perchè vivo dentro una roulotte. Mamma torno a casa da te.
Bè, il mio nome è Jimmy, il suo è Gregg Buelle. Sia io, che tu, che lui siamo andati alla stessa scuola. Non è per niente figo, sono incazzato. Lui si scopa mia madre - e abbiamo quasi la stessa età! Al microfono sgancio bombe, guarda quest'auto! Grazie mille mamma! (2)
Ecco qui Rabbit, buon compleanno. Ecco qui un'auto nuova, puoi averla. Una Delta del 1928. Questo pezzo di ferro non mi porterà neppure allo Shelter (3) e non posso neppure dire che provengo dalla Motown (4), perchè ora sono tornato nell' 8-1-0.
Perchè vivo dentro una roulotte. Mamma torno a casa da te.
Note: (1) - All'inzio del film veniamo a sapere che Jimmy ha lasciato le chiavi del suo appartamento (insieme alle chiavi della sua automobile) all'ex ragazza Jeanine e che pertanto è costretto a trascinarsi dietro un sacco dell'immondizia con dentro i suoi vestiti
(2) - L'auto che i due ragazzi stanno cercando di riparare è un regalo di compleanno "anticipato" che Jimmy ha ricevuto da sua madre Stephanie
(3) - Shelter - nel film 8 Mile è il nome del locale hip hop nel quale ogni venerdì sera si organizzano le gare di freestyle
(4) - Motown - termine con il quale si è soliti indicare la città di Detroit - Motown è anche il nome di una celebre casa discografica di Detroit nota soprattutto per aver pubblicato dischi soul e r&b di artisti come Jackson Five e Steve Wonder - oggi la Motown Records è un museo
Jimmy (Eminem) @ Chin Tiki Il sabato sera la crew di Jimmy (i 313) in compagnia di Future si ritrovano in un club di Detroit, il Chin Tiki - nel parcheggio di fronte al locale, un gruppo di ragazzi (tra cui il rapper Obie Trice) si diverte improvvisando freestyle - Future si aggrega al gruppo e spinge Jimmy ad esibirsi in un freestyle, seguito a ruota da Sol - il divertimento viene rovinato dall'arrivo di Papa Doc e della crew Free World - Jimmy recita il suo freestyle su un beat improvvisato da DJ Iz mentre il beat che si sente in sottofondo è quello di Insane In The Brain dei Cypress Hill [Jimmy - Eminem] Your style is generic mine's authentic made I roll like a renegade you need clinic aid my technics bizarre and ill I scar and kill you were a star until I served you like a bar and grill and I proceed to cook and grill you that's all it took to kill you you better recognize me like I look familiar if you wanna battle you beat around the bush like you scared to lick pussy so you eat around the tosh (1) I need a clown to push someone that I can bully wait a minute, I don't think you understand fully see me without a style like mustard without the Heinz I lead the new school, you're a "Busta" without the "Rhymes" (2) I crush the shit outta ya lines [Jimmy - Eminem] Il tuo stile è generico, il mio è autentico. Mi muovo come un rinnegato, tu hai bisogno di un aiuto medico. La mia tecnica è stana e cattiva, lascio cicatrici e uccido. Eri una star, finchè non ti ho servito come una tavola calda, cotto e grigliato. E' tutto quello che mi serve per ucciderti. Se vuoi batterti ti sembro familiare faresti meglio a riconoscermi. Giri intorno al pube leccando stupidaggini come se avessi paura di leccare figa (1) Ho bisogno di un clown da schiacciare di qualcuno da prendere in giro. Aspetta un minuto, non penso che tu abbia capito perfettamente. Un tipo come me senza stile è come la senape senza ??? Sono il leader della nuova scuola, tu sei uno che parla a vanvera senza saper rimare (2) Distruggo le tue rime
Note: (1) - Metafora molto colorita per dire "i tuoi insulti non hanno senso, vieni al dunque"
(2) - Doppi sensi sui nomi della crew Leaders Of The New School e del rapper Busta Rhymes che dei Leaders Of The New School è stato uno dei membri fondatori insieme a MC Charlie Brown, Dinco D e Milo In De Dance
Jimmy (Eminem) vs. Mike (Xzibit) La scena si svolge durante la pausa pranzo degli operai della New Detroit Stamping - una operaia di colore (Vanessa) si lamenta a suon di rime del suo lavoro e della sua vita ma viene interrotta da un'altro operaio di colore di nome Mike (interpretato dal rapper Xzibit) che la accusa di essere una scansafatiche e di star sempre a lamentarsi, passando poi ad insultare gli altri operai in fila per ricevere il pranzo, tra cui Paul, un operaio omosessuale - a questo punto Jimmy interviene esibendosi in un freestyle dal triplice effetto: difendere Vanessa, difendere Paul e insultare Mike. [Vanessa - Miz-Korona] Man I'm gettin' so sick and tired of fuckin' with this ... still They only give us 30 minutes to eat lunch and chill My body's aching Just to get a buck I'm sick of eatin' this shit off this fucking lunch truck Nasty ass food I'm in a nasty ass mood I shoulda called in sick Shit, I had something to do! [Mike - Xzibit] I can't believe that I'm hearing all this raving and rantin' da Vanessa, up here at the New Detroit Stamping (1) You need to get your food and take your ass back to work You're dreaming if you think them corny ass raps'll work Look at ya'll Standing out here freezing like dumb fucks Rapping and waiting for food off this raggedy lunch truck Who want what Who pumped up to get rolled up? I spit venom in every direction Throw something up! Look at this fat ass nigga Sloppy sucka You an ugly muthafucka Your pops shoulda wore a rubber Stop rhyming, keep your day job Vanessa Next time leave that bullshit home on the dresser Speaking of dressers (2), take a look at Paul the fruitcake When you travel you probably pack panties in your suitcase made outta lace from Victoria's Secret (3) If 10 men came in a cup you'd probably drink it
[Jimmy - Eminem] Ok folks Enough with the gay jokes Especially from a gay broke bitch yaself, eh Loc? Your style is doo doo You've worked here longer than me And I get paid more than you do Dawg, take a seat! What's this guy standing in line for? He ain't got money to eat! Check this out Yo Yo This guy cashed his whole check and bought one ho ho Fucking homo, little maggot You can't hack it Paul's gay You're a faggot At least he admits it Don't even risk it This guy's starving to death Someone get him a buscuit! I don't know what they told you, Mike Must have them cornrows rolled too tight This job, you wanna quit But you can't You've worked at this plant so long You're a plant. Look at your god damn boots For Christ Sakes, they're starting to grow roots! On this mic you get faded You look like a pissed off rapper who never made it Why you fucking with the gay guy G? Really you're the one who's got the HIV ! Man I'm done with this clown He's soft, fuck it I'll let home girl finish you off [Vanessa - Miz-Korona] Sono così stanca di questa roba. Ci danno solo 30 minuti per pranzare e rilassarci. Mi fa male tutto il corpo per guadagnare un dollaro. Sono stanca di mangiare la roba di questa fottuta tavola calda mobile. Cibo schifoso, sono di un umore schfoso. Dovrei darmi malata. Merda, ho qualcosa da fare! [Mike - Xzibit] Non riesco a crederci, stò sentendo tutto questo lamentarsi e parlare a vanvera da parte di Vanessa, qui alla New Detroit Stamping (1) Devi mangiare la tua roba e riportare il tuo culo al lavoro. Ti sbagli di grosso se pensi che i tuoi squallidi rap funzionino. Ma guardatevi, ve ne state tutti qui fuori a gelare come dei coglioni, a rappare e ad aspettare il pranzo da questa squallida tavola calda mobile. Chi vuole cosa. Chi ha il coraggio di farsi avanti? Sputo veleno in ogni direzione. Sparate qualche rima! Guardate questo ciccione, squallido perdente. Sei un orrendo figlio di puttana, tuo padre avrebbe dovuto infilarsi un preservativo. Smettetela di rappare, tieniti il tuo lavoro Vanessa. La prossima volta lascia quelle stronzate a casa, nell'armadio. E parlando di vestiti (2), date un'occhiata a Paul torta-di-frutta. Quando te ne vai in giro, probabilmente infili nella tua valigia dei collant di pizzo presi da Victoria's Secret (3) Se dieci uomini eiaculassero in un bicchiere probabilmente tu lo berresti.
[Jimmy - Eminem] Ok gente basta con le battute sui gay, specie se vengono da un gay morto di fame come te, eh Loc? Il tuo stile è stupido. Lavori qui da più tempo di me, ma io vengo pagato di più di te. Amico, mettiti a sedere! Perchè questo tizio stà in fila con gli altri? Non ha i soldi per mangiare! Ascolta qui Yo Yo Questo tizio ha incassato il suo assegno e si è comprato un hotdog. Fottuto frocio, piccola larva non sei capace di insultare. Paul è gay, tu sei un frocio. Almeno lui lo ammette, tu nemmeno ci provi. Questo tizio sta morendo di fame qualcuno gli dia un biscotto! Non so quello che ti hanno detto, Mike. Devi avere la catena legata troppo stretta. Questo lavoro, tu vuoi lasciarlo ma non puoi. Hai lavorato in questa fabbrica così a lungo che sei diventato una pianta. Guarda i tuoi stivali, stanno cominciando a crescerci le radici ! Con questo microfono verrai cancellato. Somigli ad un rapper incazzato che non ce la farà mai. Perchè ce l'hai tanto con il tizio gay? In realtà sei tu che hai l'HIV ! Ho finito con questo clown, è moscio, fanculo. Lascerò che questa ragazza ti finisca.
Note: (1) - New Detroit Stamping - nel film 8 Mile è il nome della fabbrica in cui lavora Jimmy
(2) - doppio senso sul significato di dresser che in inglese significa sia "armadio" che "travestito"
(3) - Victoria's Secret - catena di negozi di lingerie femminile molto popolare negli Stati Uniti
Jimmy (Eminem) vs. Cheddar Bob (Evan Jones)-- La scena si svolge nel backstage del club Shelter - prima di salire sul palco per affrontare la sua prima freestyle battle della serata, Jimmy si "allena" insultando (in maniera scherzosa) l'amico Cheddar Bob prendendolo in giro per l'incidente che lo a costretto a camminare con le stampelle - il freestyle di Jimmy viene però interrotto dall'arrivo di Papa Doc e della crew Free World che approfittano dell'occasione per sbeffeggiare ancora una volta Jimmy e Cheddar Bob [Jimmy - Eminem] Cheddar I can rip you to a shred 'a Cheddar Cheese There's not a better MC (1) than me I'm B Rabbit bitch Sting like a bee Float like a butterfly (2) What am I So what if I Cut a guy Did I stutter guy Leave you punch drunk from lunch truck (3) to Shelter You never felt the wrath of helter skelter Melt 'cha, got the belt for the Welter Weight Champ You got in with a fake stamp (4) Garbage bag full of clothes (5) Still pullin' hos Rip you from head to toe From leg to bullet hole Next gun, pull it slow (6) And aim at the free world (7) 'Fore you let it go Instead of "Oh - I just shot my dick head!" And yes you do got a big head I can't call it Cheddar where's your wallet You're so drunk You can out drink the alcoholics Make 'em say "Damn. Cheddar's the man!" He needs a can surgically removed from his hand (8) [Jimmy - Eminem] Cheddar potrei tagliuzzarti fino a distruggerti. Formaggio Cheddar. Nessun MC (1) è migliore di me. Sono B Rabbit, idiota. Pungo come un'ape, volo come una farfalla (2) Ecco cosa sono. Cosa diresti se ora facesso a pezzi un tizio? Non sono un tipo che balbetta. Ti lascio stordito dalla tavola calda mobile (3) allo Shelter Non hai mai provato una collera che ti prende all'improvviso fino a farti sciogliere. Ho vinto la cintura del campionato del mondo di Pesi Welter. Tu sei entrato qui con un timbro falso (4) [Ho] un sacco pieno di vestiti (5) e ancora rimorchio ragazze. Ti apro dalla testa ai piedi, dalla gamba al buco del proiettile. La prossima volta, tira fuori la pistola con calma (6) e puntala alla Free World (7) prima di sparare, invece di dire "Oh - mi sono appena sparato sul cazzo!" E' vero, sei un testone non posso negarlo. Cheddar dov'è il tuo portafoglio? Sei così ubriaco che potresti battere un gruppo di alcolizzati e fargli dire: "Dannazione, Cheddar è un grande!" Hai bisogno di qualcuno che rimuova chirurgicamente quella lattina dalle tue mani (8)
Note: (1) - MC - nella cultura hip hop, un M.C. (Master of Cerimonies) è quella persona capace di destreggiarsi al microfono in modo superlativo, creando rime, recitandole con scioltezza e improvvisando freestyle
(2) - Sting like a bee, float like a butterfly - questa frase è stata coniata dal leggendario pugile Muhammed Alì per descrivere il suo stile di combattimento sul ring, fatto di pugni potenti alternati ad un "gioco di gambe" tale da spiazzare l'avversario
(3) - riferimento alla freestyle battle improvvisata da Jimmy di fronte alla tavola calda della New Detroit Stamping - cfr. Jimmy vs. Mike
(4) - You got in with a fake stamp - nel film 8 Mile ai partecipanti alle freestyle battle viene "timbrato" il dorso della mano destra per identificarli dal resto del pubblico - Jimmy scherzosamente insinua che Cheddar Bob si sia introdotto nello Shelter senza averne titolo, grazie ad un timbro falso
(5) - all'inzio del film veniamo a sapere che Jimmy ha lasciato le chiavi del suo appartamento (insieme alle chiavi della sua automobile) all'ex ragazza Jeanine e che pertanto è costretto a trascinarsi dietro un sacco dell'immondizia con dentro i suoi vestiti
(6) - nel corso del film, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba
(7) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc
(8) - mentre Jimmy recita il suo freestyle, Cheddar Bob ha in mano una lattina di birra ed è visibilmente ubriaco
Lyckety Splyt (Strike) vs. Jimmy (Eminem) Si tratta della prima dellle 3 freestyle battle ad eliminazione diretta che vengono messe in scena alla fine del film - Jimmy affronta Lyckety Splyt (interpretato dal rapper Strike), membro della crew Free World capeggiata da Papa Doc - Lyckety Splyt ha un conto in sospeso con Jimmy: nel parcheggio di fronte al Chin Tiki Jimmy lo aveva infatti pubblicamente "atterrato" sul cofano di un'auto scatenando una rissa tra i 313 e i Free World. [Lyckety Splyt - Strike] Check this out Check this out Yo This guy's a choke-artist (1) He catch a bad one. You better off shooting yourself With Papa Doc's hand gun, climbing up this moutain. You're weak. I'll leave you lost without a paddle floating shit's Creek. You ain't Detroit. I'm the D (2) You the New Kid On The Block (3) 'Bout to get slapped back to the boondocks. Fucking nazi- Your squad ain't your type. Take some real advice, go form a group with Vanilla Ice. And what I tell you you better use it This guy's a hillbilly (4) This ain't Willy Nelson music (5) Trailer trash (6) I choke you 'til your last breath and have you looking foolish like Cheddar Bob when he shot himself (8) Silly Rabbit, I know why they call you that. Cuz you follow Future like he got carrots up his ass crack. And when you acted up that's when you got jacked up and left stupid like Tina Turner when she got smacked up (8) I'll crack your shoulder blades. You'll get dropped so hard that Elvis'll start turning in his grave (9) I don't know why they let you out in the dark. You need to take your white ass back across 8 Mile to the trailer park. [Jimmy - Eminem] Aight look. This guy raps like his parents jerked him. He sounds like Eric Sermon (10) the generic version. This whole crowd looks suspicious. It's all dudes in here except for these bitches. So i'm a german, eh? That's okay you look like a fucking worm with braids. These leaders of the Free World (11) rookies. Lookie, how can 6 dicks be pussies? You talk about shit's creek biitch you could be a piss creek with paddles this deep you're still gonna sink. You're a disgrace. Yeah they call me Rabbit this is a turtle race He can't get wit me spittin this shit wickidly licking these shots ta spiggity split lickity lick (12) And I'm gonna turn around with a great smile and walk my white ass back across 8 Mile [Lyckety Splyt - Strike] Ascolta qui Ascolta qui Yo Questo tipo è un artista del "blocco" (1) ne ha preso uno davvero brutto. Faresti meglio a spararti con la pistola di Papa Doc, [piuttosto che] scalare questa montagna. Sei un debole. Ti lascerò su una barca senza remi che galleggia in un fiume di merda. Tu non rappresenti Detroit. Io sono D (2) Sei un New Kid On The Block (3) Ti farò ritornare con la forza alle zone abbandonate. Fottuto nazista. La tua crew non fa per te. Ascolta un consiglio, va a formare un gruppo con Vanilla Ice. E' il mio consiglio, faresti meglio ad ascoltarlo. Questo tipo è un contadino (4), questa non è musica di Willy Nelson (5) Immondizia da roulotte (6) Ti strozzerò fino al tuo ultimo respiro. Ti farò sembrare un idiota come Cheddar Bob quando si è sparato da solo (7) Stupido Rabbit, io so perchè ti chiamano in quel modo. Perchè seguit Future come se avesse delle carote infilate nel suo culo sfondato. Quando ti farai avanti ti farò crollare, facendoti sembrare uno stupido come Tina Turner quando si è fatta prendere a schiaffi (8). Ti spaccherò le scapole. Ti farò così' male che Elvis comincerà a rivoltarsi nella tomba (9) Non so perchè ti permettono di andartene in giro al buio. Devi riportare il tuo culo bianco dall'altra parte della 8 Mile [Road] al parcheggio per roulotte. [Jimmy - Eminem] Va bene ascoltate. Questo tizio rappa come se i suoi genitori lo avessero masturbato. Somiglia alla versione generica di Eric Sermon (10) Tutta questa gente sembra sospettosa. Sono tutti ragazzi qui, fatta eccezione per queste puttane. Così sarei un tedesco, eh? Va bene, tu sembri un fottuto verme con le trecce. Questi tipi della Free World (11) sono dei principianti. Ascolta, com'è possibile che 6 coglioni siano dei froci? Parli del fiume di merda, stronzo tu potresti essere in un fiume di pisco con dei remi grossi così e ugualmente affonderesti Sei una disgrazia. Si, mi chiamano Rabbit questa è un corsa di tartarughe. ??? ??? ??? ??? (12) E mi girerò con un gran sorriso e riporterò il mio culo bianco dall'altra parte della 8 Mile [Road]
Note: (1) - Choke - riferimento al "blocco" di Jimmy durante la sua prima gara di freestyle contro Lil' Tic - cfr. Jimmy vs. Lil' Tic
(2) - D - iniziale di Detroit
(3) - New Kids On The Block - boy band molto famosa degli anni '90
(4) - Hillbilly - termine dispregiativo con il quale vengono apostrofati i contadini della zona montagnosa sud-orientale degli Stati Uniti
(5) - Willy Nelson - musicista country noto negli Stati Uniti soprattutto per il brano On The Road Again
(6) - Trailer trash - termine dispregiativo usato per indicare la gente povera (sia nera che bianca) costretta a vivere nei trailer park, i parcheggi per roulotte
(6) - nel corso del film 8 Mile, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba
(7) - la cantante Tina Turner è stata spesso in passato vittima di violenze fisiche da parte del marito Ike
(8) - quando una persona di pelle bianca cerca di imitare la musica o lo stile musicale delle persone di pelle nera, spesso viene paragonata ad Elvis Presley che negli anni '50 portò alla ribalta un genere musicale (il rock 'n roll) in realtà "inventato" anni prima da un musicista di colore (Chuck Berry)
(9) - Eric Sermon - rapper di Long Isand molto attivo nella scena hip hop fin dal 1988 - Sermon è stato fondatore della crew EPMD nonchè collaboratore di Redman, Keith Murray, LL Cool J, Scarface, Warren G, Jodeci, Mary J. Blige, SWV, D'Angelo, Dr. Dre, Jay-Z e molti altri artisti
(10) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc
(11) - testo impossibile da tradurre in italiano
Lotto (Nashawn 'Ox' Breedlove) vs. Jimmy (Eminem) Si tratta della seconda dellle 3 freestyle battle ad eliminazione diretta che vengono messe in scena alla fine del film - dopo aver battutto Lyckety Splyt, Jimmy affronta il suo secondo sfidante Lotto (interpretato dal rapper Nashawn 'Ox' Breedlove) - mentre Lotto continua a sfottere Jimmy perchè è un bianco che cerca di fare hip hop, Jimmy sfotte Lotto soprattutto per la sua voce roca e i muscoli da body-builder - il beat su cui Lotto e Jimmy improvvisano i loro freestyle è Last Dayz di Onyx [Lotto - Nashawn 'Ox' Breedlove] I'll spit a racial slur honkey (1) sue me. This shit is a horror flick but the black guy doesn't die in this movie. Fucking wit Lotto dawg you gotta be kidding, that makes me believe you really don't have an interest in living. You think these niggas gon' feel the shit you say? I got a better chance joinin' the KKK (2) On some real shit tho' I like you, that's why I didn't wanna have to be the one you comitt suicide to. Fuck Lotto call me a leader. I feel bad that I gotta murder that dude from Leave It to Beaver (3) I used to like that show now you got me in fight back mode But oh well If you gotta go then you gotta go. I hate to do this, I would love for this shit to last, So I'll take pictures of my rear end so you won't forget my ass And alls well that ends ok (3a) so I'll end this shit with a Fuck You! but Have A Nice Day [Jimmy - Eminem] Ward (4) I think you where a little hard on the Beaver (5) so was Eddy Haskell, Wally and Mrs Cleaver (6) This guy keeps screamin. He's paranoid. Quick, someone get his ass another steriod. Blah bitty blah blah blah bloo blah I ain't hear a word you said. Hippity hoopla Is that a new tank top or a new bra? Look Snoop Dogg just got a fuckin' boob job Didn't you listen to the last round, meat head? Pay attention, you're saying the same shit that he said. Matter of fact dawg here's a pencil. Go home write some shit, make it suspenseful, and don't come back until something dope hits you. Fuck it, you can take the mic home with you. Lookin like a cyclone hit you. Tank top screamin "Lotto I don't fit you!" You see how far them white jokes get you. Boys like "How Vanilla Ice gon' diss you?" My motto "Fuck Lotto". I'll get the 7 digits from your mother for a dollar tommorrow. [Lotto - Nashawn 'Ox' Breedlove] Sputerò insulti razzisti, idiota (1), fammi causa. Questa roba è come un film horror, ma il nero non morirà in questo film. Stai per affrontare Lotto, bello. Stai scherzando, questo mi fa pensare che tu non abbia nessun interesse a continuare a vivere. Credi davvero che questa gente apprezzerà le cose che dirai? Avrei maggiori possibilità io di entrare a far parte del KKK (2), che tu di fare delle rime decenti. Mi piaci, ecco perchè non voglio essere la ragione per cui ti suiciderai. Fanculo Lotto, chiamami "capo". Mi dispiace di aver dovuto ammazzare quel tipo di Leave It to Beaver (3) Mi piaceva quel programma, ora hai me ??? Ma, se devi andare allora vai. Odio fare questa cosa, mi piacerebbe che questa sfida continuasse, così da poter fotografare il finale e non farti dimenticare il mio culo. Tutto è bene quello che finisce bene (3a) così finirò questa cosa con un Fanculo! ma Buona Giornata. [Jimmy - Eminem] Ward (4) penso che tu ci sia andato pesante con Beaver (5) così come hanno fatto Eddy Haskell, Wally e la signora Cleaver (6) Questo tizio continua ad urlare. E' paranoico. Presto, qualcuno gli porti un'altra dose di steroidi. Blah bitty blah blah blah bloo blah Non ho capito una parola di quello che hai detto. Hippity hoopla. E' un nuovo costume da bagno o un nuovo reggiseno? Guardate, Snoop Dogg si è appena fatto un'operazione alle tette. Non hai ascoltato l'ultima sfida, scemo? Fà attenzione, stai dicendo le stesse cazzate che ha detto lui. Comunque amico ecco una penna, vai a casa e scrivi qualcosa, fa in modo che sia roba buona e non tornare fino a quando non ti sarà uscito fuori qualcosa di valido. Fanculo, puoi portarti a casa anche il microfono. Sembra che ti abbia colpito un ciclone. Il tuo costume da bagno sta urlando "Lotto non sei della mia taglia!" Vedrai quanto ti porteranno lontano le battute sulla gente bianca. Robe da ragazzini tipo "Come farà Vanilla Ice a dissarti?" Il mio motto è "Fanculo Lotto" Domani prenderò le 7 cifre da tua madre per un dollaro.
Note: (1) - Honkey - termine dispregiativo generalmente rivolto a persone di pelle bianca
(2) - KKK - acronimo di Ku Klux Klan, associazione razzista di persone di pelle bianca che negli anni '50 e '60 si rese protagonista di numerose aggressioni e violenze nei confronti della comunità afroamericana del sud degli Stati Uniti
(3) - Leave It To Beaver - titolo di un telefilm di enorme successo trasmesso negli Stati Uniti tra il 1957 ed il 1963
(3a) - thanx 2 Felo
(4) - Ward - personaggio del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretato dall'attore Hugh Beaumont
(5) - Beaver - personaggio principale del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretato dall'attore Jerry Mathers
(6) - Eddy Haskell - Wally - signora Cleaver - personaggi del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretati rispettivamente da Ken Osmond, Tony Dow e Barbara Billingsley
Jimmy (Eminem) vs. Papa Doc (Anthony Mackie) Dopo aver vinto le gare contro Lickety Split e Lotto, l'ultima sfida di Jimmy è direttamente contro il favorito Papa Doc - Papa Doc offre a Jimmy la possibilità di esibirsi per primo - Jimmy accetta ma non si lascia cogliere impreparato - conosce già gli argomenti che Papa Doc userà per umiliarlo davanti alla folla e decide di usarli a suo vantaggio, recitando un freestyle nel quale dapprima ammette i suoi errori e le sue sconfitte personali, e poi parte all'attacco, insultando e umiliando Papa Doc fino a fargli perdere le simpatie della folla - dopo la performance di Jimmy, Papa Doc resta in silenzio e abbandona il palco nello stupore generale - il beat su cui Jimmy improvvisa il suo freestyle è Shook Ones Part 2 di Mobb Deep [Jimmy - Eminem] Now everybody from the 313 (1), put your motherfuckin hands up and follow me, everybody from the 313 put your motherfuckin hands up Look, look
Now while he stands tough, notice that this man does not have his hands up. The Free World (2) got you gassed up but who's afraid of the big bad wolf?
1, 2, 3 and to the 4 1pac, 2pac, 3pac, 4, 4pac, 3pac, 2pac, 1,
You're pac, he's pac, no pac, none
This guy ain't a motherfuckin MC, I know everything he's got to say against me, I am white, I am a fuckin bum, I do live in a trailer with my mom, My boy Future is an Uncle Tom (3)
I do got a dumb friend named Cheddar Bob who shoots himself in the leg with his own gun (4), I did get jumped by all 6 of you chumps (5) and Wink did fuck my girl, I'm still standin here screamin FUCK THE FREE WORLD ! But never try and judge me dude You don't know what the fuck i've been through
But I know something about you, You went to CRANBROOK, that's a private school, What's the matter dawg you embarrased? This guy's a gangster? His real name's Clarence And Clarence lives at home with both parents, and Clarence's parents have a real good marriage, this guy don't wanna battle, he's shook (6), cuz there ain't no such thing as halfway crooks (7), He's scared to death, He's scared to look in his fuckin yearbook, fuck CRANBROOK
[il beat si ferma]
Fuck the beat I go a-cappella (8), fuck Papa Doc, fuck a clock, fuck a trailer, fuck everybody, fuck y'all if you doubt me, I'm a piece of fuckin white trash (9) and i say it proudly, and fuck this battle i dont wanna win i'm outty, here tell these people something they dont know about me [Jimmy - Eminem] Tutti quelli del 313 (1), alzate le vostre fottute mani e seguitemi, tutti quelli del 313 alzate le vostre fottute mani Guardate, guardate
Mentre se ne stà li a pensare, noterete che questo tizio non non ha le mani alzate. La Free World (2) ti ha fatto parlare a vanvera ma chi ha paura del grande lupo cattivo?
1, 2, 3 fino al 4 1pac, 2pac, 3pac, 4, 4pac, 3pac, 2pac, 1,
Sei Pac, lui è Pac, nessun Pac, nessuno
Questo tipo non è un fottuto MC, io conosco già tutto quello che ha da dire contro di me, io sono un bianco, io sono un fottuto sbandato, io vivo un una roulotte con mia madre, il mio amico Future è uno Zio Tom (3)
Ho un amico stupido di nome Cheddar Bob che si è sparato in una gamba con la sua stessa pistola (4), sono stato messo a tappeto da tutti voi sei bastardi (5) e Wink si è scopato la mia ragazza, ma sono ancora qui ad urlare FANCULO LA FREE WORLD ! Ma non provare mai a giudicarmi, bello. Non sai un cazzo di quello che ho passato.
Ma io so qualcosa a proposito di te, sei andato alla CRANBROOK, quella è una scuola privata. Qual'è il problema amico, sei imbarazzato? Questo tizio è un gangster? Il suo vero nome è Clarence. E Clarence vive in casa insieme ad entrambi i genitori, e i genitori di Clarence hanno un ottimo matrimonio, questo tizio non vuole battersi, è un debole (6), perchè non c'è niente come gli imbroglioni di mezza tacca (7) E' spaventato a morte, ha paura di guardare nel suo fottuto album scolastico, fanculo la CRANBROOK
[il beat si ferma]
Fanculo il beat, andrò a-cappella (8), fanculo Papa Doc, fanculo il tempo, fanculo la roulotte, fanculo tutti quanti, fanculo tutti voi se dubitate di me, faccio parte della fottuta immondizia bianca (9) e lo dico con orgoglio, e fanculo questa battaglia non voglio vincere me ne vado, tieni, dì a questa gente qualcosa di me che ancora non sanno
Note: (1) - 313 - prefisso telefonico della città di Detroit - nel film 8 Mile Three One Third è anche il nome della crew di cui fa parte Jimmy a.k.a Rabbit
(2) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc
(3) - Uncle Tom - nello slang dei rappers con questo termine si è soliti indicare una persona di pelle nera che vorrebbe essere un bianco - deriva dall'omonimo personaggio del celebre romanzo La Capanna dello Zio Tom
(4) - Nel corso del film 8 Mile, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba
(5) - Dopo aver assistito al tradimento di Wink e Alex negli studi della stazione radiofonica e dopo aver pestato a sangue Wink, Jimmy viene assalito da Wink e dai componenti della Free World mentre si accinge a rientrare nella roulotte di sua madre
(6) - Shook - termine usato per indicare una persona che finge di agire e comportarsi da duro, ma che, se messo alle strette, si rivela un debole
(7) - Halfway Crook - qui Jimmy ripete un verso del brano Shook Ones di Mobb Deep, la cui base è usata come sottofondo al suo freestyle - thanx 2 Defkon X
(8) - A-cappella - termine usato per indicare un brano (o un freestyle) eseguito senza l'accompagnamento di una base, utilizzando solo e soltanto la voce del rapper o del cantante
(9) - White Trash - termine usato negli Stati Uniti per indicare la popolazione bianca che vive in stato di estrema povertà e/o precarietà
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Chiacchieravo nel 1872 (si, si, proprio ottocento, non è un errore di stampa ragazzi) con Sean Butler.
"Eppure, forse è meglio per una nazione che le cattedre del sapere si adoperino a sopprimere, piuttosto che ad incoraggiare lo sviluppo del pensiero. Se queste cattedre non infondessero in tanti studenti una certa tronfia presunzione, le opere originali diventerebbero talmente comuni da costituire un vero pericolo."
"Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo."
"Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non fanno altro che limitare la reattività del pensiero..."
Oggi, ripensando a quelle grandiose figure di scienziati classici, quale ad esempio è il buon Leonardo. Perchè non se ne vedono oggi? Dispersività, settorizzazione e specializzazione di una società, che segue una smodata corsa allo sviluppo e alla traduzione in status symbol. Ormai al centocinquantesimo anno d'età, non posso che intuire d'essermi sbagliato di grosso. Non avrei mai pensato di aver sottovalutato così grandemente la situazione, visto che ora la formazione accademica è talmente diffusa, da sembrare a volte superflua. Anche una laurea non trova lavoro, nè applicazione.
Ma la scuola ci mette del suo a confonderci, controllando ogni istintiva necessità del genio di un ragazzo, incanalandola in categorie selettive ed esclusive, come quelle della suddivisione in materie e delle votazioni. E questo permette un'equalizzazione nelle potenzialità, ma anche nella coscienza delle capacità che ognuno di noi possiede, quasi a livellare le peculiarità di ogni discente. Ecco che esiste chi avanza e chi regredisce di livello, per adeguarsi: quanti mezzi artisti sulla scena, quanti mediocri studiosi, ma anche quanti veri geni incompresi, solo perchè persi nel mare magnum delle "inutilities"? Esempio lampante: Internet, questa immensa biblioteca disordinata. Pensiamo a quanto impieghiamo a trovare quel che di utile cerchiamo, e con quanta immondizia ci scontriamo quotidianamente, e paragoniamolo a quante menti ci sono dietro, a chi possiede l'idea e a chi si adegua, a chi ha dei contenuti e chi copia.
Immaginiamo allora un futuro in cui tutti i cittadini di questo mondo, supponendo ovviamente di aver fatto qualcosa per preservarlo, abbiamo una così elevata formazione: quanta parte di questa incredibile forza verrà sciupata nell'inutilità e nella noia? Le opere originali saranno, e sono purtroppo già ora, una rarità, e capiterà di scrivere opere su una singola, minuscola idea, anche quando ciò non è possibile, con grande maestria nell'allungare il brodo con l'acqua.
Pensiamo però anche a quante nuove idee nasceranno dal pensiero di 6, ma immagino che a quel punto saremo quantomeno 12, miliardi di persone. Evoluzione, risoluzione di qualsiasi tipo di problema, con continua creazione di nuovi, in qualsiasi ambito. Potenza delle innovazioni alla portata di tutti, benessere diffuso, non più cura ma prevenzione delle malattie. Ma anche tanti problemi etici e morali, necessari, anzi indispensabili.
Ed ecco che proprio questa maggiore coscienza di ciò che ci circonda, la cultura di cui facciamo parte, ma anche l'interesse, nostro e dei nostri figli (visto che oggi siamo noi a camminare su queste terre), dovrebbero portarci a ragionare, andando in fondo a quel che vediamo, guardando dietro la soluzione, traendo le dovute ma non affrettate conclusioni. C'è troppo di ingiusto e disordinato. Dovremmo cominciare ad operare per far quadrare qualcosa, già dal nostro piccolo. Ed è proprio la scuola che dovrebbe insegnarci questa curiosità, instradarci verso questo tipo di giustizia personale.
Allora un invito alla riflessione: il livello tecnologico è strettamente connesso con i dislivelli sociali. Un'invenzione è considerata utile, ed ha successo e diffusione, se il suo sviluppo tende ad accentuare le disuguaglianze esistenti nella distribuzione di benessere e capitale, o più direttamente quando promuove la distruzione della vita umana (indovinate a chi sono in mano i fondi per la ricerca...). E' questa la direzione in cui corre il terzo millennio?
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"And yet perhaps, after all, it is better for a country that its seats of learning should do more to suppress mental growth than to encourage it. Were it not for a certain priggishness which these places infuse into so great a number of their alumni, genuine work would become dangerously common. It is essential that by far the greater part of what is said or done in the world should be so ephemeral as to take itself away quickly; it should keep good for twenty-four hours, or even twice as long, but it should be not good enough a week hence to prevent people from going on to something else. No doubt the marvellous development of journalism in England, as also the fact that our seats of learning aim rather at fostering mediocrity than anything higher, is due to our subconscious recognition of the fact that it is even more necessary to check exuberance of mental development than to encourage it. There can be no doubt that this is what our academic bodies do, and they do it the more effectually because they do it only subconsciously. They think they are advancing healthy mental assimilation and digestion, whereas in reality they are little better than cancer in the stomach." (S. Butler, Erewhon, 1872)
"Eppure, dopotutto, forse è meglio per una nazione che le cattedre del sapere si adoperino a sopprimere piuttosto che ad incoraggiare lo sviluppo del pensiero. Se queste cattedre non infondessero in tanti studenti una certa tronfia presunzione, le opere originali diventerebbero talmente comuni da costituire un vero pericolo. In realtà è indispensabile che la maggior parte di ciò che si dice o si fa nel mondo sia abbastanza effimera da sparire rapidamente. Atti e idee dovrebbero valere per ventiquattro ore, o al massimo quarantotto, ma mai durare un'intera settimana, impedendo alla gente di occuparsi di qualcos'altro. Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo in Inghilterra, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo. Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non sono niente di meglio di un cancro allo stomaco." (S. Butler, Erewhon, 1872) "Practical application is found by not looking for it, and one can say that the whole progress of civilization rests on that principle." (J. Hadamard) "A science is said to be useful if its development tends to accentuate the existing inequalities in the distribution of wealth, or more directly promotes the destruction of human life." (G. H. Hardy, A Mathematician's Apology, 1941) "I am too good for philosophy and not good enough for physics. Mathematics is in between." (G. Pólya)
Parental lock, splatter e videogames
Ho combattuto la seconda guerra mondiale con le forze alleate. E poi l'agente Blasckovitz non ha preso nemmeno una medaglia perchè la missione era top-secret. Pensa che mi sono nascosto su un campanile di Zelezna Vrata, sul fronte serbo-croato, per sparare a chiunque passasse con un fucile Mauser, rubato ad un tedesco. Ho esplorato i sotterranei di questo mondo con il solo scopo di depredare signorotti medievali e valorosi cavalieri dalle ricchezze accumulate, che li appesantivano un pò, diciamolo pure. Nei panni di un boss mafioso, senza il minimo scrupolo ho fatto fuori le gang rivali, come Benny Blanco dal Bronx con Carlito Brigante, tra finissime polveri di cocaina che si alzano al sibilare dei proiettili. Pensa di quali effetti speciali è capace la mia scheda video. Ho messo sotto passanti tra secchiate di sangue ed organi sul lunotto, così potevo guadagnare i soldi per assettare l'auto, che si ammacca pure quando li colpisci... Ho ucciso anche l'Home Improvement Killer (quello del Silenzio degli Innocenti), entrando nel suo covo tra farfalle, luci che tremano e pavimenti che scricchiolano.
Senza pietà, sangue e morte al buon prezzo di un cd masterizzato.
Secondo voi è fuorviante per un ragazzo, magari di età inferiore ai 14 anni? Subliminalmente non è forse trasmesso un concetto positivo di quello che si può generalizzare con violenza, o guerra? Ed il maggior numero di utenti rientra proprio nella fascia degli adolescenti...si, quegli anni in cui non si è "nè carne nè pesce", quelli della formazione di una propria mentalità, della scelta degli ideali a cui aderire, da consegnare alle generazioni successive.
Andiamo un pò oltre, almeno nel quotidiano. Accendo la televisione. Scandali di violenza. E sesso. Immagini esplicite e toccanti. Allora accendo la radio, magari vado nel megastore di dischi. Ancora violenza e, guardacaso, ancora sesso. Ma queste cose fanno ascolti...si vende finalmente! Quale immagine di normalità può essere trasmessa ai piccoli da tv, anche dalle poche che si salvano (come quelle musicali, che almeno cercano di spingere un barlume di cultura, ma solo in terza serata!), in cui all'orario dei cartoni del pomeriggio, è in rotazione materiale quantomeno poco ortodosso (pubblicità ambigue, videoclip provocanti...)?!?
Forse il problema non ci tange, siamo maggiorenni, ne abbiamo già viste di ogni. Ma un giorno ci troveremo a fare i conti con i nostri figli. Forse siamo cresciuti proprio in quel periodo di transizione in cui dal proibito si passa al giusto. Certo, che "noia" i nostri genitori, si perdevano tutto questo, mentre noi possiamo ora godercelo quando e dove vogliamo. Vuoi mettere l'impatto di un film con scene esplicite, rispetto a quelli più castigati del passato? O di una canzone in cui finalmente ci scappa quella parolaccia che tanto serviva per rendere l'idea? O di quel giochetto in cui finalmente se ferisci qualcuno alla spalla, mentre si accartoccia su se stesso, vedi il sangue scorrere? Realismo, maggiore coinvolgimento emozionale del pubblico, migliore riuscita indubbiamente. Essendo un patito di musica, cinema e videogames non posso che condividere, ma faccio parte di un pubblico adulto, diciamolo questo. Ora invece si tende all'eccesso e, visto il dilagare della pirateria, non è poi così difficile per un minorenne procurarsi questo tipo di materiale...le generazioni future risentiranno senza ombra di dubbio di questo clima di rilassamento, dal punto di vista dell'educazione al rispetto e alla tolleranza.
Ecco allora la necessità dei parental lock, che considerata però la crescente furbizia, i cuccioli d'uomo riusciranno a gabbare. E' quindi fondamentale il ruolo formativo di genitori, fratelli e sorelle. A volte ripenso a quelle partite di pallone da piccoli, sporchi di fango, oppure a quando andavamo a "costruire", dopo disegni e progetti. Un'infanzia tra il verde, a correre con amici e amiche, senza tv, senza videogiochi, allungati sul divano a mangiare cioccolata. Dall'esperienza di animatore, ma ricordiamolo, in primis educatore, mi viene da piangere solo a guardare quanto sono innaturali i comportamenti dei piccoli di oggi. Non dico strani, quanto alienati: non un minimo di curiosità, linguaggio già adulto, non più ingenui, senza sogni, senza fiabe, ma ancora troppo giovani per avere degli ideali. Crescono così, nell'apatia e nell'asocialità, fortunatamente con pochi pregiudizi razziali e sugli handicap, almeno quello. Alcuni bambini hanno giornate già impegnatissime, magari togliendo tempo alle attività che gli vengono più naturali, come fare casino, come fare i bambini. Ben venga una formazione sociale e culturale, sport o musica, ma a volte mi viene da pensare, vedendoli così differenti da com'eravamo bimbi negli anni 80 (e tutt'ora siamo!): "sarà lo stress da bambino del 2000...".
se la coca cola non ha un cuore, ipotizzando una diretta proporzionalità tra la grandezza di una multinazionale e la sua impersonalità, uno è portato a pensare di poter muovere a compassione almeno un centro commerciale. niente. quando la merce esposta resta invenduta, quando ci son resi con piccoli difetti, quando ci son prodotti alimentari quasi scaduti (non scaduti, ma in breve scadenza), sapete che si fa? si butta tutto per terra assieme nel magazzino, e ci si passa su con il muletto ripetutamente. si distrugge e squaglia tutto, poi lo si raccoglie in bustoni neri, e quel che resta vien lavato via da un idrante. l'ho visto ragazzi. questo perchè: è il capitalismo, altrimenti quella merce, ormai senza valore, andrebbe a saturare aree di mercato sulle quali invece si potrebbe guadagnare ancora molto. magari sul cibo in scadenza poi siam riusciti ad ottenere accordi, ma sugli oggetti l'unica soluzione paventata è la distruzione. distruggiamo e ricostruiamo. con tutti i computer (tecnologia pesantissima dal punto di vista ambientale, basti sapere che per tre chili di computer son necessarii 50 kg di materie prime, spesso fortemente inquinanti) che ci sono, cosa facciamo noi? non sistemiamo i vecchi per portarli nei paesi sottosviluppati, no: dobbiamo distruggerli, e portare nel terzo mondo quelli nuovi. idem per le automobili. mah... ed era pure natale.
All'attenzione del Direttore
Centro Commerciale Panorama Via Casilina Km 81.600 Alatri - Fr
Oggetto: Richiesta donazione natalizia per attività di volontariato
L'Associazione "Il Giardino delle Rose Blu", presente sul territorio fin dal 1998, è dal 16 dicembre 2002 un'associazione nazionale. E' nata da un progetto di volontariato nell'Ospedale Pedriatico di Gornja Bistra, che ospita circa centoventi bambini affetti da incurabili malattie genetiche, e prevalentemente orfani.
Le tristi condizioni in cui vivevano i piccoli ospiti, la trascuratezza degli ambienti e dell'alimentazione, e la gravità delle patologie presenti fanno di Gornja Bistra un luogo dove la sofferenza raggiunge il culmine: in tre anni di impegno però, l'ospedale (un antico castello) è stato ristrutturato dai volontari (ascensore, pavimentazioni, rifacimento tetto, colorazione stanze, costruzione sale giochi, giardino, depandance per ospitare i volontari) ed evidenti sono i benèfici risvolti sui bambini, che iniziano a reagire agli stimoli ed a camminare.
Per assicurare continuità ai progetti di riabilitazione personalizzata (strutturati ad hoc da uno staff medico collegato con l'Associazione), si è organizzato un campo permanente di durata annuale (partito il 1 Gennaio 2002), che tutt'ora prosegue superando anche le più rosee aspettative: sono partiti infatti circa 450 volontari, che nelle varie sedi d'Italia si impegnano anche in attività nella loro zona sempre a nome dell'Associazione "Il Giardino delle Rose Blu".
La sede di Ferentino, chiede cortesemente alla S.V. di avere in dono, nella misura da Voi ritenuta opportuna, articoli (come ad esempio giocattoli, vestiario, casalinghi) scartati o invenduti per danneggiamenti subiti. Inoltre resterebbero utili anche generi alimentari, che verranno distribuiti ai meno abbienti.
Gli articoli eventualmente ceduti saranno impiegati nell'Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra (Zagabria, Croazia) e per le altre iniziative dell'Associazione, come la Casa di Prima Accoglienza Arcobaleno, sita in Arnara (Frosinone), e saranno portati in dono a disabili ed orfani di vari istituti della provincia.
Si ringrazia anticipatamente per la cortese attenzione, distinti saluti ed i migliori auguri di un buon Natale.
Per l'Associazione "Il Giardino delle Rose Blu" sede di Ferentino
Marco Infussi
passo il testimone pubblicando un ultimo numero, intimista, minimale, sofferto. grafica e layout di conseguenza derivati dal mio stato d'animo. mi sono anche permesso di inserire una piccola nota editoriale, scritta in carattere cinque, che credo davvero in pochi abbiano letto. io le cose quando le faccio, le faccio simboliche fino alla nausea. ma tanto, anche l'esistenza è un'allegoria di se stessa. mi dispiace, ma quando un'idea comincia a farti soffrire, è il momento per dimenticarla. se sarà utile in futuro, tornerà da sola. si sbraga tutto: università che diventa un inferno (quando ti bocciano all'ultimo esame...), litigi e divisioni definitive tra i compagni (non uno, non due, ma ben tre gruppi che si dividono), i pochi amici che preferiscono stracciarsi qualsiasi stupefacente capiti ed io che cerco di recuperarli perchè non riesco più nemmeno a comunicare con loro tanto li sento imparanojati (un periodo di flessione prima o poi lo prendono tutti, ma l'eccesso non è mai una buona strada), mia nonna che s'ammala, io che abito da solo a roma e una salute fisica che fa le bizze (nota a posteriori: su queste tre cose, si vedranno i risvolti positivi). visto che tutto questo pesa molto, e che lei di certo complica solamente la situazione grazie a comportamenti degni della sensibilità di un blocco di granito, decido pure di lasciare la ragazza che tuttavia, amavo. tutti mi dicono: tu sei scemo. e io rispondo: sono bastevole a me stesso. l'ardore di desiderio, lo spleen giornaliero, amo le nuvolette comincia qui.
Gran Galà di Beneficienza a Ferentino, presso l'Hotel Bassetto ore 20:00-20:30 proiezione di un breve documentario realizzato a gornja bistra estrazione di 15 ricchi premi tra i partecipanti, per un ammontare di 1500 euro. si esibiranno musicisti al violino e musica leggera.
Da un incontro quasi fortuito nel 1998 (un gruppo di ragazzi del frusinate con aiuti umanitari per bambini viene dirottato causa colonia in Germania dei destinatari, ospiti di un orfanotrofio), il Giardino delle Rose Blu è diventato Associazione Nazionale nel dicembre 2002.
Dai primi viaggi, durante le feste natalizie, pasquali ed estive, è nata l'idea di un campo permanente, per dare un apporto continuo alla riabilitazione dei piccoli ospiti dell'ospedale, affetti da gravi malattie genetiche ed in maggioranza orfani. Con l'ausilio di personale medico, sono stati preparati dei progetti (Sorridendo Insieme, Kjvan) centrati sulle particolari situazioni di alcuni dei centodieci piccoli, in modo da riscattarli quantomeno da una vita fatta di indifferenze, di anni passati a guardare il soffitto, legati ai propri lettini, costretti ad esser forzatamente nutriti via sondino naso-gastrico.
La gravità delle patologie, invalidanti sia nel fisico che nel morale, e le pessime condizioni nelle quali versavano le strutture prima degli interventi dei volontari, hanno trasformato un viaggio estivo in una vera e propria palestra per lo spirito dei volontari. L'esperienza è infatti volta anche ad una crescita spirituale dei partecipanti, in maggioranza ragazzi, anche se non sono mancati arzilli ultra-sessantenni, veri e propri nonni anche nel familiare clima di amicizia che si crea durante le settimane di campo.
L'esperienza ha visto avvicendarsi negli ultimi sei anni (1998-2004) circa 1500 volontari di cui 1050 in maniera continuativa dal gennaio 2002, data della partenza del Campo di Condivisione Permanente.
L'associazione è ora cresciuta in 18 zone d’Italia. I soci, circa 500, accanto all’esperienza del Campo di Condivisione Permanente a Gornja Bistra e al servizio nelle tre ludoteche realizzate dai volontari all’interno dell’ospedale, hanno intrapreso una fattiva opera di volontariato nelle diverse zone di appartenenza.
Vojo, mascotte dell'ospedale (sono diventati nostri amici e collaboratori anche Claudio, unico italiano affetto dalla stessa rara malattia, ed i coniugi Zanetta, genitori di Daniela, morta per questo motivo nel 1986 per lo stesso motivo) vive ora ad Arnara (Frosinone), dopo esser stato operato per ripristinare le funzionalità delle mani.
Altro progetto al quale verrà devoluto parte del ricavato, è la Casa d’Accoglienza L’Arcobaleno ad Arnara sita, guarda caso, in via Gornja Bistra 4, che accoglie ragazzi dalle particolari situazioni familiari.
La zona di Ferentino, tra le più attive in Italia in particolare per l'organizzazione di eventi, Vi invita quindi a partecipare alla serata, ma soprattutto a comunicare le vostre adesioni per partire, magari questa estate (è possibile comunque partire in ogni settimana dell'anno, incontrando in ospedale volontari di altre zone d'italia) con amici o famiglia, alla volta di questa esperienza di carità.
Il recapito della segreteria nazionale è: Associazione Nazionale "Il Giardino delle Rose Blu" ONLUS, via Gornja Bistra 4, 03020 Arnara FR, 0775 233011, fax 0775 233184.
E mi raccomando, è d'obbligo l'eleganza!
A'li guai: ammonimento.
Babbeo, babbuneo, babbuneuz, babbione, babbo: vedi "smiroldo".
Ballotta: crew.
Bastardè: vedi "sbrasbez".
Batuì: vedi "sbrasbez".
Blu: sballato.
Bolo: Bologna.
Bum cha: base musicale.
Cane sciolto: bboy.
Chico: vedi "sbrasbez".
Cacciare rime: rappare.
Cicileo, cicileu, cici: vedi "smiroldo".
Dopa, dopamina: musica hip hop. Essere in -: rappare.
Dopalistico: vedi "nonvenevolo".
Fare su: rappare.
Fastidio: rabbia, ira, odio.
Fotta: talento.
Giambene: bene, molto bene.
Già sai: è ovvio che..., è naturale che... .
Guaglione: vedi "sbrasbez".
Impustare: vedi "svoltare".
Impusté: colui che riesce a guadagnare con la musica.
Impusteda: fonte di guadagno.
Massiccio: vedi "nonvenevolo".
Mone: denaro.
Musta: viso, espressione.
Niente in dolce: ammonimento.
Non ve n'è: "non ce n'è, non c'è competizione".
Nonvenevolo: aggettivo che qualifica qualcuno come "talentuoso, tecnicamente preparato".
Piciu, picio: vedi "smiroldo".
Sbrasbez (dim. sbra): fratello, amico fidato (trad. dall'inglese "homeboy").
Smazzare dopa: rappare.
Smiroldo (dim. smirò, smi): sucker, chi è attivo nell'hip hop senza possedere stile e cultura e che produce consequenzialmente prodotti fallati.
Stracciare: rappare.
Svoltare: guadagnare con la propria musica.
Va da sè: locuzione per indicare la facilità con cui si producono pezzi ottimi.
A star bene: saluto.
Vibra: vibrazione positiva :) molto hippy.
Vieppiù: nonostante in italiano sia un avverbio è usato come aggettivo; indica forte presenza.
otto.arte.duemilaquattro la poetica della solitudine
forse va così. ti accorgi che la vita è una foto di gruppo: molti posano, troppi restano a contatto con una realtà che non è di casa. si affrettano a prender decisioni nell'attesa di qualcosa, con il rischio che non accada di qualcuno, con il rischio che non ti veda, del motivo che ci accomuna dentro la cornice. ancora troppo poco stanco per dormire.
un albero fiorì qualche primavera fa; rimase in fondo all'anima un frammento rosa. ed è logico che noi ci rifugiamo lì: al primo freddo anche un niente di caldo diventa qualcosa.
spleen. solitudine malinconica.
scrivamia (ferentino, 2001-2004)
a sei anni era convinta che si chiamasse scrivamia. ci disegno sopra io, ci gioco io, è la mia: si chiama scrivamia.
vorrei vedere se tua madre ti permette di scrivere sui mobili di casa come fai sul banco di scuola, mi ripetevano i professori di liceo. beh, sulla scrivamia da nonna si.
la scrivamia era di nonno. io mi ci siedo a riflettere, o quando voglio scrivere, o semplicemente per stare da solo: avrà letto tutte le mie lettere. lì su il pensiero scappa dalle briglie, e la penna esce fuori dal foglio. altro che sessanta centimetri di scuola, un metro e ottanta per un metro di massiccia confusione grafica.
ci ho messo su un foglio di plastica trasparente, e vistolo riempito non potevo buttarlo. ci sono tre strati, anno per anno. qualcosa è andato perduto, qualche scarabocchio è diventato un disegno, qualche disegno è diventato utile. alla fine tutto quel tempo passato in solitudine, a sognare, a ripensare ai casi della vita, non poteva esser sprecato.
anzi, solo a cercar di ricostruire tutto quel che c'è scritto, ripercorrendo la genesi e gli sviluppi di quelle idee, mi si riempie il cuore. di un sentimento esattamente opposto a quello che generava quei pensieri.
Vanamente avevo sperato di trovare nel mio paese di che calmare l'inquietudine, l'ardore di desiderio, che mi seguono ovunque. Lo studio del mondo non mi aveva insegnato nulla, tuttavia non avevo più la dolcezza dell'ignoranza.
Mi trovai ben presto più isolato nella mia patria di quanto non lo fossi stato in terra straniera. Volli gettarmi per qualche tempo in un mondo che non mi diceva nulla e che non m'intendeva. La mia anima, che nessuna passione aveva ancora logorato, cercava un oggetto che potesse legarla a sé. Ma mi avvidi che davo più di quanto non ricevessi: non si richiedeva da me né un linguaggio elevato, né un sentimento profondo. Non ero che occupato a rimpicciolire la mia vita, per metterla al livello della società.
Trattato ovunque come uno spirito romantico, vergognoso della parte che sostenevo, disgustato sempre più dalle cose e dagli uomini, trovai da principio abbastanza piacere in una vita oscura e indipendente. Sconosciuto, mi mescolavo alla folla: vasto deserto d'uomini! Quando giungeva la sera, riprendendo la via del mio rifugio, mi fermavo sui ponti per veder tramontare il sole. L'astro, infiammando i vapori che si levavano dalla città, sembrava oscillare lentamente in un fluido d'oro, come il pendolo dell'orologio dei secoli. Mi ritiravo di notte, attraverso un labirinto di vie solitarie. Guardando i lumi che brillavano nelle dimore degli uomini, mi trasportavo col pensiero alle scene di dolore e di gioia che essi rischiaravano. E pensavo che sotto tanti tetti abitati, io non avevo una donna.
Quella vita, che m'aveva all'inizio affascinato, non tardò a divenirmi tediosa. Mi misi a sondare il mio cuore, a domandarmi cosa desiderassi. Non lo sapevo.
Ma eccomi all'improvviso risoluto a terminare in una sorta d'esilio una carriera appena cominciata, e nella quale avevo già divorato dei secoli. Abbracciai il progetto con l'ardore che metto in tutti i miei disegni.
Mi si accusa di avere gusti incostanti, di non poter godere a lungo della stessa chimera, d'essere preda di un'immaginazione che si affretta ad arrivare al fondo dei piaceri, come se fosse oppressa dalla loro durata. Mi si accusa di oltrepassare sempre la meta che sono in grado di raggiungere.
Cerco soltanto un bene sconosciuto, il cui istinto mi perseguita! È colpa mia se trovo ovunque dei limiti, se ciò che è finito non ha per me alcun valore?
La solitudine malinconica, lo spettacolo della natura, mi fecero piombare in uno stato pressoché impossibile a descriversi. Per così dire, solo sulla terra, non avendo ancora affatto amato, ero come sommerso da una sovrabbondanza di vita. Talvolta arrossivo all'improvviso, e sentivo scorrere nel mio cuore come dei ruscelli di lava ardente. Talvolta gettavo delle grida involontarie, e la notte era egualmente turbata dai miei sogni e dalle mie veglie.
Mi mancava qualche cosa per riempire l'abisso della mia esistenza.
Ascoltavo motivi malinconici, che mi ricordavano che in ogni paese il canto naturale dell'uomo è triste, anche quando esprime la felicità. Il nostro cuore è uno strumento incompleto, una lira a cui mancano delle corde, e con la quale siamo costretti a rendere gli accenti della gioia sul tono consacrato ai sospiri.
Così pensando, camminavo a grandi passi, il viso in fiamme, mentre il vento sibilava tra i miei capelli, senza sentire né pioggia né gelo. Ammaliato, tormentato, e come posseduto dal demonio del mio cuore.
La notte, quando le piogge cadevano sul mio tetto, quando attraverso la finestra vedevo la luna solcare il cumulo delle nubi, mi sembrava che la vita si reduplicasse al fondo del mio cuore, e che avrei avuto la forza di creare dei mondi. Se avessi potuto far partecipare qualcun altro agli slanci che provavo! Oh Dio! Se tu mi avessi dato una donna secondo i miei desideri! Se, come al nostro primo progenitore, tu mi avessi condotto per mano un'Eva tratta da me stesso… Bellezza celeste, io mi sarei prosternato dinanzi a te; poi, prendendoti tra le braccia, avrei pregato l'eterno di donarti il resto della mia vita. Ero solo. Solo sulla terra!
Un segreto languore si impadroniva del mio corpo. Ben presto il mio cuore non fornì più alimento al mio pensiero, e non mi accorgevo della mia esistenza che per un profondo senso di noia.
Lottai qualche tempo contro il mio male, ma con indifferenza e senza avere la ferma risoluzione di vincerlo. Infine, non potendo trovare rimedio a quella strana ferita del mio cuore, che non era da nessuna parte ed era ovunque, mi risolvetti a lasciare la vita.
le sperimentazioni dei giovani dovrebbero darci un'idea della direzione verso la quale potrebbero muoversi i fervori creativi, le pratiche progettuali, gli impulsi sperimentali.
se la volontà è quella di comprendere la contemporaneità, l'obiettivo è ricostruire il complesso intrecciarsi dei molteplici orientamenti e delle sempre differenti contaminazioni, elaborate in un momento in cui la tensione verso la globalizzazione culturale si mescola con l'esigenza di una profonda riflessione sulla propria identità.
allora esiste ancora la possibilità di creare un'arte, un pensiero, che sia autoctono ed originale? che abbia una patria ed un fondamento storico e geografico? io credo di si. sono convinto che l'ambiente in cui si vive influisca profondamente sulla formazione, fino a quell'età in cui si comincia a guardarsi attorno. personalmente ho cominciato intorno ai nove-dieci anni. ovviamente ci metteva lo zampino anche mio nonno, o mia madre, nel senso che oltre a quel che andavo a cercare da solo mi proponevano altre cose. credo che il vero passo sia stato attorno ai quattordici, in cui ho preparato i primi progetti autonomi. finito il liceo ho sviluppato l'unica cosa che davvero dovrebbe insegnare la scuola: la curiosità e come incanalarla in qualcosa di concreto. le ricerche si sono via infittite, in varie direzioni, e le ho sviluppate in maniera autonoma.
le influenze si manifestano quando un soggetto cerca volontariamente confronto o informazioni riguardo un argomento, e ciò è insito nella ricerca. è ovvio che esistano contaminazioni indipendenti dalla nostra volontà, ma quelle le faccio rientrare nel meccanismo della società, in cui bisogna vivere e che deve per forza influenzarci.
il modo di vestire, i media, la pubblicità, la musica, sono cose che difficilmente riusciamo a selezionare: incontremo sempre una serie di soggetti spuri, che entreranno automaticamente nel nostro bagaglio senza che ce ne accorgiamo. questo è il guaio di una società globalizzata: un bagaglio vario nel complesso (perchè comunque tutto quello che ci viene propinato deriva dalle più disparate esperienze di professionisti) ma uniforme sulla popolazione. lo stile italiano è ovviamente distinto da quello americano, ma non è precisamente localizzato, regionalizzato nel bel paese ad esempio.
personalmente cerco di evitare che si raffermino in me certi tipi di concetti, evitando volutamente tutto quel mondo glamour che è andato creandosi con il diffuso benestare della società borghese. nel tentativo di evitare musica, cinema, televisione, letteratura, grafica, e quant'altro ci sia di commerciale, sono costretto a capitolare: spesso mi accorgo che il mio percorso si è intrecciato con un qualcosa di già fatto, visto, sperimentato. la fonte principale dalla quale sgorga questo sentimento è internet: strumento effettivamente globalizzante, anche nei suoi lati positivi però. libertà assoluta di espressione, nessuna regolamentazione, nè autorevolezza, non è localizzato, non ha un ordine temporale. è un gigantesco forum disordinato in cui tutti espongono un qualche messaggio.
chi, come me, lo studia, ne è di certo affascinato, anche come esperimento social-antropologico, ma per chi cerca uno stile proprio internet è una maledizione. troppi sono i dati che ognuno di noi potrebbe ritenere interessanti, ai quali poi spendiamo del tempo, sottraendolo al nostro che già è poco. in fin dei conti è come se si stessero raccogliendo informazioni volutamente (e non...!) per tutta la vita, alla ricerca di non si sa cosa. ci si ritrova con dischi di backup pieni di files che a volte nemmeno si leggono, perchè richiederebbe troppo tempo.
a che serve allora tutto questo studiare? nel mio ideale credo che bisogni stringere il più possibile, anche se è forte la tentazione di andare a pescare proprio le ultime frontiere. il guaio è che sono così disperse, e mai raccolte in un solo individuo, o in un gruppo organizzato, che tutta la questione perde senso. se raccolgo in me e sviluppo dieci idee delle avanguardie che ho notato nella rete, non ne esisteranno comunque altre centomila che di certo copriranno l'importanza della mia? allora è importante creare un'avanguardia a livello locale, oppure un qualcosa che sia universalmente valido? e cosa dire delle proprie avanguardie? come fare in modo che le proprie idee, esposte, cadano in mano a qualcuno che le degradi, abbassandole al livello commerciale, invece di innalzarle nell'olimpo dell'arte con un suo contributo creativo?
suppongo di non esser troppo contrario allo scambio di idee, di ispirazioni. le soluzioni possono esser così varie che con lo stesso concetto si possono costruire diversi buoni risultati. ma è davvero utile il confronto con gli altri autori, riguardo i loro intenti? avranno mai costoro una base programmatica, una direzione verso la quale stanno davvero muovendosi? oppure la loro produzione è frutto di una stupida casualità, fatta di proposte che vengono dall'esterno, in seguito rielaborate?
a mio avviso è importante conoscere le altre persone che creano o si occupano di arte. confrontarsi sulle tecniche e sulle conoscenze è sicuramente un utile scopo: spesso molte attività lavorative possono venirci in aiuto, con conoscenze o macchinari a noi inaccessibili; con un piccolo sforzo di overloading, un artista potrebbe utilizzarle in maniera del tutto creativa, ma chi è giovane non ha uno orizzonte su tutte le possibilità espressive offerte. una volta scoperte invece, possono essere utilizzate per realizzare un'opera esattamente per come la si era concepita.
mi si obietterà che anche il processo realizzativo aggiunge del suo, un contenuto extra che deriva dall'esperienza di lavorazione. ma non è comunque tempo di lavorazione quello che si passa in ferramenta a cercare prodotti adatti, oppure quello che si guadagna quando si utilizza un macchinario professionale, ad esempio per il taglio, o la lucidatura di un eventuale legno? vogliamo forse dire che conviene fare tutto a mano, dimenticandoci dei ritrovati che la nostra epoca ci mette a disposizione? io credo che il fine giustifichi i mezzi. e che direbbe leonardo, che passò anni a ricercare l'esatta formula dell'encausto romano? non avrebbe dovuto usarlo perchè era tecnica non sua, ma contaminazione?
comunque tutt'altro discorso è, se ci mettiamo dall'altra parte del vetro.
è necessario spiegare un'opera, o è bene lasciare il processo di lettura agli spettatori? non sono costoro totalmente ignari di tutto il sottofondo culturale, di convinzioni filosofiche e di fantasiose peripezie dell'autore? finora ero convinto che servisse spiegare in qualche maniera quantomeno ciò a cui si voleva arrivare con un'opera.
ora dico che non è necessario. anzi, lo stesso titolo dovrebbe a volte (...in molti tende sempre) ad essere il più misterioso possibile, per lasciare tutta la libertà di interpretazione allo spettatore. chissà, forse una sua convinzione riguardo l'opera lo renderà felice, costruendo un ponte con la sua vita quotidiana, mentre un titolo troppo esplicativo stroncherebbe quella cavalcata dell'immaginazione che avrebbe suscitato un sentimento. da me però, cercherò di evitare i senza titolo: mi sembrerà, oltre ad aver costruito un qualcosa di inutile, come del resto è tutta l'arte, di non aver avuto nemmeno voglia di dargli un nome. è un pò da scarsi o svogliati, a meno che non ci sia una provocazione dietro: anche senza nome, senza titolo, può essere un titolo.
un metro di giudizio molto interessante è che se uno spettatore, chiamiamolo così (...cioè, lo spettatore, non mi riferisco a medio!), medio, rimane per più di dieci secondi davanti ad un quadro, è un successone. mah, ci sono sicuramente cose che non destano la nostra attenzione, che non risvegliano il minimo senso, nè ripugnanza, nè sentimento, nulla. come è possibile? questo non lo so. comunque a questo punto meglio un'opera vaga ed indefinita, che susciti un qualcosa, che un rigido formalismo autoesplicantesi.
questo credo che abbia a che vedere con una sorta di istinto, di affinità che proviamo davanti ad un qualcosa che ci attira. io lo chiamo il magnetico. stai bene ad inventare trucchi di barketing subliminale: ognuno ha il suo, è una questione troppo personale. in un'opera l'istinto rientra qui, perchè è l'espressione del magnetico dell'artista, suo autore.
ma perchè in genere si rimane ad osservare un'opera per due, tre secondi? forse quelle in esposizione sono troppe? forse non ci piacciono i colori? forse ne abbiamo già viste di quel tipo? secondo me è tutta questione di impatto, perchè poca gente prova a chiedersi quel che c'è dietro, dentro, a volte anche fuori del quadro... credo sia come quel fatto che viene descritto nel piccolo principe di de saint exupery: i "grandi" pensano al peso, alle dimensioni, non piace a nessuno sforzarsi di un pò di immaginazione, che poi sforzo non è, è liberazione. quando si conosce una persona o si descrive un oggetto, si chiede quanti anni ha, si dice quanto pesa, quanto è grande. numeri. mai nessuno chiede di che colore è, se è caldo, se è salato, se si muove a scatti o in maniera fluida, che impressione ci dà, se ci vuole bene, se è morbido. non dovrebbe esser troppo richiedere una prestazione del genere al pubblico, un piccolo slancio conoscitivo.
guarda ma non toccare per me è una cosa stupida, anche se mi dispiace vedere impronte di grasso su qualsiasi superficie, ma è un male necessario. alla fine cercherò di pulire. certo, sono anche riusciti a strappare, o addirittura bruciare, ma quantomeno si ricorderanno dell'opera che avevano davanti, perchè ci hanno fatto qualcosa di più attivo del solo osservare. l'hanno conosciuta. allora altra qualità dell'opera dovrebbe essere l'interattività, a livello sensibile o sensitivo, sentimentale e spirituale.
come si fa a creare questo collegamento tra l'opera e lo spettatore? si può esser coinvolti per il soggetto, per il colore, anche per la cornice, o solo per il bianco che c'è attorno. ma le opere devono coinvolgere più sensi? ho sperimentato varie soluzioni, che stimolassero la voglia di esser toccate, magari di nascosto. ho provato anche ad utilizzare materiali che avessero un diverso odore, più o meno consistente, ad esempio la ruggine o un particolare profumo. credo che assaggiare un quadro fosse una cosa che solo van gogh ha provato, quando mescolava i colori al piombo con la bocca. dipingeva a sapore insomma. tocca provarci, magari si scoprono strani risvolti. non dimentichiamo le caratteristiche sonore (particolare sottofondo, o suoni generati dalla stessa opera) e meccaniche (parti che potenzialmente possono esser mosse, ma non lo si fa per paura di distruggere tutto, oppure devono esser necessariamente attivate): ma allora l'opera diventa una installazione? ma l'installazione non dovrebbe anche amalgamarsi con il territorio in cui è inserita? sennò che installazione è?
lo spettatore, passiamo a lui. possiamo chiamarlo così? o è egli stesso che partecipa al processo creativo, in un momento tutto interiore? oppure è solo un lontanissimo scrutatore che guarda, con fare vouyeuristico, nella vita dell'autore? lo spettatore è passivo, è ignorante, o è più forbo degli altri? perchè mai dovrebbe interessargli un'opera che non sia sua? forse perchè egli non ne sarebbe capace, per un puro senso di ammirazione? che l'arte possa suscitare ammirazione, è risaputo. forse perchè gli piacerebbe avere qualcuno di quegli oggetti in casa. appunto, degradando l'arte ad oggetto d'arredamento? del resto oggi c'è ben poca differenza tra le due cose, visto che c'è chi riesce anche a produrre in serie. ma in quel momento lo spettatore non genera l'idea per una installazione, inserendo l'opera in un contesto che lui conosce per un qualche motivo?
secondo me lo spettatore è solo curioso. ed è la stessa curiosità che dà il via al processo creativo, quindi anche lo spettatore crea a modo suo, anzi, comincia a creare nel momento in cui trova qualcosa che trova lo incuriosisce.
possiamo allora concludere che è arte un qualcosa che susciti anche solo un sentimento di curiosità, che è il più piccolo ed il più comune sentimento che si può provare? è allora l'arte alla stregua del gossip dei giornali rosa in edicola? anche quelle son curiosità, di chi sogna una vita che non è sua. tuttavia ci stiamo confondendo con l'ammirazione, desiderio che spinge l'uomo ad arrivare dove, ad una prima considerazione, non può arrivare. allora la mia ipotesi guadagna un peso ancora maggiore: lo spettatore è anch'esso autore, perchè vorrebbe partecipare al processo creativo, spinge per farlo in un istantaneo streben. ma non ci riesce, non si trova nelle condizioni di farlo, o non può.
chi ce lo dice che non può? vogliamo forse dire che l'interpretazione, che è soggettiva e personale (visto che per molti è sbagliato esser troppo precisi nell'esporre motivazioni e significati di un'opera), non è un gesto creativo anch'essa? per quanta fantasia si può usare, si potrebbe stravolgere qualsiasi significato, anche semplicemente estrapolando un pezzettino dal contesto. tuttavia questo è il lavoro che fanno certi critici, ed è una cosa che a me non interessa.
concludo che lo stesso spettatore è artista, perchè è curioso, perchè elabora a sua maniera quel che gli si presenta davanti, e perchè crea una percezione nella sua mente che possiede un qualcosa d'arte, ma che è ancora nello stadio di idea. chissà se un giorno si concretizzerà, unendosi con altre esperienze e magari anche con un pò di farina del proprio sacco, fino a portare il soggetto a creare egli stesso un qualcosa che sia originale.
ritorniamo all'inizio: è impossibile evitare contaminazioni. la società si è trasformata, la cultura è alla portata di tutti, e con essa anche tutti gli strumenti per creare dell'arte, sia essa letteratura, filosofia, musica, pittura, scultura, architettura, arredamento, cinema, fotografia. tutto è davvero alla portata di tutti, se escludiamo i popoli che per via di questa stessa globalizzazione invece diventano via via più poveri. del resto noi viviamo nell'emisfero giusto, ne sono consapevolissimo ed io stesso me ne dolgo.
se ci pensiamo, il primo gesto dell'uomo-artista è stato il voler riprodurre la realtà. me in quel riprodurre, non è forse insito il copiare-rielaborando? i massimi tecnici vengono lodati proprio per la loro capacità di verosimiglianza con il reale. non fanno altro che riprodurre esattamente, con grande perizia, quel che vedono, la loro esperienza. ed ogni esperienza può contribuire.
allora l'arte non è più nulla di elitario, nulla di eccezionale, come invece era nei secoli addietro, forse. non credo sia un peccato, o forse lo credo ma non so come spiegarlo: ma non per via del potere che acquisisce un nome, nè per la sua impronta nella storia. si è creato solo un immenso disordine, ed il mare magnum che è internet ne è la prova più immediata. a me il disordine non piace, perchè l'arte è una questione ordinatissima, nel senso che do io alla parola, e del quale discuterò chissà quando. in questo macello allora, come distinguere chi dovrebbe sciacquare i panni nell'arno? come scegliere le cose da salvare, e quelle da buttare?
questo è l'ordine.
ditemi voi se terreste tutto quel che avete in soffitta e in cantina dentro casa... non avreste più aria per respirare. credo che l'arte sia come una casa in cui si vive, nella quale c'è necessità di respirare. è possibile rimarcare la linea che suddivide quel che è arte, da quel che non lo è? tra le mille provocazioni, i miliardi di esagerazioni in cui ovviamente chi è poco competente incappa, e l'infinità di copie e fac simili (in cui io stesso cado, perchè spesso scopro di aver avuto un'idea che qualcuno prima di me ha già realizzato!), non si sa più cosa fare. non si può continuare a creare con tutto questo rumore di fondo, anche perchè agli occhi stessi dell'autore tutto perde valore se è già fatto, già visto. sembra di aver creato dei mondi, e si scopre di esser stati comunque preceduti.
oggi anche il kitsch è arte! l'arte del cattivo gusto! ma siamo scemi?! mi sembra una contraddizione in termini: per definizione arte è espressione del Bello Assoluto, no? ah, scusate... anche il bello è soggettivo oggi. quanto individualismo allora... ma no, guarda che l'arte ha anche la caratteristica di essere universale, accessibile a tutti e condivisibile. boh, mi sembra di arrivare ad un livello talmente basso che tutto davvero perde senso, forse è meglio ritirarsi.
l'ordine è la classe, lo stile. creare uno stile personale è tra le cose più difficili che può richiedere la vita, e ciò che permette di distinguere un artista da un'altro, o da uno che non lo è. è questione di formazione, di carattere, di ideali. credo esistano individui che ne sono totalmente privi, altri superdotati ma abbattuti dalla visione di quel che fa il resto del mondo, altri che spingono ignari, ed altri che spingono consapevoli che riusciranno prima o poi ad innovare in qualcosa.
io chiamo i primi tre disordinati. fanno tentativi spuri, senza forti motivazioni. chiudere il cerchio tra arte è scienza è stato uno dei fondamentali motivi di dibattito nel secolo scorso, e dovremmo coglierne i frutti. anche nell'arte serve ordine e metodo: quando si crea un esperimento, non si può andare sempre alla cieca, aspettando una serendipità; deve esserci un filo conduttore che percorre il laboratorio tra un giorno e l'altro.
oggi invece, così frequentemente, c'è un'orda di dilettanti, che sfornano un numero ridotto di opere pro capite: tentativi disparatissimi, lontani uno dall'altro per forma, colore, intento, realizzazione, tecnica. praticamente oggi è come se ogni giorno si ricominciasse tutto daccapo, come quando si riordina la cameretta, e per scrivere bisogna ricercare tutto quel che ci serve nei cassetti. sempre che lo ritroviamo.
è facile rimanere disorientati, e sprecare energie in questo genere di tentativi.
nell'arte classica trovo molto ordine. già la figuratività mette ordine di per sè. i contenuti allegorici mettono un ulteriore contenuto, che badiamo, io non considero affatto un vincolo. è il perchè, è il significato sottinteso. indietro nella storia solo chi aveva particolari conoscenze avrebbe potuto comprendere l'allegoria, il disegno segreto che si cela in ogni dipinto, in ogni scultura. oggi invece, anche se la cultura può potenzialmente essere appannaggio di tutti, nessuno si sforza, nè trova interesse.
quel disegno segreto è lo scibile dell'autore, che viene protetto dalla patina protettiva dell'opera, e viceversa la protegge, rendondola affascinante, misteriosa, ma soprattutto non aperta a tutti. che poi la critica ci ricami sopra è un'altra questione. nell'odierno tutto questo non esiste più. non c'è traccia dell'autore, nemmeno si firma più. sembra tutto una catena di montaggio: mettere insieme i pezzi, e far credere agli altri che sia arte.
questa mia concezione forse deriva dal particolare gusto che trovo nel nascondere indizi, parallelismi, simmetrie, nelle mie opere. è più forte di me, e parimenti mi sembra indispensabile. sento come necessario lasciare una gran parte di me in ogni creazione. che poi gli altri non lo notino, son problemi loro, ed ecco perchè lascio sempre degli indizi che possono esser percorsi in maniera circolare. in questo senso, anche se molte delle mie creazioni sono figurative, esse sono in verità profondamente concettuali, dense di intrinseche allegorie.
badiamo bene invece che l'arte non deve assolutamente essere quel che gli altri intendono per elitaria. evitare spiegazioni perchè altrimenti si degraderebbe la riuscita di un'opera è ben povero espediente. nasconde una insicurezza, che deriva dalla consapevolezza che l'opera di per sè non riesce a sostenersi. è come un'automobile di forma sportivissima, senza motore. credo sia invece più corretto, e coerente con l'appellativo di cui ci si vuole cibare, lasciare una carrozzeria scintillante, ma quantomeno mettere un motore sotto, anche modesto: almeno l'organismo riesce a muoversi da sè.
certo, poi ci sono anche carrozzerie pessime con un signor motore, o opere d'arte totale che oltre ad una realizzazione efficace, impeccabile, sono supportate da un'ideale di fondo massiccio. è questo il caso del caravaggio e del michelangelo, o di piet mondrian e kandinskij.
per come la penso, nascondere la propria essenza è una scusante, utilizzata per sentirsi in alto, ermetici, ma in realtà per evitare spiegazioni che altrimenti non si potrebbero dare, o non si vorrebbero dare. io ad esempio tengo sempre e comunque un registro, in cui annoto qualsiasi dettaglio abbia contribuito a formare ogni mia opera. è un libro con la mia chiave di lettura, magari diversa da quella che vorrebbero leggere gli altri, ma sicuramente esatta, visto che descrive i miei intenti riguardo quella particolare opera. credo che ogni artista debba farlo per correttezza, come gesto di umiltà.
a volte è così evidente la tecnica utilizzata, e seppur povera, desta comunque un profondo sentimento. cosa può significare questo, se non che l'artista non è sintetizzabile in quel che fa, ma nel sentimento che ci mette? tutti sanno come fare un acrilico su tela, ma non tutti hanno l'idea di base per farlo: ecco perchè io dico che è importante lasciare una traccia che testimoni la concezione che sta alla base dell'azione in sè. quella degli artisti comunque rimane una categoria dalla quale ripeto mi tiro fuori, e chissà se mai ci entrerò; speriamo.
a volte mi sento male, perchè non riesco a trovare una maniera effettiva per esporre in un quadro certe mie idee, per fondere certi elementi che sento necessitino una qualche ulteriore elaborazione. è importare continuare a far evolvere ogni concetto, magari ripescandolo tempo dopo. ad esempio io, durante il tentativo di recuparare e riordinare le mie prime creazioni, ho trovato molto su cui lavorare ancora, tanto che non riesco a trovare il tempo di conciliare i progetti cominciati con le idee che sono risorte dal mucchio.
sento a volte la necessità di un'altra armatura che protegga questi elementi dalla banalizzazione a cui assistiamo oggi, che li protegga da quelli che lo guardano due secondi e dicono carino, che li protegga soprattutto da quelli che vogliono spiegare a me, che l'ho fatto, cosa significhi.
questo è il colmo. certe volte i bambini, con cui passo moltissimo tempo, ci arrivano con una tranquillità disarmante, mentre gli adulti inventano certe macchinazioni inutili: spendono paroloni incomprensibili ai più, credo per mascherare le loro inadeguatezze. credono che così anch'essi possano partecipare al processi, solo perchè si sentono incomprensibili, ermetici. ripeto che l'elite sta nella maniera con cui ci si rapporta all'esisitenza, nel motivo intimo che ci spinge a creare dell'arte, che sappiamo esser comunque inutile. questo è il nocciolo della questione: la necessità di esprimere i propri pensieri, che è impellente e deve sfogarsi in qualche maniera.
il vero artista (e tengo a precisare che in tutta la disquisizione l'ho inteso nel senso più ampio del termine, ossia riferito a tutte le possibili arti) è quindi colui che nutre un così forte sentimento verso la vita, che non riesce a contenerlo in sè, e deve esternarlo. tengo in maggiore considerazione coloro che anche se incapaci, hanno costruito nel tempo un sottostrato del genere, che coloro che non saprebbero porti un perchè, visto che non li tange.
come la mettiamo però con l'istinto? è una questione controversa. esistono di certo persone che possiedono l'istinto di creare per necessità o per puro gusto, e dico questo perchè credo di esser tra loro. nell'essere umano però l'istinto è un qualcosa di diverso dagli altri mammiferi. l'istinto è una caratteristica comune a tutti coloro che possiedono un qualche interesse, e che trovano gusto a cimentarsi in esso: proprio perchè è quel qualcosa che li spinge ad interessarsi ad esso.
la differenziazione tra gli individui avviene prima dell'atto istintivo: l'istinto deriva da quel che siamo, con tutte le implicazioni dei nostri pensieri e riflessioni, messi da parte tempo prima. è come confrontare il sesso contemplato come gesto meccanico, con la passione che ingenera l'amore: l'atto in sè non contiene alcuna differenza, ma è quel che proviamo in noi che cambia totalmente. il coinvolgimento emotivo trasforma ed amplifica. quindi istinto e sentimento, pulsione e riflessione, nell'arte devono necessariamente andare di pari passo.
sinceramente, parlo del mio caso, non mi sono trovato a teorizzare forme come kandinskij per creare un quadro di buona riuscita con procedimento scientifico. arriva un momento istintivo, in cui provo la necessità di costruire un qualcosa, per esprimere un qualche sentimento. questo istinto però è supportato dalla base di pensiero che lo ha generato. ossia anche l'istinto ha un motivo dietro, che deriva dalla vita che facciamo, dalle emozioni che proviamo. è impossibile separare questi processi interiori, sono (fortunatamente!) indissolubili, altrimenti ogni opera avrebbe solo la furia dell'ispirazione, o il contenuto della riflessione.
allora perchè bisognerebbe nascondere le proprie opinioni, i propri motivi, le proprie riflessioni su una propria opera? tanto nasce sempre da questi due momenti che si intrecciano: in alcuni autori sono sbilanciati, ma non è necessario equilibrarli, perchè caratterizzano lo stile. però è importante farli presente, come fondamento filosofico dello stile. mettere nero su bianco i propri pensieri è quanto di più utile possa fornire un artista se vogliamo saper qualcosa sulla sua opera. perchè bisognerebbe rimanere sul vago, o non pronunciarsi per nulla?
sono un purista dell'arte, punto. la conclusione di tutto questo è, a mio avviso, che per fare davvero arte, per creare, (fatto che ci piace perchè ci avvicina a Dio, come afferma anche schopenhauer, perchè ci permette di squarciare quel velo di maia che è la realtà, aggiungendo qualcosa che non è reale, è spirituale), è necessaria una profonda autonomia dalla società, una consapevole fusione con il mondo, un decisa forza spirituale, un fermo credo riguardante tutti i sistemi che ci circondano, ed infine una tecnica ed una manualità che ci permettano di concretizzare quel che pensiamo, le cose sulle quali riflettiamo e dalle quali nasce la necessità di esprimersi.
ho volutamente trascurato la cultura, perchè per chi ragiona in questi termini, arrivare a porsi i quesiti che hanno fatto la filosofia della storia e la storia della filosofia viene automatico. la cultura serve solo a sapere cosa ne pensano gli altri su una particolare questione, detto poi che lo si voglia sapere.
il confronto è comunque un cosa che io tengo nella massima considerazione, insieme alla condivisione delle idee e del personale scibile. per rendere però il discorso più generale possibile, perchè c'è anche chi lo aborrisce, ho pensato che dovesse far parte della filosofia di vita della persona stessa, quindi potesse esserci o non esserci, indipendentemente dalle qualità dell'autore. in fin dei conti coloro che son stati disprezzati in vita, perchè eran troppo avanti, con chi avrebbero mai potuto confrontarsi?
una nota finale sull'elìte.
a pensarci bene, credo che già il fatto che ci sia qualcuno che pensi divide la popolazione. è un altro discorso, ma non posso trascurarlo: quanta gente se ne frega completamente di tutto questo? quanta parte di ragazzi non legge, non cerca di discriminare il commerciale dall'indipendente, non crea nulla? allora, rapportandosi al totale della popolazione, uno dovrebbe sentirsi più rilassato, perchè in fin dei conti si dedica a qualcosa? e allora con chi mai ci si può confontare, se solo quattro persone della mia età si interessano di cultura? posto anche che si arrivi ad un qualche punto, nel senso che tra questi cinque si aggiunga ogni tanto una qualche spinta innovativa. allora vedi che l'arte è una questione per pochi?
ecco a voi l'ennesima clash of the titans: marco infussi vs marshall amps plc. visto che ho una fender stratocaster, e non posso permettermi un amplificatore, ho provato a farmene regalare uno direttamente da marshall. e per l'ennesima volta è confermata la regola della grande multinazionale di successo: hanno le tasche saldate con piastre di titanio! mai che scucissero un solo regalo extra, son proprio finiti i tempi in cui gli esseri umani provavano un qualche genere di sentimento nei confronti di altri esseri umani. qui siamo davanti a segretarie, uffici stampa, stanze ovali, fatte di caldissimo acciaio inossidabile. complimenti anche alla marshall, cade un'altro mito. ma almeno loro m'han risposto...
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- i can't found an authorized dealer in the place where i live, so i'm not able to get marshall's products that i like
- i own a fender stratocaster, and i can't imagine it with a non-marshall amplifier
- moreover a lot of web-surfers look for wallpapers: also i have downloaded the two avalaible files, but... what a disappointment!
- at last, i have created some professional advertising and web-contents for you, suggesting a profitable exchange, so you can substitute the wallpapers that are actually on-line: they are ugly!
i'm waiting for an answer, also negative: but absolutely answer me, i can't tolerate that the same jim marshall i know snobs his customers. so... an email does not cost anything!
i send you the cd-rom via ordinary-mail, with all the graphic files in .jpg, with various resolution provided. my address is:
with my best regards,
marco infussi
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Marco,
Thank you for you letter and enclosed CD, I have looked at your images and although very inspiring I am afraid to say that we will not be using any of them within our web site.
We always appreciate any comments regarding our web site, good or bad, that is why we have included the feedback option.
May I take this opportunity to wish you every success in the future.
Let me know if you require the return of your CD.
Regards
Jonathan Ellery
Director (IT)
T : +44 (0)1908 375411
F : +44 (0)1908 376118
E : jellery@marshallamps.com
W : www.marshallamps.com
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dear jonathan ellery,
i have to thank you for this answer, it cheers me up.
i have simply tried to obtain something that i will never succeed to buy, with the resources i have.
here in rome life is hard, and it's difficult to make the ends meet. but i keep on trying to find a bit of happiness, i'm thick skinned.
for example playing music with my friends makes me happy. so, i have worked with this hope.
but if you really like my wallpapers, i authorize you (marshall amplification plc) in using any of them within your web site. in any case, now i have nothing to do with them.
handle my wallpapers like a gift from italy, like any other file that any other user sends you for marshall's web-site. i want no remunerations. to avoid any misunderstanding, i can subscribe this declaration and send it via ordinary mail.
the cd i have sent is yours, i'll give it to you as a lucky mascot, like a latin "memento".
with my best regards,
marco infussi
post scriptum: mi dica: lei al posto mio, non ci avrebbe provato?
sponsorizzato dall'assessorato alla cultura della provincia di frosinone, sono riuscito a portare per la prima volta in un'aula di scuola i miei interessi cosiddetti collaterali. sfruttando le mie tecniche da animatore, sono ruscito a divertirmi per dodici ore alle spalle dei contribuenti. ho tenuto poi incollati alla sedia trenta studenti per lo stesso lasso di tempo, ma questo è un fatto secondario. arrivo alla prima lezione vestito da breaker, con il mio completino puma, un filo di barba giusto per far capire ai ragazzi che non ho la loro età. "per favore, non datemi del lei, mi chiamo marco" è la prima cosa che ho detto. piggi, che m'aveva accompagnato alla prima lezione, si divertiva. a breve i ragazzi hanno iniziato a chiacchierare con me, nel senso che dopo un quarto d'ora già la lezione era diventata un dibattito, molto ridanciano, che seguiva il mio canovaccio. se i ragazzi preferiscono saltare la ricreazione, è un segnale di buona riuscita. anche se la ricreazione ci vuole, quindi ai primi segni di disattenzione ho chiesto ai ragazzi di urlare a squarciagola saltando in aria. ovviamente al primo tentativo si ripete sempre con la scusa che era un pò moscetto, così fanno doppio casino: da quel momento attenti fino alle due del pomeriggio. sono riuscito, cosa che m'ha commosso, anche a riproporre la mitica scena de "l'attimo fuggente" nella quale robin williams fa salire i suoi studenti sul tavolino, per fargli comprendere che la curiosità deve essere il motore dello studente, il considerare le cose da un diverso punto di vista. la seconda lezione ha visto anche un piccolo compito in classe, a ritmo di musica però, con domande che rasentavano l'assurdo, ma molto indicative su chi quantomeno aveva provato a capirci qualcosa. discorsetto finale sull'importanza di essere ricettivi e sensibili nei confronti di quel che ci accade e degli altri esseri umani, dettato dalla morte di mia zia mariapia. l'empatia è il primo passo per essere uomini e per l'arte, e così si giungeva alla terza lezione. siccome nella prima s'era parlato molto di matematica, e nella seconda si di natura, nella terza s'aveva da far l'arte. non ero in gran forma, avendo vomitato la colazione a cinque minuti dall'inizio della lezione, ma è andata. conclusi i riepiloghi degli approdi precedenti, esposti i perchè dei miei quadri, esplorati altri frattali tra lo stupore di tutti e soprattutto messi i ragazzi al corrente di quante cose curiose può fare l'occhio, tutti in aula di disegno. buoni i risultati anche lì, considerando che per aver mano sicura nell'impugnare uno stiletto non basta una vita. tutto davvero meraviglioso. poi sono arrivati pure i soldi, ed è una vera soddisfazione quando puoi riscuotere un assegno che ti permette di acquistare strumenti per proseguire nella tua ricerca personale.
il mio cane preferito di sempre, il grande poldo (non pòldo, con la o chiusa, ma poldo con la o aperta), m'è apparso in sogno martedì 15 marzo 2005. bianco, in posizione eretta, con cilindro e frac bianchi, bastone di madreperla, accompagnato da una barboncina. mi dice: "ciao mà, t'ho voluto bene. ora scappo che stò con una..." e se ne va. torno da roma il venerdì, zio pietro è triste, aveva anche pianto. scomparso da quel lunedì, aspetteremo il ritorno di poldo invano. la vita di poldo è speciale per vari motivi. arriva come randagio non si sa come. ancora cucciolo e già esperto vagabondo. orecchie pendenti e coda lungha, faccia da pluto, pelo bianco corto, gambe lunghe, torace imponente, fianchi snelli. sempre a testa alta. il tipo di cane che ti mette la testa sotto la mano quando vuole una carezza, che risponde anche se gli fai solo un cenno, che ti segue sempre, che t'aspetta accucciato e che s'accuccia quando gli fai cenno giù con un dito. il tipo di cane che gioca con il gatto, prendendolo in bocca o spostandolo con la zampa, anche mentre gli rubava il mangiare. il tipo di cane che appena arrivi corre da cinquecento metri di distanza per salutarti, sempre. io lasciavo che mi saltasse addosso anche se era tutto sporco di fango, mi leccava le mani. sgozzata la sua prima gallina, capì da solo il danno, e dal quel momento divenne il paladino delle galline. avvisò mio zio dell'incendio notturno e della fusione della fornace nel duemilaquattro. controllava tutta la collina, e durante la sua attività, non si sentì mai una singola storia su volpi o faine affamate. si faceva almeno un bagno al giorno, tuffandosi nel laghetto. dormiva sempre fuori: d'inverno tra le reti delle olive che s'era sistemato da solo, il resto dell'anno davanti alla porta a far la guardia. appena si svegliava mia nonna, lui dava un colpetto contro la porta con la zampa, mia nonna apriva e gli dava un biscotto, che aspettava come s'aspetta l'ostia alla comunione. accompagnava mia nonna quando usciva a piedi con il bastone per salire su a ferentino, aspettandola accucciato sulla scalinata di san valentino finchè non finiva la messa o il rosario, per poi riaccompagnarla alla fornace. quando mia nonna andava con la macchina, lui saliva da solo per seguirla ugualmente. fu l'unico a riuscire ad entrare (e soprattutto ad avere il permesso di entrare) nel recinto di persia, boxer femmina di razza molto aggressiva vicina di casa, scavalcando qualsiasi barriera il vicino costruisse in maniere sempre nuove. nacquero nove cuccioli, dei quali cinque di impronta molto poldiana, tutti regalati escluso buba, che è poldo in versione femminile extralarge per via degli ascendenti boxer. accortasi della mancanza di poldo, persia è entrata in depressione, confortata da buba sua figlia. chiamando poldo, persia tutt'ora si imposta sull'attenti nella speranza di rivederlo. in seguito, non ha permesso a nessun altro cane di avvicinarla.
durante una tranquilla seduta mattutina, trovo un trafiletto minuscolo su una rivista per donne. dice di presentarsi in pigiama la mattina del 15 marzo, giorno del compleanno di mia sorella, all'ikea roma anagnina. vogliono sfidarmi a stare dodici ore in un letto, in vetrina, senza scendere, con la gente che passa. il sogno mio e di paolino paperino: fare il collaudatore di materassi! tra i circa novanta partecipanti, ovviamente i giudici non potevano esimersi dal selezionarmi, per i semplici motivi che seguono: 1) sono nato sotto una buona stella; 2) vestito con il piagiama di mio nonno, a righe verticali, con la vestaglia di mio padre, papalina e ciabatte di cuoio, ero il più buffamente elegante; 3) gli scarsi pigiamini aderenti di flanella a tinta unita, i capelli arruffati e le smunte facce addormentate non potevano competere con la mia, freschissima, faccia tosta; 4) data la mia innata umiltà, nascosto dalla folla che invece zompettava per attirare l'attenzione, ho destato negli organizzatori l'effetto "rosa nel deserto"; 5) a causa di risorse interiori paragonabili solo a quelle di un cavaliere jedi, riuscivo a corteggiare due delle organizzatrici alle otto del mattino, peraltro vestito come un deficiente, e costoro avrebbero di certo voluto proseguire l'amabile conversazione per il resto della giornata. detto con sincerità, m'è presa un pò a male: la classica sensazione d'ansia che rende le gambe mollicce e stringe lo stomaco. tutto risolto: colazione svedese a letto, scelta del quotidiano, opto per repubblica. per fortuna portavo con me il mio prode notebook, che mi ha permesso di amalgamarmi all'arredamento e anche di sistemare il layout di due capitoli della tesi. alle undici del mattino iniziava già ad esserci abbastanza pubblico, e quindi potevo dare il via al mio spettacolino: da buon padrone di casa, ospitale come sono, chiacchieravo con chiunque passasse per il mio loft di 35mq: camera da letto, antibagno e bagno. "posso aprire la cassettiera?", ed io: "certo, faccia come se fosse a casa sua. nel cassetto piccolo ci sono i calzini". intervistato in radio, faccio intervenire anche massimo, un signore conosciuto cinque minuti prima, che si era seduto sul bordo del letto. gli faccio testimoniare l'utilità del ripiano mobile sul quale avevo il computer, dato che lui era caduto in una gara di motocross, spaccandosi il cranio assieme a varie altre ossa, e ne aveva avuto per sei mesi in ospedale. bella anche la presentatrice. una signora mi chiede se la tazza del bagno funzionava, le dico di no, ma anche che l'idraulico sarebbe arrivato a momenti. giacomo, un ragazzo che era iscritto all'oratorio a bei vecchi tempi, rimane immobile a guardarmi e chiama la mamma: "oh, mà! ma che stai a fà qua!?". girando, disinvolto, pagina al quotidiano: "niente già, stò a lavorà! collaudo i letti. certo che è proprio una faticaccia!". arriva lo squisito pranzo, servitomi nientemeno che dal capocuoco e dal direttore dell'ikea. decido di chiedere se potevo sgranchirmi le gambe andando in bagno, pur facendo uno strappo alle regole del concorso, ovviamente accompagnato dalle belle commesse, a braccetto, una per lato. permesso accordato, vestaglia, silvia e francesca. optiamo per il giro lungo dell'esposizione, tra gli sguardi stupiti dei clienti. entro nel ristorante proprio mentre gli altroparlanti interni parlavano della promozione, e tutti, ma proprio tutti i clienti ai tavolini, si voltano in un breve momento di silenzio. noi tre fermi all'ingresso, guardo la sala, mi sistemo il colletto della vestaglia, e mi avvio verso il bagno. anche il bagno è gremito, tutti mi chiedono qualcosa, dico loro d'essere il guardiano notturno: con tutte quelle comodità, qualcuno doveva pur abitarci! nel pomeriggio, vinco la gara di montaggio veloce di un comodino, saltello un pò sul letto, nuova intervista in radio a base di risate, mi disegnano delle caricature, il pienone sempre attorno alle venti, anche se era un martedì. l'ansia era andata a farsi fregare, ero in dirittura d'arrivo per vincere il letto. arriva mia sorella, ceniamo assieme sempre nel mio letto, anche se dopo colazione, merenda delle undici, pranzo, merenda delle quattro e merenda delle sei, la cena era proprio indigesta. mi avevano fornito circa 15000 calorie per esser stato un giorno a poltrire in un letto. mah, dopo dici il rischio obesità! il gran finale scoppiettante vede marito e moglie attempati discutere sull'utilita di due mezzanini uguali in legno chiaro subito (opzione della moglie) oppure di un mobile in noce scuro massello su misura fra qualche tempo (opzione marito). grandi insegnamenti di vita sull'uovo oggi o la gallina domani. vinco questo benedetto premio: struttura letto matrimoniale, due reti separate con doghe in legno regolabili e schienali reclinabili, materasso matrimoniale in lattice, materassino matrimoniale superiore in fibra, quattro cuscini di piuma d'oca, mensola superiore, carrello su ruote abbinato al letto, trasporto incluso, firmo la bolla per un controvalore di 950 euro circa iva inclusa. premiazione il sabato alle 18, alle commesse e alla presentatrice ci penso io, da paura, vengono loro pochi giorni dopo (ammazza questi dell'ikea che serietà!) e da quel momento... finalmente si dorme come si deve. quasi rasento la pigrizia!
[piko!] ti ringrazia per esser arrivato fin quaggiù, la strada era lunga.
se non sai cosa fare, puoi visitare l'archivio o la galleria fotografica relativa ad hirudo:holter. oppure tornartene alla pagina iniziale del sito per vedere cosa bolle in pentola.
your attention makes [piko!] happy: there was a long way from the top of the page!
if you don't know what to do, try our archives or the photogallery from hirudo:holter. or you can click back to the global home page to see what's going on now on amolenuvolette.it.
steal all of this, steal my code, steal my graphics. use it to feel better.
this is copyrighted so you can really steal it.
eventually you will find some crap-pieces of code like "don't right-click" in my escaped! maze. this was only because if you read source code there's no play in gettin out of the maze, cheating about the right place to click.
so, uh: i'm a media pirate. i am a native in the media landscape.
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_muy felìz :. (199)
ascolto :. (22)
io contro tutti (29)
kirlian aura (4)
ciao! marco infussi here, ready to serve you.
this is my personal notepad: i paste here all the stuff i am thinking about and working on, plus some weirdo and doodles.
if you are looking for serious work and official stuff, this is the wrong place.
amolenuvolette.it is such a disordered waste-bin, with something like 25+gbytes of stuff to browse.
here is a map to understand where you are...
trust me: it will be useful!
La pubblicità ha rotto le scatole, quindi non è più consentita.
hirudo:holter is technically based on some concepts:
a) a purposedly verbose interface
b) little isometric designs and typographical cameos
c) a fictitious character, website's engine [piko!], insulting the reader
but, what does hirudo mean? how about holter?! and what's the hidden message?
more about hirudo:holter...
InValid XHTML 1.0 / CSS
[piko!] scan rileva 357 utenti on line, tra i quali 680 + 1 cercano inutilmente di nascondersi nelle ultime file. forza, venite al primo banco per l'esame.
22/11/2024 @ 23:43:14
che velocità... [piko!] engine ha prontamente eseguito questo script in soli 72 ms
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questa funzione è talmente obsoleta che non ho più voglia di aggiustarla.
questa versione di hirudo:holter è in effetti chiusa al 31 dicembre 2011.
abbiamo un debole per i capi di stato che dicono quello che pensano.
solo vorremmo che ogni tanto pensassero a quello che dicono.
piko!
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