I love fotolandia! sconti per prenotazioni via internet
 
[piko!] said: _questa è l'immagine che probabilmente non stai vedendo. l'accessibilità in questo caso raggiunge livelli stratosferici.
\\ _su questo spazio è vietato scrivere maiuscolo:.
questa è l'ennesima rumorosa pagina automaticamente generata da un calcolatore silente di nome [piko!], chiuso in un armadio e per questo poco incline alla sopportazione di utenti che puntualmente molesta con interventi poco educati. unico vezzo imposto è lo scriver tutto minuscolo.

screzii e scherzi provenienti dalle urticanti risorse del calcolatore dittatoriale [piko!], motore dell'intero sito.

[piko!] pone di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.



di piko! (del 11/04/2002 @ 20:33:26, in _muy felìz :., linkato 2377 volte):.

che chiunque mi perdoni per l'idea bislacca, ma l'ho sognata qualche tempo fa e non potevo non scriverla.

il fabbisogno energetico delle attività terrestri si aggira attorno ai 40 gigawatt giornalieri, mentre il sole irradia per circa 1.2 terawatt ogni giorno: se si catturasse il 50% dell'energia solare si avrebbe energia pulita a sufficienza per tirare avanti ogni attività nel globo e anche qualcosa in più.

purtroppo il sole non irradia in maniera costante su tutto il pianeta, l'energia utile si aggira in media attorno ad 1.2 watt al metro quadro; i pannelli solari hanno rendimenti scarsi, sono costosi, richiedono manutenzione, e poi ci sono le perdite dovute al trasporto e l'incognita dei paesi in forte sviluppo come india e cina.

ho sognato allora che sarebbe stato possibile foderare l'intero deserto del sahara di pannelli solari.

quale regione più irradiata? siamo all'equatore!
quale regione più inutile? non ci sono città nel deserto, nè popolazione rilevante.
quale modo migliore per permettere all'africa un indispensabile sviluppo? i paesi partecipanti pagherebbero una sorta d'affitto per la grande estensione fornita: l'africa diventerebbe il nuovo medio oriente, perchè uno spazio nel sahara corrisponderà ad una quota di energia (e a questo punto si perderà interesse per il petrolio, anche se qualcuno cercherà sempre di "esportare la democrazia" da qualche parte).

è ovvio che i pannelli vadano montati su adeguate strutture, per risolvere problemi come il movimento delle dune, l'influenza della sabbia (oscurerebbe i pannelli depositandosi) e delle sue tempeste.

sarà poi necessario controllo e manutenzione, ma è presto fatto con apposite automazioni (una specie di gigantesco tergicristallo, che si muove lungo le lunghissime file di pannelli, uno per riga, come le telecamere ai bordi delle piste di atletica) e gruppi divisi equamente di militari di ogni nazione atti a controllare con l'elicottero che tutto sia in ordine.

l'unico problema rilevante che mi viene in mente è l'importanza strategica di un luogo come questo, nell'eventualità che si realizzi il progetto. squadre di guerriglieri cercherebbero di conquistare i lotti di alcuni stati, chiedendo riscatti, mentre altri cercheranno di bombardare le fonti di energia dei paesi nemici. presto risolto anche questo problema: l'energia verrà equamente divisa. quindi la rottura di un tot di pannelli influenzerà la fornitura giornaliera di tutti, indistintamente, con ovvie e giuste proporzioni. questo però presuppone che, per la prima volta nella storia, tutti siano d'accordo a partecipare al progetto. una roba mai vista: se per firmare kyoto c'è voluto obama, ci vorrebbe un santo per ogni stato.

come distribuire allora l'energia? se esistono gasdotti lunghi 10.000 km, si costruiranno elettrodotti altrettanto lunghi. e comunque sarà sempre possibile allacciare il ricavato alle reti elettriche dei singoli stati, che avranno appositi accumulatori, ad emulare la struttura di internet, che sappiamo tutti funzionare molto bene.

ultimo pensiero per flora e fauna: considerato che i pannelli sono totalmente inerti, e anzi al limite fornirebbero un pochino d'ombra, credo che non ci saranno problemi rilevanti.

che dire... tornando con i piedi per terra, l'unico limite mi sembra quello tecnologico: i rendimenti dei pannelli solari si aggirano attorno al 20%, vanno cambiati dopo 30 anni circa, e costano un bel pò. il ricavato energetico (considerando che esistono esempi in letteratura scientifica che arrivano al 44% di rendimento) sarebbe di 0.5 watt per metro quadro per un'estensione di 4.000 per 2.000 kilometri, quindi forse soli quattro gigawatt (cioè: "soli" si fa per dire... ma forse ho sbagliato i conti!). magari tutti i deserti diventeranno delle ricchezze, con adeguati investimenti. ma mi sa tanto che, come dice un proverbio indiano, "quando sarà stato pescato l'ultimo pesce, strappato l'ultimo frutto, gli umani capiranno che il denaro non si può mangiare".

[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 25/04/2002 @ 11:47:36, in _muy felìz :., linkato 2336 volte):.

leggende su...

gianfranco ceccaroni

certo...trovarsi come primo professore, il primo giorno di università un tipo come ceccaroni non aiuta a sentirsi tranquilli, o quantomeno sicuri di aver scelto la facoltà giusta. ricordo che esordì in modo alquanto geniale, conquistandosi l’attenzione dei 50-60 alunni realmente interessati a finalizzare in qualcosa di produttivo gli studi universitari: "r2t" fu la prima cosa che scrisse alla lavagna...bizzarro, visto che era la formula della bicicletta: due ruote ed un telaio!

rimasero mitici gli esempi più astrusi: tipo "se io vado a fa er palomabaro in mezzo alle molecole...!" o anche "se c’ho un gatto appeso ar braccio, e lo faccio penzolà dalla finestra, è logico che non cado di sotto, ma se me s’attaccano cento gatti..."!

e soprattutto la decisione con cui riusciva ad azzittire anche il più casinista, tipo con un "a regazzì, io so gianfranco ceccaroni, de trastevere; e non è che me faccio prende pe’ scemo da gente come voi...".

libro: rigorosamente silvestroni... procuratevelo immediatamente e sfoggiatelo come un solitario debeers! ma soprattutto studiate anche le didascalie delle figure e l’indice! al compito vi sarà certamente utile! ripeto che il libro potrà essere utilizzato durante il compito, ma ci troverete poco o niente da copiare, e cercate di metterci in mezzo meno foglietti possibile perchè il maestro miaghi dice di non vederci bene, ma è un volpone!

ci dimostrò una certa padronanza del linguaggio...conoscendo del resto 4 lingue: italiano, francese, tedesco, romano e vattelappesca. lui vi guiderà lentamente a saper portare la ritmo...una volta presa la patente con la ritmo sarete capaci di guidare qualsiasi automobile! infine...quando avrete, o avrà, qualche dubbio...la risposta a tutte le domande è "per ovvi motivi"!.


maria colurcio - massimo matera

due simpatici docenti dell'università di napoli raggiungono periodicamente i soleggiati prati di tor vergata, portando una ventata di esotismo tipico degli abitanti del golfo (non persico, ma di napoli). indubbiamente padroni della materia, hanno entrambi avuto le più disparate esperienze nelle più strane società italiane e non, ovviamente inerenti alla gestione aziendale.

i testi consigliati:

dispdoc, che solo il giorno della verbalizzazione ho capito cosa significasse...: sarebbero le dispense dei docenti, che vi saranno consegnate nell'ultima parte del corso per la gestione dell'impresa (massimizzazione dei costi e minimizzazione del profitto...aspetta, no, era il contrario...): il consiglio è di impararle a menadito (il 100% di quel che c'è scritto sarà nel compito finale);

thuesen fabrichy - "economia per ingegneri" (che tutti pronuniciano fabrinsky, per arcani motivi): il libro da cui sono tratti i lucidi, no comment;

h.r.varian: qui c'è il trick...la professoressa metterà a disposizione solo alcuni capitoli di questo libro (i cui argomenti sono trattati 2369832798 volte meglio che in "economia per ingegneri"). procuratevelo ad ogni costo: andate dalle vostra amiche di economia, e se non ce l'avete dagli amici, e se non ce l'avete comprateli, e fatevi spiegare gli esercizi che trovate. questo perchè...sapete, è capitato che nel primo esonero 4 esercizi fossero proprio uguali a quelli del varian. li avrà copiati? li sapeva a mente? vedete voi cosa vi conviene...

aneddoti d'esame:

la professoressa colurcio, che tra parentesi è proprio una simpaticona, riesce tramite esercizi con memory dei telefonini nokia a ricordare un bel pò di nomi dei suoi alunni, anche se sono 300...come faccia non si sa, però ci riesce: al secondo esonero mi sono sentito chiamare da dietro per nome e cognome e indovinate chi era? alla fine, visto che stavo in ultima fila (quando arrivi tardi e sono rimaste solo la prima e l'ultima fila che fai, vai a metterti davanti alla cattedra?!?), mi ha pure spostato all'altra aula,in cui c'era matera.

quest'ultimo, pur avendo un pò l'aria distratta, ci vede benissimo...non sopporta che gli alunni chiacchierino tra loro durante il compito, ma lascia copiare...dai, diciamolo! ho visto gente con il libro davanti, spudoratamente! e appena si girava un rumore generalizzato di pagine sfogliate...

c'è stato qualcuno che, avendo avuto la sfortuna di capitare in primissima fila, è riuscito a cavarsela grazie ai prodigi del telefonino...scrivendo i testi degli esercizi alla ragazza (studentessa di economia che se la cava pure...) è riuscito a completare perfettamente metà compito. peccato che dopo i soldi siano finiti...comunque almeno il 18 finale era assicurato, e così è stato.

la mitologia associata:

il trasformismo: la professoressa colurcio ha la peculiare capacità di cambiare dall'oggi al domani le seguenti caratteristiche: vestito (e ci mancherebbe dicono alcuni), pettinatura (fin qui nella normalità, anche se forse se ne và 1/3 dello stipendio), ma soprattutto, e qui c'è dell'incredibile, statura e addirittura faccia!!! that's incredible! se non credete...dovreste vederlo! complimenti! anche perchè è sempre impeccabile, diversamente da molti professori che si trascurano proprio! la bufala: sapete che un ditta italiana ha creato mozzarelle di bufala che si conservano per 28 giorni (...un ciclo!) e che ora può esportarle in arabia saudita scambiandole con lingotti d'oro e barili di petrolio?!? si alza "er daje": "e' una bufala!"...e anche la prof approva la battuta con un bell'applauso...cabaret in aula...

il rimborso dalla nokia: avendo comprato 5 telefonini nokia uguali (così, giusto per buttare un pò di soldi) e essendo il loro prezzo diminuito di 50.000 l (care vecchie lire!) il giorno dopo (per le politiche di mercato), la professoressa colurcio telefonò alla nokia per avere spiegazioni...e sapendo su quali tasti premere, è riuscita ad ottenere come rimborso 5 caricatori da tavolo, e 5 batterie di ricambio...che costano molto più di 50000 x 5 = 250000 £! customer care...chissà come c'ha sbroccato!


vittoria de nitto personè

de-litto passionale, o de nitto pandorina? programmare il dilemma in c++...

dietro un nome così aristocratico...si nasconde qualcuno che di informatica ne sa...eccome! con i suoi lucidi ci ha illuminato, fino a farci raggiungere la consapevolezza di essere portati unicamente a progettare in c++ funzioni che non avessero alcun significato logico né utilità pratica...

sempre attenti a lezione! è capitato che la prof sgridasse un ipotetico alunno x (ogni riferimento è casualmente voluto) - (tra parentesi per qualcosa di cui nemmeno avevo...l’alunno x aveva colpa)... assolutamente non rispondetele male e non fatele domande stupide: vi prenderà anche per il c**o davanti al silenzio gelido e basito dei vostri amichetti...e soprattutto non ditele che non avete la possibilità di utilizzare un computer perché c’è un centro di calcolo, dove ancora non si sa, ma lei dice sempre che c’è! ricordate che butterà qualsiasi vostra scusa sul personale dicendovi (in genere) "devo raccontarle dei miei problemi? ne abbiamo tutti, sta a lei risolverli!".

le sue dispense sono praticamente inutili per chi della materia non ha nemmeno la minima idea (quindi il 75-80 % delle ragazze...), ma spulciatele carpendone anche il più remoto significato e sarete pronti per un exploit al compito! cercate di risolvere tutti gli esercizi proposti nelle dispense e potrete andare tranquilli...l’unico vero consiglio è provare e riprovare i codici fino a quando non avrete dei borsoni neri sotto gli occhi; e non scoraggiatevi quando troverete che un programmino di 5 righe alla compilazione dà tipo 195 errori! sarà un tipico sintomo di personite bronco-spastica.

modalità 2 esoneri + scritto finale: se non passi l’esonero ci vediamo a fine corso, se vuoi fare l’esame finale annulli tutti i precedenti...(bello no?!?!). gli argomenti:

per la prima parte (approssimativamente):

- conversione numerica in binario e altre basi a caso, rappresentazione dei numeri in virgola mobile normalizzata, mantissa ed esponenti;

- domande a risposta multipla sulla sintassi dei costrutti while, for, if (attenzione perché in mezzo ci sono le tabelle di verità);

- cosa fa questo programmino? (c’è sempre una fregatura!): attenzione a quando chiede il numero di volte che avviene la lettura di una informazione: ricordate di aggiungere se c’è quella di ingresso (quindi n diventa n+1!);

- stato e ambiente, campo d’azione, variabili locali e globali;

- chiamate di funzioni con passaggio per valore e per riferimento (questo è fondamentale per capire tutti i cavilli del c++!);

- ricorsione e iterazione;

per la seconda parte:

- per quanto riguarda struct e class ci saranno solo esercizi sulla sintassi e sul significato logico di alcune chiamate a funzione;

- progettazione di un programma con chiamata di funzioni di vario tipo (media, swap, scroll, inserimento elementi, cout elementi e posizione): il programma utilizzerà degli array come argomenti di funzioni, non è richiesta maniacale correttezza sintattica.

ma se non sapete fare questo vi siete giocati l’esame perché quando l'ho fatto io chi non aveva fatto il programma nel secondo esonero veniva bocciato sistematicamente...

questi i testi che dovrete procurarvi (ma una prof come nella foto mai capita?!?):

domenici - introduzione alla programmazione ad elementi di strutture dati con il linguaggio c++ - franco angeli: il libro non è male...è solo che in alcuni casi è un po’ troppo sintetico, ma se riuscite a capire gli argomenti durante la lezione non vi sarà difficile fissare i concetti. comunque consiglio il libro deitel&deitel (detto anche hansel & gretel e che per caso trovai a casa di una mia amica... ma questo non vi interessa) per svariati importantissimi motivi: ha la copertina più colorata di tutti (arancione), perché ha il cd allegato in modo che non dovrete scaricare da internet 500 mega di files (tra programmi, template e librerie), perché ci sono un sacco di esempi simpatici e di programmini da studiare, copiare, modificare a piacimento (alcuni addirittura utili, e non è poco per fondamenti1), perché ci sono degli speciali indicatori (progetto compatibilità, portabilità, manutenibilità o cose del genere...che migliorano velocità di esecuzione ecc...) che vi faranno diventare dei programmatori esperti in tricks di vario genere ma soprattutto che vi aiuteranno a far girare i vostri programmini a meraviglia. e questo era solo il libro tecniche di base; in più, per i curiosoni o i piccoli bill gates, c’è qualcosa come "tecniche avanzate di programmazione in c++" che merita davvero di essere letto se si ha voglia di creare virus potenti come melissa, o crackare apache o a scelta utili euroconvertitori dalla simpatica interfaccia grafica... scegliete voi! quindi se ci volete capire qualcosa di c++ consiglio deitel & deitel.

sciuto, buonanno, fornaciari, mari - introduzione ai sistemi informatici - capitoli 1 e 2 - mc graw hill: dovrete fotocopiarvi (anche se non è il massimo della legalità...) questi 2 capitoli per entrare un po’ nell’ottica dei linguaggi di programmazione; è più un’introduzione al corso, quindi se già ci capite qualcosa di computer lasciateli tranquillamente marcire in una qualsiasi delle nostre care librerie universitarie (e per lo stesso motivo sono indicati per quel 75-80% di ragazze, ma se consideriamo che per canale ce ne sono al massimo 3...meglio che lo leggiate tutte).

de nitto personè: appunti per il corso fondamenti di informatica i - aa 2000/2001: già sapete di cosa si tratta e di come, soventemente, siano incomprensibili.

i programmi:

quello consigliato (nel senso che è gratuito e lo trovate anche su universitor) è devc++. tuttavia esiste di meglio:

microsoft visual c++ 4.0 o superiori è uno spettacolo (vabbè, forse per un prodotto microsoft stò esagerando...) perché, essendo un developers studio, vi dà la possibilità di creare qualsiasi cosa in c++ con qualsiasi funzionalità. in più ci trovate tante librerie, templates e una guida in linea ben realizzata. occupa un po’, costa un po’, è complicato un po’, ma io ce l’ho ed è il migliore. da avere assolutamente.

ovviamente noi onesti studenti alla fine lo troviamo crackato da qualche parte o lo compriamo dagli extracomunitari fuori dal supermercato a 2 scudi...ovviamente i programmi che originali costano 2 milioni tu li compri a 2 scudi no? apriamo un forum sulla questione pirateria...


fisica 1 - prof.g.balestrino

materia interessante...professore ok...esercitatore mitologico (grande piergianni!)...cos'altro dire, un modulo che ha funzionato veramente bene! il libro consigliato è il roller-blum, c'è scritto veramente tutto il necessario. cercate di studiarvi bene gli esercizi proposti, potrebbero comunque anche bastare gli appunti presi a lezione. l'esame è composto da 5 domande, di cui un paio a risposta aperta (di logica) e le restanti a risposta multipla (con tutti i trabocchetti del caso).

poi ci sono sempre tre esercizi, di difficoltà moderata, cioè non proprio impossibili...anzi, diciamo che ne ho visti alcuni in cui bastava fare un passaggio...c'è la possibilità di provare con i due esoneri, e per migliorare utilizzare l'esame finale, oppure semplicemente comunicare al professore la propria intenzione di volersi prendere un pò più di tempo, concludendo l'esame a settembre e conservando i voti ottenuti agli esoneri. peccato per la macchinosità del modulo di iscrizione al corso che avviene esclusivamente via internet, all'indirizzo (questo è importante) http://160.80.91.95/studenti/home.htm . attenzione: il sito è sempre affollatissimo, quindi armatevi di santa pazienza, per trascorrere simpatiche orette davanti allo schermo, leggendo sistematicamente il fatidico errore 404 (cannot load page) di internet explorer...anche se ci proverete la notte alle tre il risultato sarà lo stesso. rasenterete la depressione appena avrà caricato il sito...meno male che qualcuno ha la vaga idea di come le cose colorate siano più stimolanti (...eh,eh! ogni riferimento ad universitor è purameeente casuale!). altra pecca è la possibilità di avere chiarimenti dal professore, magari andandolo a trovare nel suo ufficio, il quale comunque dedicherà sempre una mezz'ora dopo la lezione ai volenterosi novizi della fisica.

il salernitano, rinomato per l'articolo comparso su quark sulle leggi fisiche che regolano la macchinetta per il caffè (la napoletana...), è un ricercatore nel campo dei superconduttori...cosa significa...in realtà sembra che non ci veda proprio bene, mentre il gran furbone è pressochè una lince, a distanze superiori ai 5 metri. attenzione durante gli esami, perchè ho visto annullare un bel pò di compitini...avete presente l'esperienza personale?!?

fondamenti di informatica 2 - prof.m.vindigni

un ex-alunno della nostra università ci insegna qualcosa! un gran simpaticone, con qualche chiletto di troppo, ma che gli dona un aspetto inconfondibile alla eddie murphy, tipo dottor dolittle...solo che lui (dicono) fa gli impicci con le carte di credito, le combinazioni e le banche, al posto di cercare la formula magica per dimagrire. da notare comunque nel suo ufficio il bidone di pesoformula, che fa molto 7 chili in 7 giorni. ci manca solo il vibromassaggiatore a 6 marce e la fascetta da tennista sulla fronte...grande michelone! lui che ha espresso chiaramente pareri postivi su questo sito. lui che anche dopo 12 ore di lezione riesce a risponderti con delle metafore che fanno ridere, e capire. lui che, anche per chi ha iniziato male con la denitto (non me ne voglia...), riesce a riportarti in carreggiata. lui che fa degli esami tutti a crocette con 10 domande (a punteggio variabile, con bonus-malus a seconda del numero di crocette segnate), ognuna con 6 risposte, ovviamente tutte simili, che più trabocchetto non si può! e vabbè, è un pò stretto di voti, i conti li fa il computer con excel e lui non ci mette più mano. ah, dimenticavo, un consiglio: andate sempre a controllare i compiti, perchè vengono corretti al computer. visto che dovrete mettere dei palloni (non pallini) su un foglio separato, che poi viene scansito, il sistema potrebbe sbagliarsi su alcuni palloni...io ad esempio ho scalato di 10 punti esatti...troverete il suo sito, con gli orari di lezioni ed esoneri, su www.uniroma2.it/didattica alla voce m.vindigni (c'è un piccolo motore di ricerca ad inizio pagina). chiedetegli di fare esercizi, perchè (chissà come...) se ne dimentica...avrete un libro fatto delle sue dispense in .pdf, quindi non vi servirà nessun testo, se vorrete potrete ampliare le vostre conoscenze su deitel&deitel, primo o secondo volume. that's all.


il test di idoneità all'inglese: sex, drugs and rock'n'roll!

dopo 1 mese di code e di attese per prenotarsi (dovete andare alla segreteria di lettere per iscrivervi, per poi tornarci ogni giorno per controllare le date) finalmente mi trovo in aula con bellissime ragazze al fianco...quasi un sogno...ma questa è l'esperienza di chi inglese l'ha passato al primo turno, senza corsi aggiuntivi. se avete la lingua sciolta, se avete superato la paura di pronunziare ad alta voce quegli strani versi e anzi, ci mettete anche delle parolaccie e degli intercalari in mezzo, e conoscete anche il dialetto yankee, questa prova sarà una passeggiata.

funziona così: una gentile signorina inglese vi consegnerà dei fogli (voi risponderete cortesemente "thanks...") e inizierà a parlare come una canzone di busta rhymes in cui si aumenti il pitch a +5/+6 (per chi non lo sapesse è una cosa velocissima...):

le prime 20 domande testano la capacità di comprendere il parlato; io ho fatto così: prima che lei parlasse ho letto le risposte tra cui scegliere, in modo da conoscere bene o male l'argomento, e avere degli indizi eventualmente sulle parole non ben comprese;

la seconda parte prevede 60 domande in cui si devono scegliere i vocaboli esatti: aggettivi, pronomi, verbi. ma soprattutto sono richiesti termini di vocabolario. l'ultima parte è quella che richiede più attenzione: si tratta di domande di logica in inglese, con sottigliezze di ragionamento e sfumature semantiche, ed è la parte per cui in genere si impegna più tempo.

ricordo che conclusi la prova con 1/4 d'ora d'anticipo...giusto in tempo per andare a seguire il professor sinestrari e le prime battute di analisi i...era il 25 ottobre.

giuseppe pareschi

algebra e geometria

matrici ed eliminazioni di gauss...pazzeschi!

in fin dei conti l’eliminazione di gauss, "spic e span d’inculambda”" (equivalente a span in q lambda), autovalori e autovettori non sono poi concetti così complessi...basterà svolgere tutti gli esercizi proposti. pareschi è solito utilizzare le proprie dispense durante lo svolgimento del corso, e vi assicuro che ci troverete veramente tutto quello che serve, in maniera chiara e con tanti esempi esplicativi.

peccato che in alcuni casi i caratteri cuneiformi del pazzeschi (di genesi assirio-babilonese sostengono alcuni) non siano di facile comprensione per noi esseri comuni abituati all’alfabeto latino, forse anche per via delle fotocopie un pò sbiadite del fecal-point (o del vostro rivenditore di fiducia...u o t? altro dilemma!): superato questo ostacolo sarete padroni della materia. in genere distribuisce anche dei fogli di esercizi durante le lezioni, e se troverete degli errori nei suoi testi (e ce ne sono...io ne ho fatti presenti 6 o 7) lui sarà ben felice di correggerli con voi. è uno dei professori più disponibili che abbia mai visto.

molta attenzione va dedicata alle dimostrazioni: non le ricorderete mai, ma servono a capire tutte le sottigliezze che valgono punti su punti nei compiti del pareschi: è un po’ pignolo, diciamolo...

le figure illustrano un paio di studi sulla conformazione fisica di pareschi.

il prof in questione, essendo di buon animo (diversamente da molti altri, ma non voglio fare polemica...), vi regalerà la fantastica possibilità di fare 2 esoneri, se si vuole il compito finale, e anche di scegliere quelli che sono andati meglio.

se poi non sarete sazi potrete risolvere tutto con una domandina pre-verbalizzazione. cos’altro dire...parliamo delle leggende su di lui!

troverete il suo studio nel corridoio di quello di sinestrari, quello con tutti i quadri delle costruzioni di un qualche architetto, al piano terra (dai, scherzo: è il palladio!). entrerete, e lui sorridente vi dirà "...sapete, sono un po’ disordinato...", e scoprirete un attaccapanni in un angolo dove in genere tiene le sue magliette boscaiole, a volte anche la scure e la legna ancora da spaccare. il fatto che sia disordinato si capisce anche da un desktop del computer con circa 12357 icone una sull’altra:

come fa a ritrovare i files è un mistero... nella ricerca le sposta sovrapponendole una all'altra. poi c’è la leggenda del "fornaro", che vuole pareschi propretario di un vapoforno come secondo lavoro...(ma queste sono storie già sentite) il gesso e le mitiche buste da lettera da 5 kg (piene appunto di gesso e suoi derivati) le troverete sparse un po’ dappertutto. altra narrazione tradizionale vuole il prof. (muscolosissimo a nostro avviso) reggere la lavagna, o meglio proprio il muro, mentre scrive, per evitare eccessive sollecitazioni strutturali e quindi il crollo dell’intero edificio di sogene (che non sarebbe poi così male...). infine mitologica è la velocità di scrittura e i suoi cambi di marcia, degni del paragone con carletto sinestrari: si dice che il carletto scriva di classe, tutto controllo, mentre il pareschi sia la versione di potenza...infatti vedrete come a circa 45 minuti dalla fine della lezione aumenterà la quantità di lavagne/secondo: vi volterete a guardare qualcuno che passa per un attimo e troverete 4 lavagne in più scritte in meno di 3 secondi !!!

un uomo, un perchè: la stirpe dei question-man.

sapete quegli alunni simpaticoni che devono per forza fare le domande, nel 99 % dei casi stupidissime, nel rimanente 1% proprio idiote, per farsi vedere dal professore? ebbene si, qualche professore ha avuto la faccia tosta di rispondere addirittura male...in genere svicolano o fanno finta di niente...ma quando il question man insiste...

un esempio calzante è rappresentato dall'unico vero originale inimitabile question-man, il nostro, di telecimunicazioni.

fase iniziale:timidamente si alza la mano e si approccia per la prima domanda; visto che il giochetto funziona, si passa ad altre 4783 stronzate...fase intermedia:il soggetto, in preda a complessi narcisistici di onnipotenza, va dicendo in giro "...ma sai, algebra e geometria è banale..."prendendo poi agli esoneri rispettivamente 1,5 e 0,5...essendo poi ovviamente bocciato anche negli altri esami...pensa poi anche di poter fare il comodo suo in aula (tipo fumare): ma visto e sgridato dal professore, arrossendo scappa; in questa fase non possono che partire le offese personali, quali: sei più brutto di un fr**io con le emorroidi...stadio finale: scatta la violenza, per il reiterato abuso di quel dono di dio che è la lingua...le botte, il secchione dell'immondizia rovesciato in testa, scappellotti e addirittura insulti alla famiglia e alla ragazza (che tra l'altro in genere è, scusate se sono troppo esplicito, un gran cesso...); in questa fase l'individuo inizia a reagire alzandosi ed andandosene, con un fare quasi titanico, peccato che si è messo oramai contro 638 studenti che, innervositi dai pessimi risultati, non hanno che voglia di spaccare tutto, o la faccia a qualcuno. così, con la coda tra le gambe, il question-man non può che dileguarsi e cambiare facoltà, o darsi all'ippica volendo.

una domanda stupida, idiozia ad alte concentrazioni, può essere: "ma se metto in palestra 2 pesi da 40 o 4 pesi da 20 cosa cambia?" o cose del genere...sopprimiamoli! la soluzione al problema dalla parte del soggetto: come non sentirsi umiliati in situazioni simili? beh, una soluzione c'è...basta una ragazza (molto carina...ma tanto pure se non è un granchè...massa di depravati!) che distragga i più accaniti punitori del question-man...potrà così questa specie salvarsi dall'estinzione, diventando alla fine anche molto amica dei suoi predatori, o meglio aguzzini.

un classico happy-end, in fin dei conti...volemose bbene!

[nota a posteriori: il question ha abbandonato gli studi in data 1 giugno 2003]


carlo sinestrari

analisi i

un simpatico ragazzetto, mingherlino, occhialetti circolari, si presenta il primo giorno di università spacciandosi per un professore di analisi. volano urli e aeroplanini in quantità industriale. si rivelò invece essere lui l’uomo dal velocissimo braccio destro, dalle meningi biturbo v6 aspirate intercooler 16 valvole che, nelle leggende suburbane, rispondeva al nome di carletto (ricordate la sigla "eeeeh...carletto chi è?"). la sua barbetta algebrica, immediatamente imitata da tutti gli alunni di sesso maschile che potevano permetterselo (compreso io...sapete, è cosi charmant...), dona a chi la porta un aspetto alla camillo benso conte di cavour, ma è così sexy che tutte le ragazze impazziscono, urlando regole di integrazione e derivate fondamentali, come possedute dallo spirito di pitagora.

al di là delle belle favole, il corso giunge fino allo studio delle derivate, per poi approdare (se ci si riesce senza affogare prima ovviamente...) ad analisi 2 con gli integrali (che tra parentesi arrivati alle serie diventa una cosa impossibile...con cui mi ci gioco la pasqua). il 99% di quel che dovete sapere viene applicato negli studi di funzioni, vi li ricordate dalle superiori no? i compiti di sinestrari, per rispettare il suo stile, sono "a crocette", quindi domande a risposta multipla con 6 alternative: 4 distrattori, una stupidaggine madornale e quella giusta...inutile dire che tantissimi errori avvengono solo perché, appunto, si è "distratti" da risposte che variano per delle sottigliezze (boh, io penso ancora che alcune fossero uguali...) e i punti se ne vanno! quindi metteteci veramente il cuore prima di segnare con una x a penna la risposta che per voi è la più esatta. a volte potrebbe anche essere utile motivare con qualche strano simbolo la risposta: non è del tutto lecito, ma vi può aiutare in fase di correzione, perché potrete dimostrare almeno di aver pensato giusto! negli esami ovviamente non vi conviene copiare dal vicino o da amici per 3 ovvi motivi: 1) sinestrari, in collaborazione con perfetti (e chi sennò...) è riuscito a dare ben 235 compiti diversi, spiegandoci anche che tu inserisci degli esercizi nel computer e lui te li divide e te li stampa in modo che nessuno possa copiare o possa trovare qualcuno che abbia un solo esercizio uguale nel raggio di 450 metri (quindi da aula t8 o pp1 agli edifici nuovi o alla romanina...); 2) sinestrari, in collaborazione con perfetti (e chi sennò...e sò 2!) ha un metodo per trovare chi copia, o chi detiene materiale illegale come foglietti o calcolatrici programmabili: quella della lince (detto anche dell’aquila), con i suoi occhiali bionici si dice che riesca a vedere anche nelle cartelle (che comunque vi farà lasciare all’ingresso, quindi doppia fregatura) o attraverso i muri (una specie di radar-sonar-metal detector integrato); 3) a volte il vostro vicino, essendo convinto di sapere, ma preso dal panico per non riuscire a completare un esercizio, vi darà dei suggerimenti a caso...ed è capitato che qualcuno abbia preso un numero che tende a zero (lim voto tende a 0).

il libro consigliato è bertsch - dal passo, che se non vado errato sono due docenti della nostra università; è un testo realizzato discretamente (per non dire che fa schifo, sapete...), certo non privo di errori, che tuttavia riesce nello scopo specialmente per le sezioni dedicate agli esercizi svolti. diciamolo, la teoria e le dimostrazioni sono le cose più "pallose".

viene consigliato di affiancare al questo libro il giusti, dove ci sono gli esercizi, ma se vi devo dire la verità io l’ho comprato e non l’ho mai aperto, anche perché il professore lascia dei fogli di esercizi da svolgere in aula e potrete trovare sul sito del professor perfetti dei file di esercizi in postscript (quindi scaricate 7-8 mega di programma, che poi manco funziona bene...lo odio ‘stò linguagggio! ma pdf no, eh?).

i consigli:

visto che per le leggi del mondo ci deve sempre essere qualcuno che rompe le scatole e fa casino in aula, cercate sempre di stare nelle prime file, visto che le ore di lezione con sinestrari sono utili: se riuscirete a stare attenti vi troverete già a buon punto.

carletto è un professore molto disponibile, se avete dei dubbi o delle domande, o volete semplicemente sapere il perché dell’esistenza (visto che lui conosce gente a tubinga, che se non mi sbaglio è il paese di william friederich hegel), andate nel suo studio.

durante le prove l’unica risposta che vi darà il professore sarà "...questo lo dovrebbe sapere lei..." quindi è pressochè inutile fare la fila e perdere tempo prezioso: gli esercizi in genere sono 9-10 e il tempo è poco (2 ore).

novella 3000: special sinestrari... questi i suoi tratti distintivi:

"l'idea della dimostrazione è..."

le sue dimostrazioni infinite

"carlè, cori... te stanno a rubbà la maghina!" e lui che corre a vedere alla finestra. si gira e dice: "possiedo una citroen ax". la volta seguente invece: "no ragazzi, tranquilli: son venuto in motorino..."


analisi 2 - prof.c.sinestrari

non c'è più che dire sul mio professore di analisi1. carletto ci manchi! chiaro, preciso, disponibile, simpatico, umano. unica pecca è stata l'organizzazione del corso, finita in mano a lele callegari, che (giustamente) negli esami ha inserito tipologie di esercizi da lui svolte nel suo canale. purtroppo noi dell'altro canale ne avevamo visti ben pochi, con risultati prevedibili...quindi consiglio: se le esercitazioni di callegari sono in orari in cui l'altro canale non ha lezione, beh non perdetevele! vi darà anche tonnellate di esercizi in più (riuscirete a costruirvi un bel librettino). se volete passare indenni questo esame vi basterà fare veramente tanti esercizi.

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di piko! (del 24/05/2002 @ 11:59:23, in _muy felìz :., linkato 1622 volte):.

ho cercato di compensarmi con lo spirito.

voi pregiate sopra ogni cosa e non vi stancate mai di lodare la costanza dei sentimenti e la coerenza del carattere. e perché? perché siete vigliacchi, perché avete paura di voi stessi, cioè di perdere - mutando - la realtà che vi siete data, e di riconoscere, quindi, che essa non era altro che una vostra illusione, che dunque non esiste alcuna realtà, se non quella che ci diamo noi.

ma che vuol dire, domando io, darsi una realtà, se non fissarsi in un sentimento, rapprendersi, irrigidirsi, incrostarsi in esso? e dunque, arrestare in noi il perpetuo movimento vitale, far di noi tanti piccoli e miseri stagni in attesa di putrefazione, mentre la vita è flusso continuo, incandescente e indistinto.

vedi, è questo il pensiero che mi sconvolge e mi rende feroce!

la vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma.

ogni forma è la morte.

tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione e si rapprende, in questo flusso continuo, incandescente e indistinto, è la morte.

io vedo, con ribrezzo, il mio spirito dibattersi in questa trappola, per non fissarsi anch'esso nel corpo già leso dagli anni e appesantito. scaccio subito ogni idea che tenda a raffermarsi in me; interrompo subito ogni atto che tenda a divenire in me un'abitudine; non voglio che il mio spirito mi s'indurisca anch'esso in una crosta di concetti. ma sento che il corpo di giorno in giorno stenta a seguire lo spirito irrequieto; casca, casca, ha i ginocchi stanchi e le mani grevi… vuole il riposo! glielo darò.

no, no. non so, non voglio rassegnarmi a dare anch'io lo spettacolo miserando di tutti i vecchi, che finiscono di morir lentamente. no. ma prima non so, vorrei far qualche cosa d'enorme, d'inaudito, per dare uno sfogo a questa rabbia che mi divora.

 

io già non lo stavo più ad ascoltare, stavo dietro ai grilli che avevo per la testa e con un gesto impetuoso d'un tratto mi piantai la bocca della pistola sulla fronte, sopra l'occhio destro. un uomo che si lascia trasportare dalle sue passioni, perde ogni facoltà di giudizio e viene considerato come un ubriaco, come un pazzo. oh gente ragionevole! - esclamai sorridendo - passione! ebbrezza! pazzia! state lì tutti tranquilli, indifferenti, voialtri uomini morali! biasimate colui che beve, esecrate colui che ha perduto il senno, passate per la vostra strada come lo scriba e ringraziate iddio come il fariseo che non vi ha fatti simili a costoro! sono stato ubriaco più di una volta, le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia, eppure non me ne pento: poiché nel mio piccolo sono riuscito a comprendere che tutti gli uomini straordinari i quali hanno compiuto qualche cosa di grande, qualche cosa che varcava i limiti delle nostre normali possibilità, sono sempre stati diffamati come ubriachi e come pazzi. ed anche nella vita quotidiana, è una cosa insopportabile sentir gridare dietro a chiunque abbia compiuto un'azione anche solo relativamente ardita, nobile ed inconsueta: quell'uomo è ubriaco, quell'uomo è pazzo! vergognatevi, gente sobria! vergognatevi, gente saggia! - .
stavo per interrompere il discorso; giacchè non c'è nulla che mi faccia perdere la calma come vedere avanti uno con un luogo comune insignificante, quando io parlo con il cuore in mano. tuttavia mi rimisi subito perché quella frase l'avevo già sentita spesso e spesso m'aveva fatto arrabbiare, e gli ribattei con una certa vivacità: - tu la chiami debolezza? ti prego, non lasciarti ingannare dalle apparenze. un popolo che languisce sotto il giogo insopportabile di un tiranno, merita di essere chiamato debole se alla fine insorge e infrange le sue catene? un uomo, che per lo spavento di vedere il fuoco distruggere la sua casa, sente tutte le proprie forze moltiplicarsi e con facilità trasporta pesi che in condizioni normali potrebbe appena sollevare; uno che per il furore di essere stato offeso combatte contro sei nemici e li vince, può essere chiamato debole? e se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti? - .

 

sospirò per rimettersi, e singhiozzando lo pregò di continuare a leggere, lo pregò e nella sua voce c'erano gli echi del cielo! lui tremava, gli pareva che il cuore gli scoppiasse, sollevò il foglio e lesse con voce rotta. tutta la forza di queste parole colpì l'infelice. preso dalla disperazione si gettò alle sue ginocchia, le afferrò le mani, se le premette contro gli occhi, contro la fronte. i loro sensi si confusero, essa stringeva le sue mani, se le stringeva sul petto, si inchinò con un gesto doloroso verso di lui, e le loro guance infuocate si toccarono. il mondo dileguò d'intorno, egli la prese fra le braccia, se la strinse al petto e coperse di baci furiosi le sue labbra tremanti. e gettando uno sguardo pieno d'amore sull'infelice essa corse nella stanza accanto e vi si rinchiuse. stese le braccia verso di lei ma non osò trattenerla. rimase steso a terra, con la testa sul canapè e restò in questa posizione per più di mezz'ora finchè un rumore lo richiamò a se stesso. era la serva che voleva preparare la tavola. andò un paio di volte su e giù per la stanza, e poiché si ritrovò solo, si avvicinò alla porta del salotto a chiamarla sottovoce. ella non rispose. giunse correndo alle porte della città. le guardie che erano abituate a vederlo, lo lasciarono passare senza dir nulla. cadeva con violenza nevischio, e solo verso le undici tornò a bussare alla porta. quando tornò a casa, il suo servitore si accorse che aveva perduto il cappello. non osò chiedere nulla. lo aiutò a spogliarsi, era tutto inzuppato. più tardi il suo cappello fu trovato su una rupe che strapiomba sulla valle dall'alto della collina ed è incredibile come egli possa essere salito lassù nella notte buia ed umida, senza precipitare.

 

vanamente avevo sperato di trovare nel mio paese di che calmare l'inquietudine, l'ardore di desiderio, che mi seguono ovunque.

lo studio del mondo non mi aveva insegnato nulla, tuttavia non avevo più la dolcezza dell'ignoranza.
mi trovai ben presto più isolato nella mia patria di quanto non lo fossi stato in terra straniera.
volli gettarmi per qualche tempo in un mondo che non mi diceva nulla e che non m'intendeva.

la mia anima, che nessuna passione aveva ancora logorato, cercava un oggetto che potesse legarla a sé.
ma mi avvidi che davo più di quanto non ricevessi: non si richiedeva da me né un linguaggio elevato, né un sentimento profondo.
non ero che occupato a rimpicciolire la mia vita, per metterla al livello della società.

trattato ovunque come uno spirito romantico, vergognoso della parte che sostenevo, disgustato sempre più dalle cose e dagli uomini, trovai da principio abbastanza piacere in una vita oscura e indipendente.

sconosciuto, mi mescolavo alla folla: vasto deserto d'uomini!
quando giungeva la sera, riprendendo la via del mio rifugio, mi fermavo sui ponti per veder tramontare il sole. l'astro, infiammando i vapori che si levavano dalla città, sembrava oscillare lentamente in un fluido d'oro, come il pendolo dell'orologio dei secoli.
mi ritiravo di notte, attraverso un labirinto di vie solitarie.
guardando i lumi che brillavano nelle dimore degli uomini, mi trasportavo col pensiero alle scene di dolore e di gioia che essi rischiaravano.

e pensavo che sotto tanti tetti abitati, io non avevo una donna.

quella vita, che m'aveva all'inizio affascinato, non tardò a divenirmi tediosa.
mi misi a sondare il mio cuore, a domandarmi cosa desiderassi.

non lo sapevo.

ma eccomi all'improvviso risoluto a terminare in una sorta d'esilio una carriera appena cominciata, e nella quale avevo già divorato dei secoli.
abbraccia il progetto con l'ardore che metto in tutti i miei disegni.
mi si accusa di avere gusti incostanti, di non poter godere a lungo della stessa chimera, d'essere preda di un'immaginazione che si affretta ad arrivare al fondo dei piaceri, come se fosse oppressa dalla loro durata.
mi si accusa di oltrepassare sempre la meta che sono in grado di raggiungere.
cerco soltanto un bene sconosciuto, il cui istinto mi perseguita!

è colpa mia se trovo ovunque dei limiti, se ciò che è finito non ha per me alcun valore?

la solitudine malinconica, lo spettacolo della natura, mi fecero piombare in uno stato pressoché impossibile a descriversi.
per così dire, solo sulla terra, non avendo ancora affatto amato, ero come sommerso da una sovrabbondanza di vita.
talvolta arrossivo all'improvviso, e sentivo scorrere nel mio cuore come dei ruscelli di lava ardente.
talvolta gettavo delle grida involontarie, e la notte era egualmente turbata dai miei sogni e dalle mie veglie.

mi mancava qualche cosa per riempire l'abisso della mia esistenza.

ascoltavo motivi malinconici, che mi ricordavano che in ogni paese il canto naturale dell'uomo è triste, anche quando esprime la felicità. il nostro cuore è uno strumento incompleto, una lira a cui mancano delle corde, e con la quale siamo costretti a rendere gli accenti della gioia sul tono consacrato ai sospiri.

così pensando, camminavo a grandi passi, il viso in fiamme, mentre il vento sibilava tra i miei capelli, senza sentire né pioggia né gelo.
ammaliato, tormentato, e come posseduto dal demonio del mio cuore.
la notte, quando le piogge cadevano sul mio tetto, quando attraverso la finestra vedevo la luna solcare il cumulo delle nubi, mi sembrava che la vita si reduplicasse al fondo del mio cuore, e che avrei avuto la forza di creare dei mondi.

se avessi potuto far partecipare qualcun altro agli slanci che provavo!

oh dio! se tu mi avessi dato una donna secondo i miei desideri! se, come al nostro primo progenitore, tu mi avessi condotto per mano un'eva tratta da me stesso… bellezza celeste, io mi sarei prosternato dinanzi a te; poi, prendendoti tra le braccia, avrei pregato l'eterno di donarti il resto della mia vita.

ero solo. solo sulla terra!

un segreto languore si impadroniva del mio corpo. ben presto il mio cuore non fornì più alimento al mio pensiero, e non mi accorgevo della mia esistenza se non che per un profondo senso di noia.
lottai qualche tempo contro il mio male, ma con indifferenza e senza avere la ferma risoluzione di vincerlo.
infine, non potendo trovare rimedio a quella strana ferita del mio cuore, che non era da nessuna parte ed era ovunque, mi risolvetti a lasciare la vita.

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di piko! (del 27/05/2002 @ 10:54:37, in _muy felìz :., linkato 2079 volte):.

questo è il testo con cui ho vinto il concorso "the spriters 2002", promosso da coca cola italia, per la realizzazione della nuova serie di pubblicità spriters, certamente qualcuno di voi le ricorderà. il progetto non andò mai in porto, per via di varii rimescolamenti nelle alte sfere, e probabilmente anche per la mia richiesta di finanziamenti. è incredibile come la multinazionale più grande del mondo, non spilli nemmeno un quattrino per attività a scopi umanitarii. avranno ventimila furgoni, cosa sarebbe costato lasciarne uno a noi volontari? magari anche stra-scritto con la pubblicità, a noi serve un furgone. ce lo facciam prestare dalla caritas ogni cinque minuti, ma si rompe ogni quindici. la produzione era convinta a salire fino in croazia, ma più si delineava l'accordo, più ero dubbioso. noi alla fine non ci guadagnavamo nulla, ed è meglio che sia andata così. magari coca cola sarebbe riuscita pure a metter il suo faccione grasso sulla nostra attività, quando in realtà non c'entrava proprio nulla.

L’Ospediale Pediatrico di Gornja Bistra, situato vicino Zagabria (Croazia), è il mio modo di essere spriter.  Un luogo dove la sofferenza raggiunge il suo culmine non solo per la gravità delle patologie, ma anche per le condizioni di disagio in cui vivono i 110 piccoli ospiti. Da 5 anni Noi e Loro insieme si che siamo come Sprite…
Mica tanto dolci né con il pessimo servizio del personale ospedaliero (anche se 8 infermiere sono pochine…) né con la gente del posto che ignora l’antico castello diroccato. Siamo energici per sensibilizzare la popolazione!
Trasparenti nelle serate di condivisione. Attorno al fuoco sotto le stelle, discutiamo con una guida delle nostre impressioni, pensieri, emozioni. Per crescere un po’ anche dentro.
Diamo la scossa, durante le intense giornate di animazione-fisioterapia, per dei bimbi che sono addirittura legati stretti ai letti, chi anche per anni, per “tenerli buoni” e per rallentarne le funzioni fisiologiche.
Sinceri, perché nel campo a Gornja si va in tanti, e tutti diventano fidatissimi amici (e ci sono anche tante ragazze…) per vivere nella massima serenità la missione…senza screzi e quindi con il massimo divertimento!
Effervescenti, mentre ci giochiamo a calcetto Italia-Croazia nella piazza di Zagabria, suoniamo, cantiamo e balliamo nell’intento di raccogliere kune (vernici e stucchi per ristrutturare l’ambiente malsano e deprimente)…e ha funzionato!
Freschi, anche dopo 2 giorni di viaggio da Roma, bivaccando per stazioni, perdendo coincidenze, cercando di farci capire a gesti a Za’Mercatone, dove compriamo il materiale e l’arredamento per la ricostruzione di una casetta dove ospitare i genitori dei bimbi (anche se la maggior parte sono orfani) e i volontari per il campo permanente (dura 1 anno).
Stimolanti, con progetti di adozione a distanza, fund-rising, e soprattutto con il grande sogno di portare almeno uno di quei bimbi fuori dall’ospedale facendolo accogliere in una vera famiglia …
E poi i sinceri abbracci, sporchi di vernice, sotto la doccia tutti insieme all’aperto. E noi 100 ragazzi tra i 16 e i 30 anni, dormire in tenda e d’inverno a palle di neve, noi che impariamo con il linguaggio del corpo, dei gesti, la straordinaria forza che sanno trasmettere questi bimbi…
Sarebbe l’occasione per coniugare un must come Sprite ad una campagna di sensibilizzazione al sociale…un progetto che necessita di uomini e mezzi…magari un furgone!
Eh si, carità, condivisione, contemplazione e crescita. Si può essere spriters anche facendo del bene.

Allego del materiale informativo.



Marco Infussi
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di piko! (del 27/08/2002 @ 12:11:26, in _muy felìz :., linkato 1500 volte):.

perchè qui non so amare?

[con qualche riferimento sacro-profano-multiesperienzioculturale]

il creato è condannato a non aver senso.

ma non perchè un dio ha voluto così, è a causa di qualcuno che l'ha trascinato fino a divenire quel che è.

tutto l'universo aspetta con grande impazienza il momento in cui la sofferenza, stereotipo delle incongruenze, mostrerà il suo vero volto.

siamo certi della fondamentale inconoscibilità di quel che ci circonda, eppure il problema non ci tange più di tanto.

sapere certo non esiste: anche la matematica si fonda su assiomi, indimostrabili per il semplice fatto che altrimenti non li avremmo chiamati assiomi.

in verità questa è una dimostrazione dell'esistenza di dio?

il materialista cosmico più tenacemente convinto del proprio ateismo, dovrà ammettere che anche la più pura ed astratta delle scienze ha un limite, definito da una domanda piccola, ma di vitale importanza: perchè?

seguendo un ragionamento dicotomico, giungeremo ad un grado di essenzialità della questione che ci costringerà a rispondere il classico perchè si. e dopo non mi venite a dire "ho la dimostrazione, ma il margine della pagina è troppo piccolo per contenerla...".

a pensare che questa avrebbe dovuto essere una riflessione semiseria, per addolcire un pò il tono della raccolta. va bene, ricominciamo.

sai, convincere mamma, e soprattutto nonna, della validità di questa esperienza non è stato difficile.

i guai sono stati altri.

la mattina della partenza mia sorella mi costringe a svegliarmi alle cinque, quando si partiva dopo pranzo. è che l'emozione del viaggio va provata fino in fondo, da pionieri. la sua valigia, di peso e dimensioni ignobili, conteneva più o meno i viveri di un supermercato più i vestiti del magazzino ad esso soprastante, con ovviamente qualche aggeggio inutile da donne. dico, vai in croazia, in un paesino di 34 abitanti, per di più dormi sul prato di un ospedale, ma cosa ci fai con 4 paia di scarpe ed una radiosveglia!?! la mia si, valigia essenziale, compatta, venti magliette e tre calzoncini.

bisogna capire che quando si viaggia s'ha da portare a spasso anche la valigia, a volte sulle spalle; e poi stiparla nel treno, o in autobus, non è mai un'impresa facile. devi poterci anche dormire sopra, allungato in un angolo della stazione, devi poterla aprire senza che ti esploda in faccia, devi riuscire a ricordare quel che ci hai messo dentro. vi prego però, non fate come mia nonna, che attacca sull'apertura l'inventario (!) dei contenuti.

poi sacco a pelo, quel che puoi te lo metti addosso, diciamo quel che ha un valore...che ne so, qualche kuna, magari un documento che serve sempre, il telefonino no perfavore che mia madre mi chiama 245780 volte, che poi per gli italiani è diventato la naturale estensione del braccio...lasciamo perdere, ha rovinato quel barlume di senso magico che c'è nella socializzazione tra individui.

ecco, primo punto a favore dei bambini di gornja bistra. sono così semplici e spontanei, scevri dalle superficialità e dai consumismi di questa società di frivolezze... spesso mi trovo a contatto con i bambini delle nuove generazioni, e vi dico che ho vent'anni ed il cambio generazionale già si sente, magari li vedo da soli in un angolo giocare con il loro amico telefonino da un milione e mezzo, che i genitori furbescamente regalano, per far cosa poi non so. a ripensare ai tempi miei, che poi sono 5 o 6 anni fa, quando si giocava ancora con i giocattoli, oggi sembrano demodè, roba da bambini.

si, ma voi siete bambini!

ok, scusate il volo pindarico.

poi ti porti sempre da mangiare, perchè durante il viaggio non è che il treno ferma per te, e ti assicuro sarà l'ultimo pasto decente che farai.

allora ti ritrovi con la macchina piena di valigie, gli amici che magari vengono per salutarti e quelli che partono con te, comunque pieni di quell'ebrezza adrenalinica del piede fuori dalla porta.

vabbè, per ora stiamo andando solo a roma termini, ma non è la destinazione, quanto lo spirito che conta.

in fin dei conti se vogliamo fare i volontari non si deve arrivare in capo al mondo, basta già guardare in famiglia, perchè diciamolo, il problema del sociale nasce sempre da lì. è ovvio che se i bimbi di gornja bistra avessero avuto tutti dei genitori che li accudissero, non sarebbero servite le nostre "cure parentali", perchè il peggio della loro condizione era (fortunatamente non è più, merito di tutti i volontari, ripeto, volontari, non genitori o personale retribuito) questa trascuratezza nelle emozioni, nei sentimenti, che li declassava quasi a soprammobili. perdonami questo essere così cinico, ma credo che un cucciolo d'uomo vada seguito, amato ed educato, qualsiasi forma abbia: cosa c'è di più bello di un bambino e quale realizzazione migliore di vederlo crescere, forgiandolo con una morale dai principi seri, concreti ed universalmente condivisi?

di nuovo, torno al viaggio. questo scrivere è un flusso di coscienza: parolibere. sul treno si fa sempre un pò di conoscenza, persone squisite con cui dovrai abitare per un pò. sono dell'idea che chiunque intraprenda un viaggio simile abbia una marcia in più, ed è bello scoprire che anche la persona che vedi tutti i giorni sia così allegramente diversa. eh si, un familiare clima di amicizia. appoggiato un attimo ad una colonna, aspettando il secondo treno, per venezia mestre stavolta, si canta qualche canzone. sono attimi di street-livin', che ricorderai, perchè ti sembra di avere una libertà sconosciuta al resto del mondo, ed anche perchè vedi distinti signori sbattersene delle convenzioni e tornare un pò alle origini da ragazzi: se ne va via tutta quella patina di ripettabilità, autorevolezza, di "distacco professionale".

questo tema vale anche dentro l'ospedale. "la medicina tende a migliorare il tenore di vita", ed in fin dei conti noi volontari siamo tutti un pò malati di "eccessiva felicità".

comincia il vero stress, perchè l'italia è bella si, ma per arrivare fino a venezia mestre ci vuole un anno. ragioniamo, se dormi adesso stanotte non si sa se fai il solitario sul sedile davanti (sempre che sia libero...) o chiacchieri con un signore grasso e baffuto di budapest; tuttavia potresti cantare a squarciagola "azzurro" o simili per ore, magari fare pure un pò di avanspettacolo per i compagni di scompartimento, per scoprire poi che di notte non riesci a dormire perchè alla frontiera ti controllano i documenti ogni 8 secondi, e il signore grasso coi baffi di budapest puzza di salame e appoggia la testa sulla tua spalla, e non puoi nemmeno allungare le gambe sul sedile davanti, perchè ci sono due francesi ubriachi e fumati puzzolenti pure loro perchè fanno l'interrail est-europa da circa sei mesi.

pensi come disse lenin: che fare? senti in te reduplicare le forze e decidi di non dormire nè il giorno nè la notte, perchè il viaggio va succhiato nell'essenza, e per tutta la sua durata.

tra canti balli, scenette tragicomiche e soprattutto ragazze che non sputano un attimo di sparlare di chi-cosa-come-quando, decidi di fare un salto al bagno. cerchi di immaginare il funzionamento del "bagno chimico", e scopri che i tuoi rifiuti organici finiscono sulle rotaie quando tiri la catena. noi pensiamo che a tirare la catena (che poi a casa pigiamo sempre un bottone, comunque insistiamo nel dire così) esca l'acqua, invece no, si sposta una diga circolare di plastica nera grossa come un cd, e attraverso il simpatico foro osserviamo correre le rotaie, salutando il nostro regalino. complimenti alla teconologia italiana del bagno chimico. più che altro meccanico-napoletano nella soluzione, con tutto il rispetto per l'ingegnosità del sistema e dei partenopei. deliravo dopo questa scoperta, specialmente pensando a cosa succede sugli aeroplani. non so se vi capita mai di sentire una gocciolina mentre camminate, ma non piove, c'è il sole, che sarà?

la malinconia delle verdi colline che scorrono, si mischia ai ricordi di viaggi precedenti, ai pensieri per chi non ce l'ha fatta, a quel che verrà, e alla fine si affaccia il buffo spostamento in autobus dell'estate precedente. gente nuova, quasi mai vista, un autobus e due furgoni un pò scassati della diocesi, ovviamente destinati ad arrivare a gornja bistra in qualche maledetto modo. trovo spazio dietro una sedicente quasi-trentenne, ho fotunatamente l'accortezza di prendere il posto sul corridoio, non vicino al vetro, vista la larghezza dell'intercapedine tra i sedili, perchè di tale si trattava. il viaggio comincia, e non passano cinque minuti che daniela q., così si chiamava la ragazza davanti, attacca una chiacchiera direi quasi degna della mia. con il visino dolce dolce mi chiede "posso allungare il sedile?" ed io, scemo, convinto che la cavalleria non è morta, "certo...!". del resto come dirle di no? ma no, cosa pensi, mica perchè era caruccia, è l'atmosfera di gornja bistra che, dico davvero, infonde un'aura di disponibilità, di fratellanza, che non trova spazio a casa nostra. da qui il titolo infatti, che poi non è mio, me lo scrisse laura m. di ancona in una lettera. mi accorsi dell'errore fatale quando dopo un quarto d'ora avevo i crampi. le gambe anchilosate, le orecchie distrutte dal ritmo martellante di daniela, e poi l'aria condizionata a tremila, dritta sulla nuca, omicida, la notte ed un blasfemo film comico che abbiamo visto in due, mi piombarono in uno stato pressochè impossibile a descriversi. l'altro, alessandro p., m'aveva detto "mi siedo qua, almeno stò con qualcuno di compagnia", perchè evidentemente anche lui non riusciva a sostenere i ritmi di daniela, ed iniziato il film si sbellicava dalle risate, forse in preda a delirio da ubriachezza di sonno. io ero lucido, e il film non faceva affatto ridere. nel climax del calvario, matteo g., mio carissimo amico che avevo deciso di invitare ad intraprendere la missione con me, si addormenta. poichè non è di dimensioni "canoniche", quanto "cannoniche" o "camioniche", nel sedile non c'entravo più! è lo spannung. prendo lo zaino, l'allungo per il corridoio dell'autobus, m'allungo sulla moquette rossa datata 1937, e lascio in pasto agli acari (avrei voluto che fossero stati acari, ma era grossi come scarafaggi) braccia e gambe, visto che avevo maglietta e calzoncini. nel viavai di gente, classico avant-andrè, non si dormiva. la risoluzione: gli scalini della porta centrale. metallici, freschetti, sicuramente meno comodi, ma anche meno rischiosi. ore cinque, fermata all'autogrill. escono tutti, io ero talmente scomposto e calpestato che mi ci è voluto un pò per riattivare i sensi. silvia m. mi guarda alzarmi dall scalino, lei stava male, aveva la febbre. vabbè, non credere però che l'autobus fosse un lazzaretto. dai, è roba ermanno-travel insomma. allora m'alzo, mi stiro, fa freschetto, alba alla stazione di servizio, apro lo sportello ancora addormentato per prendere il k-way, ma dò una capocciata tremenda sullo stipite che silvia scoppia a ridere. lei lo ricorderà, poi siamo diventati amici, ma mi sono girato ed un disgustato vaffank*** non gliel'ha tolto nessuno.

mi fa ritornare in me massimo de c. che canta, o meglio urla, con il suo tono alla gigi d'alessio; portentoso si, ma io gigi d'alessio lo odio. più che un risveglio, è un sobbalzo. venezia mestre. in realtà il pulviscolo atmosferico di quelle zone è costituito di zanzare, grosse al minimo come un pugno. appena scesi giuliano de m. viene punto sul polpaccio, e gli si fa un bozzo davvero uguale a quello dei cartoni animati giapponesi: di forma cilindrica, alto un centimetro: non è una bolla, è un bozzo! lui sta lì lì con la lacrimuccia perchè gli arreca un certo fastidio, mentre mia sorella si improvvisa rambo e con borse e ciabatte fa una carneficina di insetti sui muretti dei sottopassaggi. ragà, le risate... e poi immaginate le valigie pesantissime di tutte le ragazze a risalire le scalinate dei sottopassaggi... c'era cecilia c. che trascinava la valigia di traverso salendo le scalette tirandola con due mani. allora appratati come un branco di bufali a mangiare, aspettiamo dalle 21 circa il treno per budapest, che passa a mezzanotte e qualcosa.

si sale per budapest. le luci sono spente. una trovata pubblicitaria? un vagone romantico? invece no: per un guasto all'impianto elettrico tiriamo fuori le torce (le volontarie sono sempre fornitissime...hanno anche paura del buio!) e cerchiamo di sistemare i bagagli, ovviamente dopo aver trovato i nostri scompartimenti, prenotati e puntualmente occupati, che non si vedeva proprio nulla. alcuni giapponesi (?) sgombrano subito, in fin dei conti eravamo stati cortesi, ma c'era questo signore, ungherese come il salame, che faceva proprio finta di non capire... con la violenza psicologica l'abbiamo fatto alzare: basta fare un casino tremendo mentre lui cerca di dormire. semplice, no?

e pensate quant'è piccolo il mondo, trovo sul treno gente delle mie parti. peccato averla conosciuta tra una bestemmia ed un'insulto perchè facevamo bordello di notte con la chitarra. i colpi che m'avrà mandato quello...torna la luce, gradevole, blu. cerchiamo di dormire ma...

a villa opicina è regolare, documenti. tutto ok, si torna a nanna. ma chi immaginava che da lì in poi, per quella lingua di slovenia che si deve attraversare, si va a 0,5 km all'ora, scendono 7634 persone con borsoni e baffi di quelli che si rigirano dal basso verso l'alto, e ti richiedono i documenti proprio nel momento in cui ti sei accomodato, incastrato tra le pieghe e le giunture dei sedili... alora entra la poliziotta slovena, bionda, quel pazzo di massimo gli dà la carta d'identità, lei guarda la foto, guarda lui, e lui con la faccia da mollicone lui le fa "carino eh?". noi abbiamo gradito la battuta, lei insomma...infatti ci ha controllato anche nei calzini...meno male che le armi e la droga le avevamo nascoste nelle mutande (!)...scherzo.

così proseguendo per sei o sette volte, si piomba in un sonno secolare, sotto l'acqua fresca che entra dal finestrino rotto, insieme al vento gelido del nord adriatico (vabbè, non era propriamente la bora, però...). si scende a zagabria, ore 5:30, piove a dirotto, sembra dicembre, noi maniche corte e calzoncini, giuliano col poncho della gmg a toronto, ci allunghiamo nell'atrio della stazione. quel mago di francesco i. il pasticcere aveva portato venti, dico venti cornetti con la nutella fatti con le sue manine fatate, per farci fare colazione! preso d'assalto, è stato sepolto dalle valige mentre facevamo man bassa di tutti i suoi dolci dolciumi... voglio ringraziarti frank, io ne ho mangiati quattro.

la nostra fortuna è stata quella di andare a gornja bistra proprio durante l'alluvione a praga, che dista si un bel pò da zagabria, ma l'acqua arrivava eccome: comunque mia nonna, con la sua geografia un pò approsimativa, mi ha chiamato per sincerarsi delle mie condizioni, le ho detto che sapevo nuotare. guarda caso invece la settimana dopo, quando è arrivato ermanno con 48905 nuovi volontari, è uscito un sole che spaccava le pietre. l'ultima goccia è caduta 5 minuti prima del suo arrivo, io lo dico sempre che lui da lassù è raccomandato...

torniamo allora indietro di una settimana, scusate la parentesi. da glavni kolodvor (uguale roma termini) a cernomeretz (in pratica l'anagnina di zagabria), passa un tram che si prende proprio sotto il monumeto di re tomislav, che fa il giro della città. allora buoni buoni carichiamo tonnellate di valigie, e mentre il tram è costretto a rimanere alla fermata un quarto d'ora, con tutte le benedizioni del conducente e dei passeggeri, timbriamo più o meno due biglietti per sedici persone: dice che li dobbiamo risparmiare per le sere in cui usciamo, o per fare la spesa, circostanze peraltro mai verificatesi. ho una fotografia di mia sorella a cernomeretz con gli occhi grossi e rossi come due palle da biliardo, pubblicata anche su ruah: è esemplificativa delle condizioni di freschezza psico-fisica in cui versavamo. si attende un bel pò, perchè zagabria impiega del tempo per mettersi in moto, poi i collegamenti città-paesini sperduti lo sappiamo tutti che non sono granchè, in italia è pure peggio. saliamo sull'autobus, mi siedo a fianco a giuliano, che occupa tre posti solo per la valigia: mi giro, lui aveva il lettore cd portatile, gli faccio "che ascolti?" e lui "oasis", mi volto a guardare fuori dal finestrino, mi rigiro dopo forse 10 secondi, "giulià...", quando lo vedo era accasciato a dormire con gli oasis a palla nelle orecchie, appoggiato al palo dove ci si aggrappa. pure emanuele k non è stato da meno, con la guancia sul finestrino. poi quel rumore monotono, quelle verdi distese, la croazia ed il suo ordine, la vecchietta davanti che russava, giuliano a sinistra che russava, emanuele a destra che russava, qualcun'altro dietro che sicuramente avrebbe russato, insomma per solidarietà mi sono addormentato anch'io.

gornja bistra, il paesino, è composto da numero 1 strade, numero 15 case, numero 70 abitanti. le principali attività sono la fabbrica di stuzzicadenti all'ingresso del paese, il super-mega-minimarket, fornitissimo ma grande più o meno come un'edicola, il bar-pub-salotto culturale-discoteca-casa d'incontri dove si beve solo birra e si vedono le partite della bundesliga con il campo di pozzolana, dove chiedi un bicchiere d'acqua e ti danno la birra, chiedi anche un panino con la salsiccia-chivapcici e ti danno la birra, e poi il barbiere con lassie fuori al giardino, e l'uomo del monte a cui cortesemente ogni estate andiamo a rubare le pannocchie per cuocerle sul fuoco. sappiate che le pannocchie di mais sono una componente fondamentale nella vita di un volontario: visto che la dieta-ermanno è peggio dello scorbuto sulle navi prima del 1600, allora uno s'accontenta di trasformarsi in gallina e cibarsi di semi.

l'autobus ti lascia prima della salita che porta alla collina dell'ospedale, che lì per lì non è visibile. ormai lo sappiamo tutti che non è propriamente il castello del principe azzurro, ma è migliorato di molto da quando l'associazione ha iniziato a concentrare le proprie forze. la prima cosa che vidi fu un bambino autolesionista, legato al letto, che sporgeva la testa tra le inferriate, sbattendola contro le stesse con violenza. fortunatamente nelle esperienze successive ho progressivamente incontrato goran, non imbottito di calmanti, che giocava a pallone, vojo che passeggiava con un'infermiera, ed una volta addirittura gente del posto che faceva visita all'ospedale, cosa mai successa.

sappiate che, non so per quale motivo, gli abitanti del paesino che passano davanti l'ospedale, hanno come i paraocchi, quasi non esistesse. boh.

la prima cosa che un volontario nota è l'odore, a mio avviso abbastanza sostenibile, ora quasi scomparso. qualcuno preferisce uscire a prendersi una boccata d'aria, ma una cosa che non mi piace assolutamente è il turismo in ospedale. in fin dei conti questi bimbi non sono uno spettacolo, non si organizzano visite guidate. il volontario deve presentarsi con umiltà e discrezione, quando se la sente. anche queste attività hanno la loro etichetta, ed è solamente entrando con la convinzione di voler combattere la sofferenza con l'amore che si coglie il senso della carità.

schopenhauer indicava proprio la carità come uno dei mezzi per attingere all'assoluto, insieme all'arte ed all'ascesi, nel sobbarcarsi tutto il male dell'universo.

montare le tende per qualcuno è un'impresa ardua, quindi dopo un breve salto in ospedale si scende sul prato, ci si sistema. si trovano sempre strani buchi per terra, grossi quanto una lattina: la prima notte sentii qualcosa muoversi sotto la tenda, ed affacciandomi scoprii con curiosità che c'erano una miriade di lemmings (quei topolini dal pelo castano) che facevano capolino su e giù dai fori nel terreno. sono troppo carini, ma un pò invadenti, visto il numero di visite effettuate nella depandance da quando i volontari del campo permanente ci abitano.

una buona cosa della "za-depandanska", questo il soprannome del paio di stanze in cui alloggiano i volontari (il nome ufficiale è "casa delle rose blu" mi sembra), è che si vive in comunità: si mangia, si beve, si cucina, si dorme, si canta, si prega, si va al bagno, tutti insieme allegramente. ma visto che eravamo davvero troppi, noi maschietti abbiamo dovuto dormire in ospedale.

non è la prima volta che mi trovo con un bambino, o un disabile, devo dire però che l'approccio non è stato così immediato, forse per la mia istintiva disposizione a pormi domande, ed a catalogare cosa sia giusto al momento. alcuni bimbi sono tanto carini, sono giocattoli che ci riempiono il cuore di gioia, perchè vivono in condizioni poco favorevoli, ma al momento sembrano felici perchè ci siamo noi a fargli compagnia. ed anche noi siamo felici perchè loro rispondono ai nostri stimoli attivamente e visibilmente: diciamo che sono un contentino per il nostro cuore. tutti i bambini del mondo che sono sani sono bellissimi e cari, disse il direttore dell'ospedale, zeljko weiss. però per amare ed accarezzare i bambini che da fuori non sono così belli, si deve avere un cuore. c'è qualcuno che ha detto: ma perchè non li ammazzano tutti?

questa affermazione mi ha dato molto da pensare, sul valore della formazione sociale e culturale che devono impartirci i genitori e su quella che ci diamo da noi, ma soprattutto sulla legittimità o meno dell'uomo a togliere la vita. per me non si discute.

credo fermamente in dio, e questo non l'ho mai messo in dubbio, nè nascosto agli altri, nè ne ho mai avuto paura. ma si sa che altri ideali spesso vacillano: sono capitato nell'ospedale proprio in momenti del genere, in cui le convinzioni cadevano, o meglio evolvevano. c'è stata però un'esperienza che mi ha donato una certa sicurezza, e sembrerà incredibile, ma me la porto ancora dietro. ermanno aveva proposto di tenere il santissimo con sè, per pregare, per riflettere, per sentirci in comunione con l'assoluto, non so, ognuno da la propria valenza alle esperienze. personalmente avevo chiesto di tenerlo un pò il venerdì, tuttavia il mistero è capitato tra le mie mani la domenica, ed era in una veste diversa dagli altri giorni della settimana, una versione un pò più grande del solito della scatola dorata. non che avessero importanza le dimensioni, ma era un aspetto-effetto che trasmetteva un non so che di maestoso.

pregare. a me non piace ripetere quel che ci hanno insegnato a catechismo, quando eravamo più giovani. con tutto il rispetto, mi sembrano sterili esercizi di memoria, ma ricordiamo che, come disse il dalai lama, nella preghiera è riposto un segreto ed un potere incommensurabile, e quindi la preghiera è un importante componente della nostra personalità. però preferisco fare una chiacchieratina, sui temi che capitano, ringraziare senza chiedere qualcosa in cambio, donare quel che ho o cerco di ottenere (ma questo è già una cosa molto difficile), ascoltando poi cosa ho da dire, o cosa hanno da dire dall'alto, cercando di cogliere tutti i segnali che vengono inviati, potenziali o reali che siano. dico sempre che di sicuro lassù qualcuno ci ama, come giuliano palma ai tempi dei casino royale, e che ci trasmette i propri messaggi in modo che possiamo coglierli solo noi, ed in particolare nei momenti in cui sortiscono il maggiore effetto sulla nostra esistenza. anche paulo coelho ci ha spiegato che per realizzare le nostre leggende personali dobbiamo cogliere tutti gli indizi che la vita ci fornisce, interpretarli con la nostra chiave, e corrergli dietro.

durante la preghiera ho fatto un giro nell'ospedale, bimbo per bimbo, anche quelli con cui non avevo mai avuto nulla da condividere. ho parlato un pò con loro, non nel linguaggio convenzionale, bisogna capirsi in qualche maniera. c'era uno strano silenzio, forse perchè era ora di pranzo, caldo insopportabile, quasi tutti i volontari erano a riposo; ho iniziato ad ascoltare, o almeno a tentare di farlo, cosa volessero dirmi quei bimbi, un pò malconci, un pò soli.

scacciavo le mosche posarsi sui loro visi immobili, ed andavo ragionando sulle loro immobilità.

non potevano però essere fermi nel pensiero, anche se racchiusi da un processo in corto circuito. ho visto menti vagare tra le nubi bianche, e correre su specchi d'acqua, suonare strumenti, una anche ballare con i pattini sul ghiaccio. altri semplicemente chiedevano una mamma che li stringesse, o un papà che li portasse a fare un giro in bicicletta, un fratellino con cui giocare ai lego. sentivo questo, o forse ero io ad immaginare tutto così. silenziosi, a mio avviso parlavano tra loro: come gli animali riescono a capirsi d'istinto, anche loro comunicavano così.

mi chiedevo se realmente fosse così, e me lo auguravo.

vedevo una tavola imbandita con tutti loro seduti, che si scambiavano tranquillamente opinioni, ma poi guardavo il soffito bianco (fortunatamente bianco...) e balzava alla mente che questo era il loro panorama, il mondo che giravano, i locali dove andavano la sera, e quel silenzio disturbato da una radiolina gracchiante era la loro musica, i dischi che si facevano prestare dagli amici. le loro penne, i colori ed i fogli di carta erano lì, nell'aria, e la loro sconfinata fantasia li materializzava, facendoli volteggiare nel vuoto proprio davanti ai loro occhi. ma c'era marija che è cieca. quali oggetti allora? se non i colori, le sensazioni. quel caldo fuoco scintillante che si percepisce prima di andare a dormire, il campo stellato in cui corriamo quando ci premiamo le palpebre chiuse, in cui attraversiamo galassie di forme simmetriche, come li ha fatti suoi? my funny valentine, miles davis, o tequila sunrise, suonano nella mia mente. ed un bimbo sordo dalla nascita? quali le sue melodie?

il cruccio era su come immaginassero la continuità delle forme nello spazio, o quale fosse la percezione di suoni e rumori. arrivavo sempre a chiedermi quale fosse il loro ideale di vita, e se solo avessi potuto ascoltarlo... ascolto suite bergamasque e rivedo i loro occhi fare su giù destra sinistra e cogliere particolari e dilatare le pupille, le manine protese per toccare le tue labbra, per frugarti nelle narici o tra le palpebre e per strapparti un pò di barba, come se fosse la prima volta. come in un primo contatto con altre forme viventi.

come la prima volta.

la prima volta che vedono esseri umani cosi poco esseri e così straordinariamente umani. (sergio)

le loro prime volte, la prima volta più o meno di tutto, la prima volta che provassero qualche emozione, o un pò di calore.

delle vite così trascurate sono state private anche delle emozioni, delle sensazioni che il nostro essere umani può offrirci.

si. ma a loro interessa tutto questo? cioè, se lo pongono il problema? sono menti superiori che hanno risposte a tutte le domande, o vivono nell'apatia? o semplicemente sono esseri umani, scevri da ogni convenzione e vanità, semplici ed essenziali, come nessuno di noi è, il cui unico problema consiste nell'attuazione del loro pensiero?

ogni nostra attenzione ripaga questi bambini di una vita di indifferenze? loro vogliono questo?

mi risponde cecilia: non hanno bisogno di qualcuno di speciale, vogliono solo essere amati nel modo più semplice e spontaneo che ci sia.

come dei bambini, come dai figli, come mamma e papà.

non mi sono sentito fortunato, nè sollevato per la mia condizione normale, che poi quale sia il normale nessuno lo sa, ma unico spettatore dell'ermetica rappresentazione della commedia umana.

ho pensato al quanto sia triste l'abbandono, e nella vita di tutti i giorni come questo non ci appaia evidente pensando ai nostri genitori, ai fratelli, alle persone con cui non siamo in pace, a chi è lontano. io abito con nonna teresa, ma ci sono altre persone che dovrei riavvicinare, non abbandonare, ora che so cosa significhi.

non ho trovato modo di trasmettere tutto questo ad uno solo di quei bimbi, pur amandolo con tutto il cuore.

ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi, ma purtroppo non c'è modo.

l'unica era donargli tutto il calore che potevo, che tutti percepiamo, perchè un corpo ce lo abbiamo tutti.

mi sentivo male per non poter far altri sforzi tesi a migliorare la loro condizione.

visitavo le stanze dove notoriamente ci sono bambini non troppo simpatici, non troppo carini. daniel l'ho avvicinato solo quel giorno, ma è un grande. li travestivo, li facevo specchiare, suonavo canzoni anche se sono un pessimo chitarrista, cantavo nei loro orecchi, ho provato a far disegnare un bambino, ho fatto suonare la pianola e la chitarra a josip, ho portato marija ed altri sul prato a piedi nudi, nell'acqua, sull'altalena, vento nelle faccia, il sole sulla pelle, e li vedevo felici. però non era abbastanza per loro, e consideravo questi umili sforzi come un vano tentativo.

anche l'ostacolo della lingua era insormontabile, tanto che josip mi guardava stupito e si agitava nel letto, rideva, mentre leggevo libri trovati nella biblioteca con il mio croato dissacrante. però rideva. per lui forse ero buffo, ma quella era l'attuazione del mio pazzo ideale, e non riuscivo ad ottenere risultati meno esilaranti. tuttavia josip rideva, ed io ridevo con lio. ridere fa bene, migliora la qualità della vita.

capita spesso di riflettere sulla nostra vita, chiedendoci cos'è che conosciamo che fa bene e non dà problemi alla morale, e che vorremmo fare sempre. esprimere il nostro amore, in maniera incondizionata: facendo felici gli altri, siamo felici anche noi.

e da qui riparte la canzone che ci fa rivivere quel familiare clima d'amicizia: tutti sconvolti dall'amore dato e ricevuto nelle camerate, da quello che ci fa lavorare sodo nei campi o in casa, da quello dei momenti di comunità, degli scherzi, dei sorrisi, dei baci di ragazzi, dell'estate. (giorgia)

la notte è tutt'altra cosa. ascolti malinconico un carillion in lontananza, o il pianto di un bimbo, ed hai la costante tentazione di essere l'angelo della buonanotte. viaggiando con passo felpato tra i lettini bianchi, carezzi amorevolmente tutti quei visi, a volte anche deformi, ma così teneri, mentre cresce una sinfonia di violini. daresti la vita per loro, per poterli sentire parlare, ridere, per poterli vedere correre sul prato, o anche solo scarabocchiare su un foglio. in verità, in quel silenzio sembra di poter palpare un'aura mistica, un senso panico, di fusione con quel giagantesco meccanismo circolare che è l'universo. senti un contatto fraterno con l'amore, quasi una confidenza: ma a pensarci è quel che senti tutti i giorni, che però si risveglia con la veemenza di una tempesta, ma ha la delicatezza di un fiore che oscilla al vento. senti sciogliere quella patina che ti avvolge il cuore, e capisci l'importanza di un semplice gesto, il valore dell'essenzialità nella vita.

immagini che sia il momento di riconsiderare il proprio operato, da cui partire per trascorrere il resto della vita così. tuttavia, perchè qui non so amare? perchè tornati a casa il cuore si indurisce di nuovo?

[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 24/10/2002 @ 23:24:40, in io contro tutti, linkato 1721 volte):.

Un modo nuovo di scoprire
“Il Giardino delle Rose Blu”


In varie riunioni del gruppo di lavoro si è evidenziata l’esigenza di far conoscere di più e meglio, in primo luogo ai giovani, l’iniziativa del Giardino delle rose blu.
Per cercare d’incontrare quanti più giovani possibile, in un ambiente opportuno, si è pensato di proporre un incontro con le scuole medie superiori, in particolare con gli studenti degli ultimi due anni di corso.
Alla fine d’Ottobre è stata inviata a tutte le scuole medie superiori della provincia di Frosinone, comprese le loro sedi distaccate, copia della lettera che segue.
In essa si è proposto un incontro articolato in modo da non intralciare il normale svolgimento del percorso didattico: le scuole stesse programmeranno gli incontri nelle date più opportune previ accordi con i volontari.
Si pregano docenti, studenti ed operatori scolastici a vario titolo, di sollecitare gli incontri auspicati sensibilizzando personalmente gli operatori scolastici che hanno funzioni di responsabilità e, quindi, decisionali.

Marco Infussi



Prot. N° 58 Arnara 24/10/2002


AL DIRIGENTE SCOLASTICO

p.c. Dirigente Amministrativo
Collegio dei Docenti
Consiglio d’Istituto

Oggetto: sensibilizzazione degli studenti
al valore del volontariato


Nell’ambito dell’apertura della Scuola alle problematiche ed ai valori del mondo esterno, si propone alla S.V. l’attuazione di un incontro – dibattito con l’associazione di volontariato “Il giardino delle rose blu”.
L’associazione, costituita da giovani provenienti da molte regioni d’Italia, si interessa dell’assistenza e del recupero psico-motorio di bambini affetti da malattie genetiche.
Attualmente i volontari prestano la propria opera presso l’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra (Croazia) che ospita 110 bambini con diverse patologie d’origine genetica.
L’incontro è indirizzato agli studenti delle ultime due classi del corso degli studi medi superiori; per le scuole con sedi staccate si prega di estendere l’invito alle stesse.
L’intento è quello di mostrare ai giovani un volto della realtà che, anche se doloroso e per questo spesso nascosto agli occhi dei più, è illuminante sui valori di dignità e rispetto connaturati con ogni persona, sulla capacità d’amare e di essere amati che è una prerogativa caratterizzante ogni essere umano anche il più debole e, apparentemente, fornito di una vita solo vegetativa.
La struttura dell’incontro, con non più di cinquanta studenti per volta, potrà esser la seguente:
1. presentazione dell’associazione (10 minuti)
2. visione di una videocassetta, illustrativa del progetto, registrata nello scorso Agosto 2002 presso l’Ospedale di Gornja Bistra (20 minuti)
3. testimonianza dei volontari (10 minuti)
4. dibattito con gli studenti presenti (20 minuti).
Desiderando non intralciare la normale attività didattica, la data dell’incontro potrà essere stabilita di comune accordo rivolgendosi, possibilmente, a gruppi di due classi alla volta.
Si ringrazia per l’attenzione e, sperando che questa proposta d’apertura verso le necessità dell’altro (presentato, ai vostri studenti, da coetanei non da organi istituzionali) sia colta dalla S.V. in questo periodo storico in cui gli autentici valori della solidarietà sono spesso posti in secondo piano da interessi personali o di gruppo, si porgono distinti saluti.

Ermanno D'Onofrio
[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 25/12/2002 @ 12:30:12, in _muy felìz :., linkato 1863 volte):.

in verità, non c'è stata parentesi peggiore nell'evoluzione della mia arte che l'esperienza in universitor.it. senza religione, esclusa l'amicizia, nè tantomeno cultura.

persone, ma più che altro aggregati di proteine, dallo spessore di un foglio, ridevano per battute ingnoranti, senza scrupoli, ma nemmeno simpatiche, disquisivano di temi che non gli appartenevano nemmeno lontanamente, declinavano su questioni invece degne di minima nota, solo via etere, su una sterile mailing list, vinavil, senza contenuti, nè contenenti.

realmente uno stile senza valore.

mi dico a volte, un'esperienza, solo quella, ma non troppo bella. in fin dei conti essere vincolati alla decisione di un "capo", che nella fattispecie più dispotico e maleducato non si può, non è il massimo per una mente a cui è affidato il compito di creare immagine.

mi spiego, il mio ruolo era ovviamente quello di curare la grafica. mi si affidavano problemi dalla non facile risoluzione: icone 18x18 pixel (cioè, la punta di uno spillo, poi ditemi come faccio a racchiudere un concetto in quelle dimensioni...), loghi per tanto progetti poi rivelatisi inutili, manifesti mai stampati.

e io per tutto dispetto le mandavo su vinavil, invece di mandarle al webmaster, principalmente per richiamare all'attenzione tutti i partecipanti, per avere un giudizio da tutti. sempre entusiasti i soldati semplici, come me, e tachis, l'unico ragazzo degno di tale nome, che del resto è l'ideatore del sito. sempre in opposizione il trio degli amichetti, napster (e già dal nick notiamo la gigantesca creatività del webmaster, cioè...che più abusato non si può, come taggarsi con il nome di phase2, voglio dire, suona un pò wack, anzi è proprio da sucker), la sua donnicciola lisenne, e l'amico kdr, che è un misto dei peggiori aggettivi che nella mia scala personale posso attribuiread una persona.

andiamo per ordine.

napster. indubbiamente forgiato sugli elementi compilativi, html, java, php, ma realmente creatività, originalità, gusto pari allo zero assoluto. quadrato, rude nei modi, cerca di essere diplomatico con un linguaggio formale malcelando una pienezza di sè senza euguali. convinto di aver creato una fantastica realtà, che del resto come tutto nella vita può essere spazzata via in un attimo dal fato, o provvidenza che sia, nella fattispecie un virus o un semplice tuono. a volte ho pensato di essere vanitoso, ma conosciuto il soggetto mi sono oltremodo tranquillizzato. ha digerito solamente creazioni che hanno ottenuto un consenso generale e gridato ada alta voce nelle sterili email spedite quotidianamente. il resto delle cose non gli sono mai andate a genio, in particolar modo le mie posizioni da moralista del cazzo, problema che assolutamente non lo tange. quando capisce che il mio cuore è pieno d'amore, senza il minimo attaccamento a questa vita terrena, la butta sull'offensivo, accusandomi di pavoneggiarmi, mentre con tutte le buone intenzioni provai a non lasciare adito a questo tipo di interpretazioni. da che pulpito arrivava la predica... ma questo è un'altro problema, fortemente diffuso nella mentalità di tutti i collaboratori: senza morale.

la sua donnina, minormente piena di una vanagloria straripante, ma comunque diabolica, un cuore essiccato, senza sentimenti, scevro di ogni battito. ripudio per ogni religione, etica e soprattutto carità. anche lei, deficiente in cultura ma soprattutto in esperienza di vita. ne ho tratto più di qualche conclusione su come un ambiente come roma, cresca dei bambini fortemente diversi da quelli che conosco, da come sono stato, da come vorrei che fossero i miei. natale non esiste, l'inno italiano è una schifezza, non devi pensare scrisse un giorno, testuali parole: davvero nessun rispetto, ma quello che mi fa piangere il cuore è che manca di un barlume di scrupulo, di curiosità sui grandi temi dell'esistenza. materialismo cosmico, nemmeno un sogno o qualcosa che si avvicini alla fantasia o alle turbolenze dell'animo. senza sentimento.

l'amico. qui sicuramente raggiungerò i toni dell'invettiva, non della satira. presuzione di conoscere tutto e tutti, diffusa e va bene. nessun sentimento, nè morale e già detto.

il resto tutti anonimi. basti pensare che i collaboratori non si conoscono nemmeno di vista. come una torre di babilonia, crollerà.

[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 01/01/2003 @ 13:42:49, in _muy felìz :., linkato 1510 volte):.

...Crittografia sovrannaturale: l'attimo, il disegno, la consapevolezza...

Quella sensazione di disagio, di stupore mistico. Deja vu, o supposizioni, a volte ci permettono di interpretare avvenimenti in chiave premonitoria, e magari dopo aver colto il nesso ce ne accorgiamo.
Al momento però sembravano messi lì così, per caso.
E quello strano senso di disagio che proviamo è in realtà paura di quel che non conosciamo.

Ricordo la data in cui vidi Final Destination, la mattina dell'11 Settembre 2001.
Mi precipitai a scrivere sul mio libro delle note le prime impressioni: è un film che fa riflettere, e mette addosso un opprimente senso di ansietà, non credete?
Esiste il libero aribitrio? E la Provvidenza? Sembra cadere tutto, davvero. Abbiamo paura.

Cos'è allora la paura? Perdere il lavoro, non avere successo, un'avversa opinione pubblica, la morte sempre dietro l'angolo. Tutto ciò genera un paura che cerchiamo di fugare tramite lo yoga, tramite la lettura, divertendoci in vari modi, è l'essenza del "divertissement".

Generalmente non ci pensiamo a sufficienza. In ogni attività quotidiana la cosa che più ci preoccupa è il tempo, che ci permette di dimenticare, che rimargina le nostre ferite, almeno temporaneamente, che dissipa angoscia e frustrazioni.

Morire dev'essere qualcosa di straordinario, entrare in una dimensione che non abbiamo mai immaginato, totalmente sconosciuta. Una sensazione di gran lunga più forte di quel che ci fanno pensare i sensi, extracorporea, non legata ad alcun tipo di speculazione filosofica o morale: davvero pura.

Mi chiedo se abbiate mai conosciuto veramente l'amore. Penso che in realtà morte e amore vadano di pari passo. Spesso parliamo dell'amore come di qualcosa che può essere carnale o spirituale, una battaglia tra il sacro e il profano. L'amore è senza dubbio una sensazione totale: come la 'psyche' e il 'soma' di Platone, si tratta di manifestazioni di un'unica realtà, le facce di una stessa medaglia. Come la morte, l'amore è puro, e per amare bisogna morire ogni giorno, ogni momento, per il prossimo.
La morte quindi non è un taglio netto alla nostra vita, ma è la porta che attraversiamo per continuare a vivere in un’altra dimensione, che ci conduce ad una vita che sarà tanto più luminosa, quanto più coscientemente avremo portato a termine i compiti della vita terrena.

Certo, il film sembra precludere qualsiasi speranza: non c'è scopo o possibilità, non c'è libero arbitrio. Davvero ci stiamo dirigendo verso la nostra destinazione finale, all'incontro con l'oblio?
No, non è un annientamento totale dell'essere: egli muore non nel nulla, ma in Dio, ed è irrilevante per il defunto la distanza temporale tra morte personale in questo mondo e giudizio finale.

Ma è possibile morire anche rimanendo in vita: è morte anche l'assenza di rapporto con gli altri uomini, la morte dell'apatia e dell'ateismo, la morte dei deperimento, della perversione e della deformazione spirituale, la morte dello stordimento e del consumo.
Un deserto di valori, e lo spreco dei propri talenti è ciò che di peggio possiamo fare del gran dono della vita. Dio non è un torturatore e l'inferno non è un luogo fisico, ma la coscienza della Sua assenza, la consapevolezza dolorosa di essere senza Lui. L'entità di questa sofferenza - non voluta da Dio, ma dall'uomo che non ha voluto 'amare' - è l'esatto riflesso negativo della infinita gioia della salvezza. Per di più gli uomini che ignorano il Cristo, possono anche accettare o rifiutare la sua grazia. Ho visto ragazzi non professarsi cristiani, ma esserlo infinitamente più di molti farisei, che vediamo stringere le mani tra i banchi alla domenica, mani che però fan cose che non si raccontano. Inconsciamente, o chissà, forse volontariamente, hanno accettato la proposta di vivere con etica e morale, ma non lo affermano apertamente perchè intimiditi dal giudizio degli altri, della società in genere.
Dall'esperienza di questo genere di discussioni tra ventenni, so per certo che la cosa che dà più fastidio è l'immagine di una Chiesa storicamente legata al potere temporale: fortunatamente ci sono stati papi (mi riferisco a quello della nostra età di ragazzi, Giovanni Paolo II) che hanno osato chiedere pubblicamente scusa, nonostante le innumerevoli pressioni interne, nel tentativo di spiegare che non si dovrebbe badare troppo alla Chiesa-Istituzione, quanto al messaggio del Cristo, che è l'unica ragione della sua esistenza, e che è rimasto incontaminato nei secoli. Mentre, lo sappiamo, lo spirito è pronto, ma la carne è debole.



...Il segno...

Ho sentito raccontare molte storie, ma il segno è un'informazione strettamente personale: ecco che riveste importanza solo per chi lo comprende, e solo lui può giungere alla necessaria conclusione. Per altri potrebbe non significare nulla, essere scambiato per semplice superstizione, o per coincidenza.

Una visita al presepe. Improvvisamente si fulminano le uniche cinque luci che illuminano il campo di calcio costruito vicino alla capanna, e le luci della stessa brillano più intense.
Un triste monito, venuto dall'alto, colto dai sensi, ma non immediatamente comprensibile all'animo.
E' una chiara prova: qualcuno prepotentemente afferma la sua presenza, in un continuo spronare l'uomo al bene. La Provvidenza manda prove più ardue agli animi nobili, per temprarne spirito e virtù.
Noi come bambini seduti ai piedi di una grande Madre che tesse: percepiamo solo un disegno confuso, pieno di nodi e di fili tagliati che pendono. Ma ne stiamo osservando solo il rovescio.

Dovremmo quindi badare poco a quel che ci può disgraziatamente accadere: andrebbe troppo contro la spontaneità, la vivacità della nostra indole di ragazzi. L'importante sarà cercare di rendere felici tutti coloro che ci sono attorno. Saremo di rimando più sereni anche noi; soprattutto sparirà la paura, l'incertezza, il dubbio, perchè saremo tranquillamente gioiosi, consapevoli di dare sempre il massimo, di vivere pienamente la nostra esistenza, seppur breve. In fin dei conti..."Voi sbagliate tutto... (Mc. 12:27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc. 24:38) Io sono la risurrezione e la vita!"
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di piko! (del 05/01/2003 @ 18:11:20, in _muy felìz :., linkato 1765 volte):.

questo articolo, in tre differenti versioni, è comparso su ciociaria oggi, il periodico dei verdi e la freccia.

HipHop ... c'è qualcuno che butta al secchio la cultura

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso piazza Guadalupe per raggiungere un'amica, e sentirsi chiedere il significato di quei disegni che ti ritrovi sulla borsa che porti sulle spalle (da otto anni ed almeno tre giri del mondo) e che per giunta ti hanno rubato due volte. Tu cortesemente rispondi che li hai fatti quando avevi 14 anni...quindi non rappresentano l'attuale stato di evoluzione del tuo personale stile. Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se in realtà sei un writer, e tu, da buon b-boy fiero kaossiano, rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con gli sbirri hai preferito passare al legale. E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno per nome, che (letterale citazione) "non capisci un cazzo". Purtroppo la modestia è una freccia del mio arco, e pur avendone passate un bel pò in vita, sento di doverla all'umanità intera. Rispondo perciò "...sarà pure che non capisco un cazzo (e per giunta mi scocciava perchè ero davanti ad una suora), ma so il fatto mio". Ovviamente il signorino in questione desiderava incessentemente gli elogi di chiunque avesse incrociato il suo cammino, principlmente perchè vestiva oversize, ascoltava con il lettore cd portatile musica hardcore e parlava con uno slang abbastanza strano, in modo da far sentire a disagio chiunque non utilizzasse le stesse parole o semplicemente non ne fosse a conoscenza. Bene.

Sapete, parlerò in parole semplici, parte integrante della cultura HipHop è un detto di AfrikaBambaata, che recita "You wanna battle?!? Battle now!". Cosa significa per i non adepti...una sottile aura di competizione aleggia in ogni contest o jam mai organizzata, una sana battaglia il cui unico scopo è quello di permettere anche a chi è arrivato dopo, di evolvere (altro capisaldo) nello stile, nella mentalità e nella completezza. Peccato che la maggior parte di chi ha aderito a questo stile di vita, abbia completamente travisato il messaggio a cui gente come i membri di ZuluNation o PhaseTwo (solo per dire due nomi abbastanza rappresentativi) hanno dedicato la loro intera esistenza.

Vogliamo fare lezione di morale? Sai caro "mc" (così ti sei definito) di modesta caratura stilistica, hai trovato pane per i tuoi denti...alla base della cultura troviamo un messaggio quasi cristiano di fratellanza: la crew, un gruppo di amici, legati da un patto di sangue, che si riuniscono per una collettiva crescita interiore, sfidando di volta in volta altre crew, non esattamente nemiche (perchè ricordo che non viviamo nel Bronx di New York, ma solamente in una più semplice Italia) in modo da decretare quali siano i più meritevoli del rispetto degli altri, nelle 4 discipline di djing, mcing, breaking e writing. Io stesso mi sono cimentato, con l'impegno che profondo in ogni mio preogetto, in tutte e 4 le arti, ottenendo anche una rispettabilissima posizione nella mia zona. Peccato che non abiti però a Roma...

Se al posto di straparlare, molti di voi conoscessero profondamente l'opera di chi c'è stato prima, mentre in realtà siete a conoscenza solo degli ultimi arrivi, avremmo sicuramente salvato insieme una scena che in realtà in Italia è andata via via morendo. Passiamo per i rimanenti punti che avevo intenzione di rammentarti:

Livello 47, Zona Dopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia acca maiuscola cerca di aiutare i disagiati. Fratellanza Uno.

Io conosco tutti: ricorda che i vari Game, Gast ... e svariate cricche che nomini come tuoi "amici" in realtà non sono i primi arrivati, non sono i pionieri, e non hanno inventato nulla di nuovo. Ricordi l'Mdf Crew per portare l'esempio di Roma? Rispetto a loro miei simpatici fratelli! Hekto? Nemmeno nei prossimi 2395 anni i tuoi riusciranno a fare uno solo dei suoi 3000 pezzi. Per giunta i tipi che nomini sono conosciuti solo per i loro throw-up e per le tags che in realtà rovinano solo i vagoni di Fs e Metro, magari incise con la punta di diamante (ma non ricorderai l'articolo a cura di PhaseTwo che si intitolava Throw-Up o vomito?). Tutto ciò è fantastico!
Chi come Zio DeeMò, Flycat o Styng273 (solo per fare 3 nomi) ci crede nell'arte (e come me...) non può che sentirsi offeso...dov'è la ricerca stilistica? Dove sono i pezzi su superfici impossibili, a 30 metri da terra come dice Kaos ne "Il Codice"? Vedo solo tagz e sfregi...dov'è il colore? I vagoni... pieni di questo vomito. Riflettiamoci su.

Un pò di slang: "...tu non sei un vero writers". In realtà, per ovvie regole grammaticali dovrebbe dirsi writer, se poi magari credi che sia slang HipHop per chi la scena l'ha fatta questa è una vera e propria bestemmia...sa molto maccheronico. E uno. "Game (pronuncia game) e Game (pronunzia gheim)": se io voglio chiamarlo "game" ne ho tutto il diritto, essendo italiano. In realtà il nome di un writer (per scelta stilistica, dettata anche da una certa furbizia) dovrebbe potersi leggere in tutti i modi possibili. Chi invece copia dai nomi già esistenti (i furboni che si chiamano Phaise, mentre esiste Phase) sento di dire chè un pò un "coglione", nella vera accezione del termine. "...ma tu scrivi?" e qui lasci scoprire facilemente quali siano le tue inadeguatezze: ecco dov'è il punto, scrivi non disegni! Io ci faccio attenzione a dire che disegno! Voi scrivete e basta! Poi mi dici che tu canti...e abbiamo completato l'opera. E questo è negativo.

Tha Fantastic Partners: forse pochi eletti ne saranno a conoscenza, ma a fine anni '70 nasceva a New York una crew in cui era consentito l'ingresso solamente ai ragazzi che semplicemente erano i migliori a scuola, nello studio, a giocare a basket e con le ragazze. Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori della città...infatti alla fine si trovarono in 3, e tra i 3 c'era un certo CaseTwo, che se vogliamo dirla tutta è stato il primo a cimentarsi nel 3d.

La cultura musicale: il superbo esponente della scena romana, lui che conosce tutti, parlava di festini gabber...non ho la minima idea di cosa siano e chiunque lo sappia è invitato a scrivermi, ma di certo chi ascolta e si vanta della prorpia cassettina di musica hardcore, poco ne capisce del resto, considerando del resto un pò di rumore all'altezza del termine musica, che nel mio vocabolario non è poco. Esempi...Neffa, il mio preferito, ma pochi lo conoscono per la sua evoluzione per intero. Ricerca stilistica e musicale, semplice e lineare (esempio tangibile è "Vento Freddo"). Dal soul degli anni '70 (e dopo non sai nemmeno chi è Curtis Mayfield...) alla poesia di Dante. In realtà un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un produttore, ma sa mettere solo i dischi sul piatto, ed un mc che, come il signorino in questione, non abbia un vocabolario vasto e ricercato, non è degno della mia attenzione per il semplice motivo che manca di cultura.

Alla fine della breve disquisizione volevo introdurre un'altro capisaldo di questa cultura: respect! Detto tipico degli anni '70, che tutti gridano ma nessuno sa cosa significhi veramente. Rispetto per chi è arrivato prima e va bene. Rispetto per chi non si è ancora sfidato, e non è così scontato. Rispetto per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi non ce l'ha fatta, per la storia, per chi ci ama e chi non c'è più, per chi ci permette di trovarci qui, e questo è la radice del male in questo sporco pianeta. Implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, ma ora si è capito meglio chi (citando le tue inadeguatezze) "non capisce un cazzo"...

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HIP-HOP: QUALCUNO BUTTA AL SECCHIO LA CULTURA...
...ABBAGLIATO DAGLI ERRORI DI CHI LA PRENDE PER MODA.

Non so chi di voi lo ricorda, ma il buon Andy Wharol un giorno urlò tra la folla: "Everyone is an artist! So come and see!" (tutti sono artisti, cimentatevi anche voi!), ed è da tale premessa che possiamo affermare che writing è arte.
Uno stile che si è evoluto, nell'elaborazione e nella precisione delle rappresentazioni, mantenendo le caratteristiche di messaggio sociale; possiede le sue regole, basti pensare che ogni buon writer (dobbiamo chiamarli così, e non "graffitari") ha tale senso civico da curare l'aspetto di zone in degrado a sue spese, così, solo per passione.
Fondamentalmente due cose urtano il writer: la mentalità di chi non conosce questa cultura, e i vandali, proprio perchè troppo spesso i due nomi vengono utilizzati con la stessa accezione.

(Permettetemi tra parentesi delle brevi chiose sui vocaboli utilizzati.)

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso Piazza Guadalupe (Roma Nord), e sentirsi chiedere il significato dei disegni che ti ritrovi sulla borsa che hai in spalla. Cortesemente rispondi che li hai fatti quando eri più giovane, mentre pensi che da quei tempi il tuo stile si è evoluto, non che siano una vergogna, solo un ricordo.

Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se ti definisci writer: da buon b-boy fiero kaossiano (Kaos, cantante della scena dei centri sociali, definiva b-boy fieri quelli "seri") rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con le forze dell'ordine hai preferito passare al legale.
E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno di vista (letterale citazione): "certo che non capisci proprio un ca**o".
Silenzio, come per dire vabbè, non fa niente.
Era ovvio che il signorino in questione desiderava elogi, principalmente perchè vestiva oversize (vestiario largo, derivante dai metalmeccanici degli anni 60 americani), ascoltava musica hardcore (genere che poco si coniuga con radici musicali nel rhythm'n'blues e nel soul) e parlava in slang stretto.

C'è un detto di AfrikaBambaata (fondatori di Zulu Nation, organo mondiale per la diffusione positiva della cultura), che recita "You wanna battle?!? Battle now!" (Vuoi combattere? Fallo ora!).
In ogni contest o jam aleggaia sempre una sottile aura di competizione, si è pronti ud una battaglia il cui unico scopo è quello di permettere, anche ai nuovi adepti, di evolvere (altro capisaldo) in stile e mentalità.
Molti hanno però travisato i messaggi e i valori, oserei dire cristiani, che sono alla base della cultura: fratellanza, rispetto ed una continua ricerca finalizzata alla crescita.

Pensiamo a Livello47, ZonaDopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia H maiuscola cerca di aiutare i disagiati con un centro sociale tra i migliori d'Italia; quanti salotti no-global positivi e costruttivi, quante comunità di recupero; pensiamo che ZuluNation lavora per l'alfabetizzazione nei paesi sottosviluppati e nella lotta all'AIDS. All'inizio la battaglia era per i diritti dei neri d'America. Fratellanza Uno.

Respect! Per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi ci ama e chi non ce l'ha fatta, per la storia, per il lavoro degli altri, per chi ci permette di trovarci qui. Hip-Hop implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato, in molti campi che esulano dall'arte fine a se stessa.
Consideriamo la situazione romana: sempre meno artisti, sempre più ragazzini con le loro tag e i loro throw-up-vomito (chi ricorda quel che disse Phase2 a proposito?). A Roma si dice "scrivi", non "disegni". L'effetto è disordine e degrado, anche di edifici con importanza monumentale o appena restaurati. Sbagliato.
Rispetto Due.

Riflettiamo infine sul punto più importante con degli esempi. Tha Fantastic Partners, fine anni '70, New York: una crew in cui potevano entrare solo i migliori nello studio, nello sport, con le ragazze... Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori: alla fine si trovarono in tre, me ne uscirono tre artisti. Un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un dj, sa solo mettere solo i dischi sul piatto (ed è l'esempio di molti), ed un mc senza vocabolario vasto e ricercato, non è un mc, perchè manca di cultura.
Evoluzione Tre.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, perchè il male è profondamente radicato nell'uomo, ma ora si è fatta chiarezza su chi (citando le troppe inadeguatezze) "non capisce un ca**o"...

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IN RISPOSTA ALL'ARTICOLO DI CRISTINA IORIO APPARSO IL 29 DICEMBRE 2002 SI CIOCIARIA OGGI

Al di là della cultura, ricordiamo esserci il dovere di cittadini.
Rovinare così, peraltro per una semplice tag, uno dei pochi angoli rifiniti del centro, è un gesto che lascia trasparire l'assoluta inconsapevolezza con cui agiscono molti di quelli che l'immaginario collettivo identifica come writers.

Rifiutando l'identificazione con gli autori, si intende invitare i cittadini a non generalizzare sulla tematica writing: è anche rispetto per l'ambiente che ci circonda, per il decoro urbano e per il lavoro altrui.
In passato anche altri hanno sbagliato, ma è importante che poi siano cresciuti con la giusta mentalità, riconoscendo l'errore, prodigadosi per riparare, condividendolo con i coetanei.
Quindi no categorico a questo genere di interventi, che sono definiti vandalici anche dall'etichetta della cultura hip-hop.

E' palesata così una fondamentale, quanto necessaria, componente in questi ragazzi di oggi, spesso considerati apatici e tanto immobili dalla "critica": un'istintivo bisogno di esprimersi, in modi e stili differenti, di esternare sentimenti che un oppressivo sistema scolastico-lavorativo reprime, e di realizzare sogni che una società troppo orientata al successo, all'escalation sociale, allo status symbol, al consumismo costringe a chiudere in un cassetto.

No, non è l'apologia dei ragazzi: sono cuori che battono tra il grigiore di un ambiente socialmente poco stimolante, sono menti che palpitano di curiosità per la cultura, e animi che disprezzano la corruzione dei costumi dei "grandi", da cui dovremmo prendere esempio. E' creatività che nasce, e potenzialmente crescere in arte.
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di piko! (del 24/01/2003 @ 12:53:10, in _muy felìz :., linkato 1516 volte):.

Una breve proposta per risanare uno Stato distratto
Idee utopistiche per un colpo al cerchio ed uno alla botte: Giovani Artisti Vs Comune

Senza ambizioni, ma con grande fervore, mi capita di giungere alle soluzioni più disparate per migliorare un sistema che tuttavia conosco solo nell'ottica utilitaristica del cittadino, noncurante delle pressioni dei "potenti", dei media, forse anche della malavita, chissà.

Nota postuma: premetto che durante la stesura del saggio, ascoltavo, pensate il caso, l'opera di Giuseppe Verdi, quindi concedetemi il tono un pò polemico, è "quasi" involontario.

Penso a Ferentino, penso allo Stato italiano, partendo dal presupposto che per la solidità di un mandato è necessaria la fiducia e la stima dei cittadini, a cui si può giungere facilmente con opere visibilissime ai più: è necessaria un'evidenza tale da "urtare" gli occhi del passante.
Questo perchè considero la popolazione italiana non tanto antiquata e materialista, quanto ancora poco sveglia per recepire il messaggio di una rivoluzione dei costumi che tanto auspico, imperniata sulla ricerca e sulla cultura.
Perchè non è in dubbio, Italia è cultura, è arte, è turismo. E il turismo fa economia. Chi possiede il patrimonio del BelPaese? Chi così illustri menti?

Opere pubbliche, sistemazione del degrado, principalmente un paese più vivibile caratterizzato dalla presenza di opere d'arte in qualsiasi angolo, questo il mio sogno.

Non è poi così complesso: ogni muraglione di cemento (viviamo in collina, e ce ne sono ad esempio presso Case Popolari, salita da Pontegrande verso S.Antonio, strada per la Stazione, Tofe, San Rocco e sotto il Vascello) può potenzialmente trasformarsi in un'attrazione, con ovvi risvolti positivi per il turismo, vera forza per l'Italia intera.

Primo quesito: chi li realizzerà?
Dimentichiamo la forza di volontà di questi giovani d'oggi, vogliosi "sfondare" con le loro idee, di mettere in mostra le loro pulsioni interiori? Basterà mettersi d'accordo con ragazzi frequentanti l'Accademia di Belle Arti di Frosinone o Roma, o chiedere ai professori dei Licei Classico, Scientifico, Artistico, di selezionare alunni degni di particolare menzione. Vedo già l'espressione illuminata della passione che si accende, dell'ispirazione che dilata le pupille, subito pronti per cominciare : io stesso non vedrei l'ora di potermi mettere all'opera, considerando che il lavoro sarà un dono alla comunità, pubblico, firmato e riconosciuto, ma soprattutto che avrò una tela tutta mia, in cui proporre il meglio della mia creatività.

Secondo quesito: i soldi.
La superficie deve essere trattata per accogliere le opere, e creata anche una struttura atta a conservarle, non contando il materiale per l'esecuzione, ad esempio a mosaico o ad affresco.
Il Comune non ne trova. Ma non è poi così difficile ottenere sponsorizzazioni da ditte, anche dell'ordine delle multinazionali, premendo sui tasti della pubblicità positiva ed organizzando adeguate cerimonie e riscontro sui media.
Gli artisti otterranno una gigantesca vetrina sulla società che si aprirà al loro stile, e l'esperienza di un'opera pubblica celebrata da un'adeguata incisione descrittiva su marmo, affissa vicino l'opera.
Immaginiamo cosa possa significare per un ventenne questa responsabilità e vedere che un Comune serba in lui fiducia: subito estenderà l'invito ai suoi più stretti collaboratori, creando anche un certo movimento nell'ambiente dei coetanei. Chi ama l'arte poi poco se ne importa della vanità, e l'attuazione delle proprie capacità creative sono la migliore gratificazione.

Terzo quesito: cosa sarà delle opere?
Certo, il muraglione (ma è solo un esempio delle possibilità del progetto) necessita di una certa preparazione, che mira ad eleminare l'umidità (quindi isolamento con guaina plastica e catrame, poi stuccatura della superficie da affrescare oppure stesura della malta per il mosaico), ma questo non può bastare perchè le opere vanno anche conservate. Ecco quindi comparire una piccola tettoia (imperniata sul muraglione, non è poi così difficile...) ed una copertura con plexiglass molto rigido, che va ad incorniciare i colossi di colore (anche 30 metri...!), proteggendoli dalle intemperie ma anche da eventuali atti vandalici, e rendendo ancora migliore l'effetto scenico, magari con colonnine di cotto fatto a mano e coppi sulla tettoia. Finalmente un paese curato anche nella periferia, in cui anche le zone più cupe sono ravvivate dal colore in quantità industriali (pensiamo al percorso che facciamo spostandoci verso la Stazione). Infine vigerà una semplicissima legge, la cui attuazione sarà affidata agli autori stessi, o ad un eventuale responsabile di quartiere (vedi considerazioni successive sul servizio civile): chi rompe paga!

Risultato: ma sei scemo?
No, non sono scemo. Ci sono anche altre soluzioni, più semplicistiche ma meno efficaci.
Assegnare con bandi, agli alunni di suddette scuole ed agli interessati, la cura di ognuna di queste superfici. L'autorizzazione ad operare sarà strettamente personale, e loro stessi dovranno trovare modi e mezzi per poter realizzare forse la più grande tela che qualcuno gli metterà mai a disposizione. Quindi dovranno occuparsi del fund-rising con le sponsorizzazioni, con la speranza che il Comune possa dare una mano, almeno con una cerimonia ufficiale, magari la consegna di un riconoscimento, che sarebbe il minimo per chi mette a disposizione il proprio genio. Sarà quindi compito degli artisti curare ogni dettaglio delle fasi di realizzazione e la cura dell'opera dopo di essa.
Affidare queste superfici ad esempio alle opere estive de "Il Gabbiano" per i più piccoli (che si spera continueranno ad essere adeguatamente finanziate dal Comune, poichè tra i pochi segni di vitalità di questo paese). Fondamentalmente il problema resta irrisolto, perchè l'intenzione era quella di ottenere opere imponenti, durature, testimoni dell'evoluzione di artisti, anche se ancora in erba (ma che in futuro potrebbero crescere in importanza), di un bello oggettivo e di importanza culturale e chissà, ce lo auguriamo, un giorno anche storica, monumentale, artistica.
La peggiore soluzione, visto che a volte ai piani alti per non ascoltare tutte queste voci si dà un "contentino" ad ognuno, sarebbe rendere tutte le superfici libere, come spazio comunicativo. Vi avverto di già, succederà l'inevitabile senza un moderatore: caos e immoralità, lo spreco ed un degrado ancora maggiore, basti pensare all'edificio del Liceo Martino Filetico.

Fin qui non mi sembra un proposta utopistica, aspettate di ascoltare le altre...



Passiamo ora dal Comune allo Stato.

Leva obbligatoria e servizio civile: introduciamo la pubblica utilità.

Già da tempo l'Italia è passata su posizioni più pacifiste, come vuole l'articolo 11 della Costituzione. E ci mancherebbe pure, fortunatamente non siamo americani e tra i tanti nostri difetti quel vizietto non c'è.
Ma tutte queste caserme, campi militari ed esercitazioni a cosa servono?
Perchè non si crea un corpo molto più selezionato, formato dai migliori, che si arruolano per scelta personale?
Perchè non si mandano i ragazzi ad crescere in strada, un corpo potentemente forgiato da presidii anti-mafia, dalla lotta al contrabbando e dal controllo dell'immigrazione clandestina?
Mi si obietterà: costa troppo. Si, ma mantenere tutti nelle caserme non costa ugualmente?
Ed ha effetti positivi sul cittadino? Almeno così si potrebbe migliorare la qualità di vita ed innalzare il livello di sicurezza della nostra Italia.
Qui c'è la mia soluzione. Ognuno di noi ha un debito verso lo Stato: chi decide per la leva, chi per il servizio civile.
Oggi anche le donne possono arruolarsi e con la parità il gentil sesso sta rimpiazzando gli uomini nelle posizioni chiave, anche perchè ci sanno fare, diciamolo.
Allora perchè non estendere l'obbligo anche alle donne?
Queste le clausole: leva obbligatoria di 9 o 10 mesi, in strada però, oppure servizio civile di 12-14 mesi (sicuramente meno rischioso, non credete?).
Gli uomini saranno chiamati al servizio di leva e potranno scegliere l'obiezione di coscienza; le donne saranno chiamate al servizio civile e potranno scegliere la leva.
Penserete che sia una precisazione inutile, invece no: è un sottile giochetto di antropologia, pensateci.
In molti, solo per pigrizia, non scelgono, vanno dove sono chiamati.
E' lo stesso per il diritto di voto: purtroppo siamo tutti un pò sfaticati e "comodini", e l'affluenza è sempre scarsa (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

La forza lavoro a disposizione dello Stato, completamente gratuita, è così raddoppiata. Cosa farne?
Chi decide per la leva si addestra in strada, in situazioni reali con conseguente esperienza diretta.
Gli obiettori come al solito scelgono una loro destinazione ed hanno impegnativi orari di assistenza.
Ma ora sono molti, molti di più: si potrà così introdurre una sottosezione del servizio civile, che è quello della pubblica utilità.
Si parlava prima di responsabili di quartiere: potrebbero tenere sotto controllo le problematiche di zona, comunicarle con report e relative soluzioni.
Ma attenzione a non mettere in mano denaro a questi ragazzi, già ne va perduto tanto in altre tasche prima di farlo arrivare ai quartieri.
Ecco l'occasione per responsabilizzare i giovani, che si impegnano in un ruolo importante nella gestione comunale, che avrà così manodopera a costo zero per molte attività collaterali, come quelle di controllo del traffico all'uscita delle scuole, del verde pubblico, di supervisione dei lavori pubblici (perchè si sa, spesso senza supervisori i tempi di lavorazione si dilatano...cosa fate quando avete i muratori in casa, non li spronate a lavorare sodo?), e questi sono solo pochi esempi delle possibili applicazioni (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

Torniamo al discorso più generale.
A volte mi chiedo: sarà mai possibile eliminare del tutto le sezioni organizzative riguardanti la guerra, tramite accordi internazionali di non belligeranza reciproca e di disarmo totale?
Una certezza, visti gli interessi in gioco: fin qui non si arriverà mai.
Penso solo a quanti capitali si renderebbero disponibili da impiegare per i cittadini, ma devo ammettere di essere solo un sognatore pacifista.
Però se si creasse un esercito unificato europeo? Nel senso di un corpo comune a tutti gli stati, di numero complessivo certamente inferiore, ma con maggiore qualificazione (volontario che scelgono la carriera) e qualità degli armamenti (molti paesi comprano armamenti comuni)...potrebbe funzionare? Visto che vanno impiegnati solo in missioni di difesa...

Non dimentichiamo il sistema elettorale.

Punto primo. Perchè non si ritorna al sistema precedente, che vedeva il popolo votare le proprie leggi, come vuole la democrazia?
Perchè il nostro tenore di vita deve essere stabilito da chi spesso persegue il proprio tornaconto?
Perchè il nostro interesse passa in secondo piano in favore di quello dei potenti?
Vi faccio un esempio. Sappiamo tutti che dilaga l'assenteismo nelle Camere.
Ma guardacaso quando si è trattato di votare per un aumento di stipendio, tutti erano presenti in giacca e cravatta, e per la prima volta tutti d'accordo: guarda un pò, solo 30 o 40 milioni di lire al mese in tutto.
Sarei tanto curioso di vedere il risultato di queste proposte tra i cittadini...finalmente una normalizzazione tra questi squallidi divari.
Per non parlare delle agevolazioni...in pratica qualsiasi aspetto della vita quotidiana e mondana è gratuito. Cosa dà questo diritto in più rispetto ai cittadini "comuni"? Per non parlare della storia dell'immunità parlamentare....Io, disoccupato, metalmeccanico, ma anche medico e ricercatore, vivo di stenti e di umiliazione, lavoro il doppio di te e non sbarco nemmeno il lunario. E' giustizia?
Calcoliamo quanto lo Stato potrebbe risparmiare senza tutti questi sprechi: come dire, piove sempre sul bagnato, e Marx non si sbagliava a dire che il capitale si sarebbe concentrato via via nelle mani di pochi.
Supponiamo per assurdo che si possano risparmiare 5000 euro x 10 mesi x 600 uomini circa = 30.000.000 euro. Ragazzi, con trenta milioni di euro all'anno (l'anno di 10 mesi, s'intenda...) vuoi che non sia costruita una monumentale opera pubblica, orgoglio nazionale, o restaurati monumenti, o finalmente destinati capitali alla ricerca?!?
Scusate gli innumerevoli voli pindarici, torniamo sulla terraferma.

Punto secondo. Un innovativo sistema elettorale in cui sceglie finalmente il popolo, più giusto, che tenga conto delle irregolarità della distribuzione di capitale, ma che vada incontro alle masse e alla loro pigrizia, portando il voto in casa.
Internet e le telecomunicazioni sono la frontiera.
I sistemi di autenticazione on-line sono ormai una realtà comune, ed ognuno di noi possiede anche una identità virtuale, un avatar che tiene conto di tutti i suoi rapporti con lo Stato, che dovrebbe essere personificato dal fatidico tesserino con il chip, che si spera arriverà prima della notte dei tempi.
Ormai su Internet si può eseguire qualsiasi operazione: transizioni bancarie ed acquisti, richiesta di informazioni e comunicazione di dati (ad esempio l'autolettura per il contatore dell'energia elettrica).
Perchè allora non votare? E per renderlo ancora più comodo, perchè non permetterlo con un semplice messaggio sms dal telefonino (che questa strana cultura vuole quasi in rapporto 1/1 sulla popolazione)?
La procedura: inserire un codice di autenticazione personale (comunicato in via strettamente personale dallo Stato, come si fa con la consegna dei documenti), il numero della legge da votare (ad esempio XXXGGMMAA dove x è il numero della legge g/m/a è giorno/mese/anno, ma non è indipensabile, vedi ragionamento sul numero telefonico) ed il parere (SI/NO, cos'altro di più semplice?), infine inviare al numero comunicato.
Accordi tra Stato e compagnie telefoniche (altro business per l'economia italiana: se lo stato investe su aziende nostrane non può che far bene) permetterà l'acquisizione in affitto delle infrastrutture e delle procedure: qualcuno terrà nota delle votazioni (i tabulati delle compagnie), e per non sovraccaricare i router telefonici si potrebbe istituire un numero diverso a seconda del prefisso (ad esempio tutti coloro che votano da un telefono con prefisso 339 dovranno inviare il parere al numero 339XGGMMAA, così non c'è nemmeno più la necessità di inserire il numero della legge, perchè varia da numero a numero).
Un messaggio di ritorno comunicherà l'avvenuta votazione, o la presenza di errori con la possibilità di correggerli re-inviando il messaggio: eliminate tutte le schede nulle.
Via internet la situazione si semplifica grandemente, considerata la possibilità di interfacce semplici ed esplicative, si potrebbe anche inviare un'email ad un dato indirizzo formattata come l'sms.
Semplicissimo infine calcolare gli exit-poll: con questa gestione informatizzata, scompare tutta la manodopera per la validazione e i giorni di chiusura delle scuole, che tuttavia ricordo con gioia.
Altri soldi che si risparmiano da dedicare alla ricerca e ai servizi al cittadino.
Il problema più evidente è: ma gli anziani sapranno usare internet ed il telefonino?
Ed ecco che entrano in gioco i ragazzi del servizio civile esteso: le forze sono ora raddoppiate, e raggiungere tutti sarà più facile, grazie a delle liste comunali di soggetti da assistire dal punto di vista teconologico.

La mia visione non si conclude a queste idee strampalate, ma non intendo essere prolisso, anzi perdonatemelo.

Allora, cittadini, siete o no feriti nell'orgoglio?
Quando ci organizzeremo in maniera capillare per sovvertire questo ordine ingiusto per noi comuni mortali?
[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 22/02/2003 @ 13:02:30, in _muy felìz :., linkato 1523 volte):.

un'altra proposta per l'associazione culturale il cartello

nel tentativo di riabilitare un patrimonio storico come il teatro romano sull'acropoli, e nella necessità di animare l'estate ferentinate, convogliando spettacolo, commercio e cultura, potrebbe essere istituito un pubblico concorso teatrale, da svolgersi annualmente la seconda settimana di giugno, in modo da sancire anche l'inizio dell'estate.

la manifestazione consisterà nell'esibizione, che durerà da domenica a domenica, delle compagnie teatrali locali, anche amatoriali, con commedie, tragedie, metateatro e anche cabaret.

l'invito formale ad attivare un laboratorio teatrale verrà inviato a tutte le scuole, anche fuori provincia (sottolineo tutte, non solo i licei): sarà possibile portare in scena anche più di un'opera, o magari riutilizzare quelle degli anni precedenti; il concorso sarà comunque aperto a chiunque voglia partecipare.

e' fondamentale la diffusione pubblica della proposta, con manifesti e qualche lettera personale.

importante anche tenere alto il livello delle rappresentazioni, affinchè la proposta si trasformi in una manifestazione annuale, che goda anche di un certo prestigio.

i premi saranno dei trofei, e delle targhe di partecipazione per tutti. nell'eventualità di sponsorizzazioni si potrebbero aggiungere cene ed affini.

insisto tanto sull'aspetto economico perchè sembra che l'univa verà difficoltà consista proprio nel reperire fondi: se consideriamo la natura del progetto è semplice pensare che gli unici costi sono quelli per l'amplificazione e l'illuminazione. volendo si potrebbe anche fare a meno dell'amplificazione, considerata l'acustica della piazza dell'acropoli e l'esperienza dell'estate 2002 in piazza matteotti, dove si è esibito il liceo martino filetico.

e' necessaria però la riabilitazione del teatro romano, con interventi sulla pavimentazione, sull'impatto scenografico, sulla zona retrostante (le quinte e i camerini), per cui allego alcune idee.

sarà la possibilità di avere piazze gremite di spettatori già dai primi di giugno, richiamando alla provincia il nome di ferentino, troppo spesso abbagliato da manifestazioni molto popolari, ma poco impegnative.

ringrazio anticipatamente per la cortese attenzione,

marco infussi

modello di lettera per le scuole

all'attenzione del liceo martino filetico, ferentino

nel continuo impegno profuso dall'associazione il cartello nella diffusione culturale, con il patrocinio del comune di ferentino, è indetto un concorso teatrale, che si terrà la seconda settimana del giugno 2003, presso il teatro romano dell'acropoli di ferentino.

il vostro prestigioso istituto è invitato a partecipare alla competizione con commedie, tragedie, metateatro o cabaret interpretate dagli studenti.

e' possibile l'iscrizione anche di membri o gruppi fuori dall'istituto, di qualsiasi fascia d'età, e la presentazione di più opere in concorso.

i premi saranno gentilmente offerti da ... e consisteranno di ...

fermamente convinti del vostro interesse, ringraziamo anticipatamente per la cortese attenzione

... e poi altre formalità del genere ...

qualche nota

e' assolutamente fuori discussione una quota di partecipazione, perchè escluderebbe troppi partecipanti

importantissima è la necessità di adeguare il teatro romano dell'acropoli alla manifestazione: deve essere sfarzoso e con un'illuminazione spettacolare (presenterò dei disegni)

[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 06/04/2003 @ 11:29:45, in io contro tutti, linkato 1970 volte):.

in pieno fervore, dopo aver scritto a mezzo mondo, ci provo anche con la epson, con una richesta ragionevolissima. cosa accade? nulla. nessuna risposta. bel customer care! ed io scemo che ho sempre scelto epson. e non è l'unico caso! allora dici: mi iscrivo ad una associazione dei consumatori e li faccio piangere. eh no, prima PAGHI l'associazione dei consumatori, con mille tariffe assurde, abbonamenti, sottoscrizioni eccetera, poi se la tua causa gli sta a cuore magari rimedi qualcosa.

non ho mai invidiato gli americani, ma le loro associazioni dei consumatori davvero hanno i mitra in mano. è conseguenza del loro sistema legale: l'avvocato intenta una causa enorme, e ci prende una percentuale sopra. non è come qui, che devi pagar tu l'avvocato e se va male hai buttato 50 milioni e dieci anni. il sistema è tutto da rifare.


stimatissima epson italia,

vi scrive un vostro cliente, a voi fedele già dai tempi in cui la qualità si misurava ad aghi e colonne. non ho mai voluto saperne di prodotti che non fossero epson.

ultimamente però sono rimasto decisamente amareggiato: ho acquistato la bellezza di undici (11!) vostre stampanti, e le ho viste rompersi senza rimedio una dopo l'altra.

ho contattato i rivenditori, ma nessuno vuole saperne nulla di riparazioni. mi sono recato al centro assistenza della mia zona, ma l'unica risposta è stata che andavano buttate, perchè al posto di ripararle conveniva comprare lo stesso modello nuovo.

vi dico una cosa: la mia epson lx-400 funziona ancora adesso, con tutto che ha lavorato in condizioni penose. due stylus color 600, una stylus color 740, tre c20-c22, due c-44, sono finite invece in cantina, dopo nemmeno un anno dall'acquisto.

per non parlare poi delle cartucce: ho speso cifre esorbitanti per comprarle sempre originali, per poi doverle sistematicamente buttare perchè la stampante si rompeva. e sempre con lo stesso messaggio: luci lampeggianti alternativamente, e "alcune parti della stampante hanno esaurito il loro ciclo vitale".



a me sembra una bella presa in giro.

in primis, dimenticarsi della qualità di produzione di un tempo, costruendo stampanti programmate per rompersi dopo un certo periodo. e non negate che ne siete consapevoli, perchè moltissimi miei amici e conoscenti hanno avuto gli stessi problemi!

in secondo luogo, è una presa in giro vendere le macchine a prezzi stracciati, per rifarsi sui materiali di consumo.

infine, scherzetti come la mancanza di cavi usb forniti con la stampante fanno innervosire il consumatore. non consideriamo poi un servizio di assitenza che fa il gioco della casa madre, richiedendo troppo per la riparazione, e consigliando di buttare la macchina che si è dovuta peraltro trasportare a proprie spese.

il bello è che faccio anche parte dell'epson club, che garantirebbe agevolazioni ai clienti abituali, fatto mai verificatosi. ho ricevuto almeno tre club epson card (una anche con cognome "inpussi", invece che "infussi"), tuttavia anche esibendola non ho ottenuto nessuna attenzione particolare.



allora ragioniamo su una situazione che è comune.
un qualsiasi cliente che abbia dieci stampanti rotte consecutivamente per lo stesso motivo, con buona volontà se le carica dal suo paesino per portarle a sue spese fino a roma (il centro di assistenza più vicino). fin qui si può esser anche disposti, in fin dei conti sono ben dieci!
ma se poi ci si sente dire che vanno buttate, e soprattutto che si devono spendere altri soldi per un prodotto che si possiede già in innumerevoli versioni, allora tutta la storia diventa un affronto!

viene si spontaneo ricorrere ad associazioni di consumatori, con conseguenti pessime figure da parte della ditta produttrice.

eppure, eccomi qui, fedelissimo, a voler acquistare una laser (almeno tagliamo la testa al toro).

quel che più mi urta è che il gioco da voi perpetrato è rivolto ai piccoli consumatori, che non avendo voglia di fare questo genere di pellegrinaggi, si tengono la inutile stampante rotta a casa. e questo non è affatto corretto.



visto che un'azienda delle vostre dimensioni dovrebbe tener bene in considerazione il customer-care, credo proprio di poter richiedere quantomeno la riparazione, o la sostituzione delle mie stampanti, visto che mi servono per lavoro. o, in caso di vostra somma magnanimitò, sostituirle tutte con una laser decente, vista anche la perseveranza con cui mi servo dei vostri prodotti.

mi spiace dirlo, ma dovrò altrimenti rivolgermi ad una delle tante associazioni che tutelano i consumatori, immaginandomi già seduto sul rosso divanetto di "mi manda raitre", con tutte le mie belle stampantine al seguito.



ringrazio per la cortese attenzione, certo di una vostra celere ed effettiva risposta.

con stima,



marco infussi
[piko!] said: _se clicchi qui leggi gli articoli @05nov2003gmt+01:00 permalink   [piko!] said: _storico storico  [piko!] said: _sei vuoi stampare questo articolo devi esser decisamente fuori con l'accuso... [piko!] print
 
di piko! (del 11/05/2003 @ 13:56:40, in _muy felìz :., linkato 1678 volte):.

E adesso il transitaggio si è concluso.

Presentazione
Almeno fino a quando la mia generazione non avrà occupato i posti chiave nelle agenzie deputate alla fabbricazione del canone, dubito che verrà riconosciuto negli ambienti della cultura "alta" il valore letterario del rap in italiano. Una scena, quella hip hop italiana, che ultimamente sta tirando le cuoia, almeno in termini di visibilità mediatica. Ma che comunque, nella quindicina d'anni in cui ha saputo farsi sentire a un pubblico più ampio delle 20 persone della crew di appartenenza e pochi altri, ha prodotto cose, che sono decisamente più interessanti dei versi di Patrizia Valduga o Milo de Angelis, per dire.

Notarella storica
Che la scena hip hop italiana stia andando definitavemente a puttane, che si sia vicini al "si salvi chi può", è provato a posteriori dalle defezioni eccellenti di Articolo 31 (Domani smetto, 2002) e Neffa (Arrivi e partenze, 2001); e dal fatto che i rapper più comunicativi e compiuti degli ultimi anni siano stati personaggi defilati rispetto alla logica delle crew (Caparezza e, in parte, Sottotono, che più che defilati, sono stati osteggiati dalla scena delle crew). In tutto questo si può certo attribuire una buona parte di responsabilità alle case discografiche, ma il punto è: a un certo punto, l'hip hop italiano si è involuto in una perenne contemplazione del proprio ombelico di mc, con gente che ripeteva, variando, sempre le stesse cose: siamo forti, siamo cazzuti, siamo massici; lo smì di chance non ve n'ha, fare l'mc è una cosa seria, e così via, lodandosi-imbrodandosi. Sempre meno attenzione veniva posta su temi sociali, politici, o anche solo esistenziali. Di qui l'adozione di un linguaggio non più pianamente denotativo, ma di non un gergo che, per quanto suggestivo, era incomprensibile ai più, fitto com'era di tecnicismi, neologismi, riferimenti culti alla scena. (Dopa? Fotta? Ballotta? Musta? Smì?) Tra i primi ad abusarne, Neffa: l'inconsistenza contenutistica dei suoi due album "solisti" (I Messaggeri della Dopa, 1996, e 107 elementi, 1998, è sotto le orecchie di tutti). Si è assistito all'abbandono generalizzato del rap come strumento per "commentare", "sottotitolare" e financo "ledere" il reale (Frankie Hi-NRG, Faccio la mia cosa, 1993). Il rap ha cessato di essere quel "colpo diretto/ assestato al Sistema dal profondo del ghetto" (sempre Frankie, Potere alla parola, 1994). E più che di cose, si è cominciato a parlare di parole, ingenerando una spirale autoreferenziale e metalinguisticamente nociva, che, anche a causa dell'inconsistenza ideologica di molti mc, non poteva non portare alla desolante situazione attuale, in cui, se non fosse per vitaminic e similia, avremmo il disbandment totale di ogni guaglione dopalistico superstite. Sappiamo tutti che non è la forma-rap, in sé, ad avere stufato il pubblico - Caparezza l'ha dimostrato molto bene con Verità supposte (2003), un album ricco di spunti, riflessioni, cose, magari banali come il dentifricio Paperino's, ma in cui uno ci si può ritrovare, senza dover essere per forza transitato in Zona. Infatti, ciò che ha scoraggiato e allontanato tutti coloro che non erano b-boyz ortodossi, tutti quelli che, cioé, erano ascoltatori occasionali ma competenti, è stata la carenza cronica di contenuti, la perenne reiterazione di moine della serie "noantri vs. the suckaz". E' stato davvero "il principio della fine delle posse". E questo senza negare le doti tecniche dei nostri mc, sempre molto capaci.
Tutto questo mi fa e mi ha sempre fatto una gran rabbia, perché io nel 93-94 ascoltavo Strade di città (Articolo 31), Quel sapore particolare (Otierre), Hardaswallow (Radical Stuff), Verba manent (Frankie Hi-NRG), e cazzo se promettevano bene. Promettevano cieli e terra nuova. Ma già un paio d'anni dopo la musica era cambiata, facevano tutti a gara ad autoghettizzarsi in varie "zonedope" e a tirarsi merda tra loro (Kaos vs Articolo 31, Sottotono vs tutti, per dire i casi più famosi). Ne II mondo che non c'è di Chief & Soci (1996) già non si capiva più di cosa parlassero 3/4 buoni delle canzoni. Come se per fruire dell'oggetto estetico in questione, uno avesse dovuto impararsi per bene la geografia delle crew e tutto il loro frasario più l'intero impianto aneddotico di cazzi loro di ripicche e ripicchette e noi-siamo-più-stilosi-vi-facciamo-un-culo-tanto e cose così. Nessuno allora si rendeva conto che così facendo non si sarebbe andati da nessuna parte, in un'operazione che era autolesionismo delle pudenda bello e buono. Giù allora di tecnoletti iniziatici, alla faccia dell'mc "dal linguaggio universale" di cui cantava Zippo in Così Com'è degli Articolo 31 (1996, all'epoca già ampiamente scomunicati da tutti e accusati di selling out). Intanto, gli eterodossi come Frankie, che con La morte dei miracoli (1997) già muoveva verso territori di cantautorato rap, cercavano di svincolarsi dalla logica gruppale, dalle smanie rivendicative e dalle manie di persecuzione che sembravano affliggere i rappettari italiani alla metà dei Novanta. Altri, che pure nella scena erano immersi fino al collo, riuscivano comunque a mantenere un miracoloso equilibrio tra gli obblighi imposti dall'appartenenza alla repubblica degli mc e le urgenze esistenziali e liriche - penso a quel capolavoro assoluto che è Fastidio di Kaos One (1996). Ma ciò che è fatto è fatto. "A Doc vorresti chiedere aiuto/ salire sulla Delorean/ tornare al passato". E tutto quel patrimonio, tutto quel potenziale, appare oggi dissipato malamente.

Analisi
Ma chiudo questa parentesi storica e ritorno al succo di queso post: voglio tentare un breve esercizio di analisi su una strofa di rap italiano. Non escludo che in futuro potrei sentirmi di ripetere il tentativo. Il case-test è Rispettane l'aroma, canzone-manifesto (e singolo radiofonico, ai tempi in cui il rap italiano girava ancora in radio) tratta dal secondo album degli Otierre, Dalla Sede (1997).
Farò una breve analisi metrico-stilistica dell'attacco della strofa di Esa aka Il Presidente. Esa è uno dei migliori mc che l'Italia abbia mai avuto, e sicuramente è il più capace tra quelli ancora in attività. Ascoltate Quinto potere (2001), secondo LP della sua nuova crew Gente Guasta, e capirete. Nel corso degli anni le doti vocali e respiratorie dell'mc zazzeruto di Varese si sono progressivamente affinate, sia in termini di capienza del flow che di variazione timbrica (spettacolari le parti in stile ragga che ogni tanto si concede). A ciò si aggiunge una grandissima abilità di versificatore, con soluzioni formali di notevole complessità (per esempio nella struttura delle rime), che in Italia solo Frankie e, in misura minore, Caparezza, sanno padroneggiare altrettanto bene (oltre a Polare, altro gran rimatore, anche se decisamente meno carismatico del Presidente.
Il pezzo fa così:

L'mc che dichiara guerra aperta,
l'infame che diserta,
il pezzo di pane, il pezzo di merda,
lo stato d'allerta, la tregua,
il perditempo che sta inseguendo una cometa,
lo stratega, con in mente robe mega.

Che Esa ne fosse consapevole o meno, questa struttura è quella del plazer-enueg della poesia provenzale: la lista di immagini-oggetti (rispettivamente positivi e negativi). L'enumerazione, condotta con il ricorso a un rigoroso asindeto (assecondato e potenziato nell'esecuzione da pause ritmiche enjambanti e enfatizzanti), produce ovviamente un effetto di accumulazione: sono presentate diverse possibilità esistenziali, situazioni, atteggiamenti: in generale si rimanda al modo in cui uno può rapportarsi alla canzone e, in senso più ampio, a tutta l'etica-estetica hip hop a cui essa si salda. Gli elementi elencati sono appaiati in coppie antitetiche. Si aprono e si chiudono con la figura dell'mc: eroica nel primo verso - che è semplicemente memorabile, nella dittologia assonante che lo conclude-; più articolata e obliqua nell'ultimo, dove a essere enfatizzato è il "pensare largo" del fiero b-boy. Il lombardismo "robe" indica indefinitezza e potenziale, subito temprati però dalla concretezza, molto terrena, del termine.

Analisi metrico-prosodica: nel rap i versi sono irregolari, e infatti ciò che conta è la rima, che in questo genere viene esaltata e rivitalizzata come mezzo per legare le parti, più che come suggello alla regolarità del verso. Abbiamo tre rime perfette in ERTA ("aperta", "diserta", "allerta") che rimano imperfettamente (l'imperfezione è minima: sonorizzazione della consonante dentale t) con "merda". A questo gruppo di rime si salda un sistema di assonanze E-A con "guerra" "tregua", "cometa", "stratega" e "mega" (queste ultime a loro volta rimano tra loro, e, imperfettamente con "tregua"). Come è tipico nella struttura del verso rap, si tratta di rime baciate, a breve distanza l'una dall'altra. La legatura rimica tra le parole è stretta (ma decisamente meno marcata nell'esecuzione) anche tra "infame : pane", e "perditempo : inseguendo".
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di piko! (del 15/05/2003 @ 13:57:16, in io contro tutti, linkato 1656 volte):.

All'attenzione de

Il Magnifico Rettore Prof. Finazzi Agrò

Il Presidente della Facoltà di Ingegneria, Prof. La Bella

Università degli Studi di Tor Vergata
Roma





Oggetto: Proposta per modifiche al nuovo ordinamento.

Una generazione disgraziata è certamente quella che comprende le classi 1980, '81 ed '82, investite da più o meno qualsiasi riforma scolastica dell'ultimo ventennio. Anni di transizione, spesso scontati tra incomprensioni del corpo docente, carichi di lavoro errati ed orari discussi a tavolino con poco senso pratico. Era già successo ai tempi del Liceo, con ovvie insurrezioni, poi per la maturità, con le commissioni esterne, ed ora all'università con il nuovo ordinamento.

Conosco più di qualche ragazzo che studiava con il vecchio metodo, a fronte di esami semestrali dai programmi sconfinati, e dell'età media di permanenza in accademia di 8-9 anni. E questo è sembrato sbagliato, d'accordo. La parola chiave è stata snellire, rendere più dinamici i corsi. E dinamici lo sono diventati sin troppo, visto che il ritmo incalzante con cui si susseguono gli esami, almeno qui a Tor Vergata, li rende difficili quasi quanto quelli del vecchio ordinamento.

Ricordo una frase del docente di chimica prof.Ceccaroni, il primo giorno di lezione, nell'ottobre 2001: non conta la velocità con cui si apprende, quanto quel che si fa di quel che si è appreso.
Il modus operandi di questo ordinamento sembra affermare invece il contrario.

E' premiata, rispetto alle capacità di collegamento tra le conoscenze pregresse, la scaltrezza con cui si riesce a cogliere e memorizzare una particolare caratteristica, che tuttavia rimarrà confinata ad esser utile per quel preciso momento: per l'esame di qualche giorno dopo e basta.

Le faccio un esempio: è prassi comune svolgere gli esercizi che saranno argomento del compito il giorno prima dello stesso, e già questo è inaccettabile, visto che per capirli ed assimilarne le tecniche si ha a disposizione un giorno.
Ma è addirittura incredibile un caso in cui gli esercizi vengano svolti la mattina dalle 11:30 alle 13:00 per poi essere assegnati nel compito d'esame lo stesso pomeriggio alle 16:00!

Chiacchieriamo di come vanno davvero le cose. Il modulo tra Dicembre e Febbraio ad esempio.
Appena finiti gli esami del modulo precedente, in genere il Venerdì, si comincia con i nuovi il Lunedì seguente.
Reperire i materiali per studiare porta via già una settimana, dovendosi procurare fotocopie degli anni precedenti e libri costosi tra file chilometriche.

Cominciato il corso da due settimane ci sono le vacanze di Natale: un discente modello immagina di spendere una parte del proprio tempo libero per studiare il programma svolto, e mettiamo il caso anche andare anche un pochino avanti, visti gli esoneri incombenti in genere proprio nella settimana del rientro.
Finite le vacanze quindi ci si prepara al primo esonero, abbandonando momentaneamente le altre materie, perchè i corsi sono in genere tre, se non quattro (un modulo a scelta) o cinque (qualcuno potrebbe anche dover ripete un esame dell'anno precedente, che non ha superato, o semplicemente rifiutato o saltato per malattia). Così facendo, ed è l'unica maniera possibile, ci si ritrova il giorno dell'esonero con un bel pò di arretrato riguardo gli altri corsi.
E pensare che a Natale si era riusciti anche ad andare avanti...

Che fare? Studiare la materia per l'esonero più vicino, e così via in un circolo vizioso che non dona continuità agli studii, ma li spezza e gli adegua alle date degli scritti, che nella parte finale del corso si susseguono anche al ritmo di tre alla settimana.

Siamo d'accordo che il carico è ridotto rispetto al vecchio ordinamento, ma l'Ingegneria non è un'opinione.
Il nostro esame non è una discussione su un nostro parere, nè è la conoscenza di un testo verbale, come potrebbe essere per le altre facoltà, che comunque rispetto profondamente. Ma queste non presuppongono di aver capito una relazione astratta, un passaggio logico, di ricordare delle formule che non sono spiegate a parole, ma sono fatte di intuizione.

Certo, una volta colto il nesso nella sua intima natura, rimarrà nostro per sempre, e non verrà dimenticato come una data o un nome specifico. Ma il processo di conoscenza non prescinde da questa intuizione, che non è un fatto comune, anzi è l'anima della scienza, come ci spiegarono Galileo e Cartesio nelle loro discussioni sul metodo, e se è permesso, non tutti possono coglierla subito. Perchè non si mostra in forme concrete, ma necessita di un certo grado di astrazione e di attitudine: altrimenti per pensarle i grandi della storia non avrebbero speso la loro vita.

Ma la questione non è solo di metodo, torniamo sulla terra.
Gli studenti sono considerati alla stegua di lavoratori.
E' un peccato doverlo affermare, considerate le situazioni dei paesi sottosviluppati, ma nel nostro "occidente civile" un dipendente lavora 8 ore al giorno. Esageriamo: 10 ore giornaliere.

Uno studente invece si alza la mattina alle 6:15, raggiunge l'università con un mezzo di trasporto pubblico mentre studia, ha lezione dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 15:30, a volte anche fino alle 17:30, studia un pò all'università, oppure torna a casa per fare uno spuntino e sedersi alla scrivania. Cena per le 21:00, studia dopo cena fino a tardi, diciamo mezzanotte per non esagerare.

Facciamo due conti, siamo ingegneri: diciamo 6-7 ore a lezione, 8-9 ore di studio a casa, togliamo anche 2 ore in cui si può perdere tempo. Risultato: 13-14 ore di lavoro. E' disumano.
E lo è ancora di più per un ragazzo di vent'anni dover abbandonare tutto quel che aveva costruito nel tempo libero e negli anni precedenti: le attività in cui aveva trovato modo di esprimere i propri talenti, i primi tentativi lavorativi, le prime idee di imprenditoria, o anche una situazione familiare difficile, l'assistenza ai diabili, una crescita spirituale e perchè no, la ricerca di un compagno o una compagna. Si sa, sono queste le attività che formano l'individuo, le esperienze personali. A volte un ingegnere può non aver diritto ad uscire il fine settimana, perchè ligio al dovere ha un esonero il lunedì, e non può mancare l'occasione.

Un classico è l'esonero di lunedì dopo lezione, martedì un esonero e lezione, e giovedì o venerdì altro esonero. Difficile prepararsi come si desidererebbe per tutti, perchè nel frattempo le altre materie avanzano, e un pò di stanchezza si sente. Tuttavia è necessario studiare fino a tardi: l'una, le due di notte, poi svegliarsi alle sei per ripartire. Mia nonna mi dice sempre che la salute precede lo studio, mentre la società di oggi non va verso questa direzione: va verso uomini ammalati di lavoro, che inseguono il successo, e come tutti possiamo ammirare, è un deserto di valori. La vita si impreziosisce perchè l'uomo è fatto per gli altri uomini, e con loro può condividere la propria esistenza: lo stesso Einstein si pentì, nei suoi Pensieri sparsi, di aver dimenticato per un momento il fine ultimo della vita, in favore dello studio.

Dopo le sette fatiche della Psiche, ci si potrebbe aspettare qualche tempo di riposo: no, siamo inossidabili stakanovisti. Esoneri dopo Natale, esoneri il giorno dopo di Pasquetta, esoneri il 2 Maggio e così via. Ce n'è uno per ogni festività, anche Halloween, Carnevale e la Liberazione, e Mi perdoni per l'ardito accostamento.

Allora Le dirò, da uno studio emerge che ben l'80% degli studenti accademici soffre di patologie dovute allo stress, come gastrite da reflusso gastro-esofageo, ed in casi particolari anche di piccole nevrosi ed alopecia. Lo stato d'ansia invece è il comune denominatore, e sembra essere la malattia del terzo millennio.
Non vorrei che si giungesse ad un fenomeno curioso quanto disarmante, quale l'hikokomori: i ragazzi giapponesi hanno cominciato a percepire la propria vita come fatta di nascita, studio e ricerca. Il risultato è che si chiudono in camera per mesi, senza uscire, chiedendo ai genitori di lasciargli il cibo sulla porta, che aprono solo quando non ci sono. Per dare un senso a quella vita, si rifugiano nella tecnologia, e non nei rapporti umani. Ora, è facile capirere che non è una bella prospettiva, tuttavia è reale.



Credo che abbia ormai capito la situazione, e forse il mio scritto Le sarà sembrato drastico, ma è anche peggio di così. E' ovvio che non intendo proporre una università fatta di vacanze, divertimento e bei voti, ma orari ragionevoli e tempi proporzionati alla qualità dell'apprendimento: l'impegno costante nello studio è fondamentale, ma imparare mille formule per dimenticarle il giorno dopo non serve a nulla ed a nessuno, ci vuole qualità ed esercizio.

Passiamo ora ad un pò di idee operative. E' assodato che il problema principale è il tempo che si ha a disposizione per assimilare i numerosi concetti che ci vengono propinati giornalmente. Si è presupposto che ogni lezione di un corso generi 2-3 ore di lavoro a casa, ed è un'ipotesi alquanto sbagliata, perchè leggere un libro di 500 pagine in due settimane non significa averlo studiato, come fare un esercizio di ogni tipologia non significa saperne risolvere. In realtà il tempo necessario per capire tutto quel che c'è dietro ad una lezione è di almeno 4-5 ore, e 3 materie (se non 4) per 4 ore fa 12, ma purtroppo la giornata ne dura 24.

Per completare adeguatamente i programmi si potrebbero aggiungere alcune ore di lezione, ma sarebbe più utile di esercitazione, perchè arrivati al terzo anno non si ha ancora la dimestichezza necessaria con fondamentali strumenti quali le trasformate (nel nostro caso Fourier docet), ed in particolare i fenomeni aleatori, vera pietra dello scandalo.

O anche più ore in laboratorio: non è difficile, basterebbero delle visite per la conoscenza delle attività di ricerca che si svolgono nella facoltà, che servirebbe anche da orientamento per la tesi. Nella visita verrebbe illustrato il campo di ricerca ed il funzionamento degli strumenti, anche senza partecipare attivamente.

Si dovrebbe rendere possibile uno studio più intensivo dell'ambiente MatLab, strumento indispensabile per un Ingegnere delle Telecomunicazioni, con uno laboratorio in cui è possibile applicarsi in problemi e in cui sia possibile consultare quei costosi manuali, che sono proibitivi per uno studente. Il discente si integrerebbe meglio nell'ambiente, iniziando a conoscere i Docenti, e perchè no, anche dandogli una mano in lavori semplici o di routine.

Si dovrebbe evitare di accalcare gli scritti utilizzando ad esempio anche l'aula 1, che potrebbe permettere lo svolgimento di ulteriori 4 esami al giorno, con ovvio snellimento delle procedure di assegnamento delle aule, considerata anche la sua grande capienza.

Altra soluzione potrebbe essere la partenza dei corsi a scaglioni, con scadenze fisse: nel senso di un esonero esattamente a metà corso, in modo che essendo questi scaglionati capitino uno nella settimana 5, quello del corso B nella 6, quello del corso C nella 7. Questo in modo anche da alleviare le code che si generano nella gestione delle aule, perchè se applicato a più corsi, un numero minore di scritti settimanali va a distribuirsi sullo stesso numero di aule.

Si potrebbe pensare di riorganizzare i corsi su base trimestrale, come in altre Università, in modo da garantire agli studenti almeno sereni periodi di vacanza durante le festività, visto che gli esami di fine trimestre capiterebbero subito prima di Natale e Pasqua. Ma questo presuppone di dover anche cambiare di nuovo tutti i programmi e le dispense preparate dai professori, il che forse risulterà complicato.

Infine si dovrebbero migliorare i collegamenti tra i professori, in modo che quest'ultimi abbiano un quadro completo delle effettive conoscenze acquisite nei corsi precedenti dagli studenti che incontreranno, in modo anche da evitare ripetizioni nei programmi, come ad esempio la trasformata di Laplace spiegata in almeno 4 corsi diversi, ma soprattutto in modo da poter sopperire ad eventuali lacune. E' ovvio che i professori che andranno a compilare questo genere di rapporto dovranno indicare chiaramente i punti deboli del gruppo di studenti, seguendo criteri obiettivi.



Concludendo, e mi perdoni se mi sono dilungato, le cito il pensiero di un altro professore, Alberto Berretti, che propone nella pagina iniziale del suo sito una considerazione di Sean Butler (da Irrelevant Pages): "Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo. [...] Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non fanno altro che limitare la reattività del pensiero...".

La ringrazio anticipatamente per l'attenzione, assicurandoLe la mia disponibilità per qualsiasi chiarimento o discussione. Distinti saluti,

Marco Infussi
Via XX Settembre, 31
03013 - Ferentino - Fr
3480121343
wet.graphics@tin.it
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di piko! (del 28/06/2003 @ 13:58:14, in io contro tutti, linkato 1712 volte):.

Performing Live Art 2003
Associazione Culturale Il Cartello
Date previste: estate 2003, fine luglio (dal 21), oppure inizio settembre (contemporaneamente ad OttoArte, in cui si può inserire l'attività), in orario qualsiasi, prevalentemente serale

Sulla scia di iniziative tra le quali spicca il workshop OttoArte, in cui giovani e meno giovani cooperano e comunicano, accomunati dalla passione per arte, musica e spettacolo, il progetto proposto prende le mosse dalla tradizione "di strada" degli anni settanta ed ottanta, utilizzando i moduli comunicativi della cultura hip-hop, fatti propri e rivisitati dagli ideatori della manifestazione.

L'intervento nasce dall'impulsiva necessità di trovare nel proprio territorio uno spazio, appositamente adibito all'espressione della creatività tramite il linguaggio pittorico.
Considerando anche l'ideale posizione dello spazio selezionato, il parcheggio retrostante il Collegio Martino Filetico e la zona sottostante il Vascello, creare arte dal vivo (questo il significato di PLA) potrebbe unificare ben tre condizioni, di ordine pratico, spettacolare e culturale rispettivamente:
- rendere l'ambiente più vivibile e colorato, visto l'evidente degrado della zona interessata
- fornire al pubblico presente uno spettacolo fruibile, poichè è nelle intenzioni anche un accompagnamento musicale
- creare uno spazio adibito alla creatività dei giovani, per esprimere le loro potenzialità e per stimolare l'ambiente culturale ferentinate.

Ecco che PLA possiede una triplice valenza, e per la sua realizzazione si richiede:
- il permesso di utilizzare le superfici sottostanti al Vascello, adibendole a spazio pittorico permanente
- il permesso di utilizzare le superfici retrostanti il Collegio Martino Filetico, che saranno preservate a cura degli stessi autori
- l'allaccio della corrente per consentire un'adeguata illuminazione, per un piccolo impianto di amplificazione e per poter utilizzare strumenti, come l'aerografo, che necessitano di un compressore
- un finanziamento di euro #### per le vernici e il trattamento, considerando che le superfici devono essere preventivamente tinteggiate, anche per ovviare al persistente problema dell'umidità, permettendo così una più duratura rappresentazione

Realizzeranno le proprie opere Dario Gabrielli, Marco Infussi e Francesco Savelloni, l'iniziativa è comunque aperta alla partecipazione di altri giovani. I ragazzi utilizzeranno strumenti propri e si impegneranno a lasciare pulita la zona di lavoro, non intervenendo in alcun modo sulle mura del Collegio Martino Filetico, nè su altre superfici per cui non hanno ottenuto l'autorizzazione.

Ringraziamo per la cortese attenzione, fiduciosi nell'interesse che la città di Ferentino serba per le iniziative culturali proposte dai giovani concittadini.

Marco Infussi


Alcune considerazioni:

Potrebbe avvalorarsi l'idea di eseguire i lavori intorno alla festività di S.Ambrogio, ma andranno d'accordo vernici e bancarelle? Indubbiamente ci sarà un gran riscontro di pubblico (quindi pubblicità), ma si rischia di non avere il clima adatto (potrebbe essere umido) e soprattutto mancherebbe disponibilità di tempo. A mio avviso è più opportuno scegliere un periodo vuoto, in modo che la manifestazione rappresenti un'attrattiva senza concorrenti.

Successivamente si potrebbe estendere l'opera ad altre zone di Ferentino

L'ideale sarebbe PLA in contemporanea con OttoArte, per i seguenti motivi:
- è più facile l'inserimento in un contesto della manifestazione, che in questo modo troverebbe nel workshop la sua giustificazione, altrimenti potrebbe sembrare un'idea uscita così per caso.
- il progetto rientra comunque nello spirito di OttoArte, e si spera di riuscire a completare l'opera in 8 giorni
- OttoArte avrebbe una vetrina pubblica molto visibile (ovviamente si segnalerà con dei cartelli che le iniziative sono collegate)
- una pubblicità positiva per l'associazione culturale Il Cartello, in particolar modo tra i giovani, visto il collocamento

Un problema è quello del sostegno economico, più che altro per l'adattamento delle superfici, per le vernici e gli strumenti, gli autori cercheranno di adattarsi (come penso che avvenga durante OttoArte).

Un'idea per OttoArte 2003 potrebbe essere quella di scegliere di effettuare interventi in 8 punti diversi di Ferentino, possibilmente all'aperto, anche se lo scenario come quello di Villa Tani è indubbiamente il più indicato.
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di piko! (del 16/07/2003 @ 13:59:20, in _muy felìz :., linkato 1629 volte):.

prigioni della mente
installazione, 8 arte 2003

trentacinque punte più cinque chiodi, l'idealizzazione di una mano, un testo.
sono numeri, simboli e tematiche cari all'autore, sempre presenti per un suo particolare gusto per simmetrie e parallelismi.

la mano.
il primo punto di cui trattare è quello dei trascorsi creativi, ma non è questa la sede per descrivere nei dettagli tutti i significati che ha assunto la rappresentazione di questo soggetto.
la mano simboleggia cinque proprietà, caratteristiche, cinque lati dell'autore.

la cornice.
la necessità di arricchire la figurazione è soddisfatta nella cornice, che vuole trasmettere l'impressione di guardare da una finestra il mondo in cui vive.
il filo spinato rappresenta un ideale flusso di coscienza, mentre il chiavistello è un'allusione all'uomo a cassetti (dalì).
nelle porzioni più intime della personalità conoscibile di chi ci è accanto, molte sono le porte a noi chiuse, molti i cassetti inaccessibili.
in qualità di estranei (seppur notissimi) non è facile ottenerne la chiave, a meno che non si usino metodi poco ortodossi, ed ovviamente indelicati, come sfondare la porta.
nessuna chiave.
schiudere un semplice chiavistello basta per accedere al mondo dell'autore, che pone la condivisione tra i cardini dell'esistenza.
purtroppo però il carattere è solo la punta dell'iceberg della personalità, ed è spesso difficile percepire il pensiero nella sua essenza, per una sostanziale incomunicabilità tra gli uomini (temi pirandelliani e freudiani).
ed è a questo che si riferisce il disegno.
un urlo non gridato, che compare di spalle, sulla schiena, silenzioso.
cosa vuole dirci nella prigionia?

il testo.
vedo nitidamente,
con la chiarezza con la quale i lampi della ragione fanno risaltare
nell'oscurità dell'esistenza gli oggetti che ce la raffigurano,
quanto di vile, di stracco, di abbandonato e fittizio ci sia una questa società
in cui tuttavia dobbiamo vivere

gli uffici colmi di gente
una camera affittata al mese
il negozio dell'angolo di cui conosco il padrone come ci si conosce fra persone
quei ragazzi sulla panchina il pomeriggio
quest'inutilità laboriosa delle giornate

ma fuggire da tutto questo significherebbe ripudiare la propria vita
e non serve, perchè qualunque cosa si sogni
si rimane sempre dove si è

è una prigione della mente scovare nei cassetti
la vergogna di fuggire verso se stessi,
la codardia di avere come vita quella spazzatura dell'animo,
la tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso,
ci fanno sembrare solo vegetali progrediti

l'arte non possiede pudore nel rivelare eventi dell’anima,
anche se questi sono figurati, e comprensibili solo a pochi,
le mie prigioni sono un incubo mentale
la quiete è il mio contrario
io mi nutro di fastidio

anche il testo è chiaramente esplicativo degli argomenti precedentemente esposti, e contiene delle simmetrie, riscontrabili nei simbolismi costruttivi dell'opera, e nella composizione (paragrafi da cinque, cinque, tre, cinque e cinque righe).

idee e considerazioni.
un essere umano stanco, snaturato, è abbandonato incatenato faccia al muro (il mito della caverna, platone) all'inerzia di una società da cui però non riesce a distaccarsi.
è questo invece il proposito dell'autore, che non intende però escludersi: è importante essere partecipi della vita sociale, principalmente per confrontare i propri ideali, e per non stancarsi mai di essere curiosi e di crescere: l'uomo è infatti un animale socievole (voltaire), e non esiste se non per gli altri uomini. non tutto quindi è ruggine, polvere, decadenza.
fondamentale è comunque impegnarsi a cambiare, noi stessi come gli altri (qualunque cosa si sogni si rimane sempre dove si è).
l'autore sottilinea inoltre, e ciò si collega all'idea del chiavistello, che l'arte è senza pudore, è sfacciata, a volte cruda, ma che possiede sensi figurati, e va interpretata, necessariamente integrata con i pensieri dell'autore.
da qui infatti (e perdonatemi, ma è per sua volontà) la presente esplicitazione dei simbolismi.
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di piko! (del 13/08/2003 @ 18:01:42, in _muy felìz :., linkato 3209 volte):.

una piccola introduzione alla cultura hip-hop
il fenomeno writing: gli stili

tralasciamo le origini, la diffusione e le varie branche di questa cultura, in favore di una discussione prettamente artistica sugli stili, utilizzando un linguaggio semplice, anche se a volte sarà necessaria qualche chiosa.

writer, nell'accezione italiana, è colui che dipinge, e non scrive mi raccomando, su una superficie.
writing è un lungo percorso di evoluzione dello stile di scrittura, che parte da forme elementari via via elaborate, sintetizzate o stilizzate.
la scelta del posto dipende da valori di visibilità al pubblico, e dalla qualità della superficie stessa.
in fatto di visibilità però, il vero writer presta particolare attenzione e rispetto per il lavoro degli altri.
sono quindi banditi monumenti e località archittettonicamente rilevanti, treni e metropolitane, e gli oggetti di proprietà privata.
restano ovviamente tutte quelle strutture di dominio pubblico, che donano alle metropoli quel loro caratteristico grigiore. ecco l'importanza del tocco colorato, che si fonde con il messaggio sociale.

il significato del writing infatti è tra i più elementari, scrivere il proprio nome in maniera più o meno elaborata, per delimitare la propria zona o per farsi notare negli ambienti.
questa però è roba da americani, e nel mio personale parere il writer non è un cane che fa pipì ad ogni angolo. sarò riduttivo, ma il significato di lotta tra bande rivali non ha ragion d'essere in europa.
rimane quindi una pura esercitazione di stile, con un messaggio vincolato ai sentimenti.
intendo dire: ogni opera d'arte ha i suoi simbolismi, che variano da stile a stile. i significati sono però quelli dell'esperienza personale dell'autore, che egli e solo egli conferisce con le proprie tecniche.

sottolineo infatti molto spesso la necessità di spazi adibiti all'espressione di questo tipo di creatività, che è istintiva e comunemente diffusa: chi di voi non ha mai scritto su un muro, nel bagno alle medie magari, una frase, una dedica, il proprio nome?

altro punto è il vandalismo. qui nasce la confusione.
chi prende il writing per arte non contempla il vandalismo, per il semplice motivo che gli fa schifo.
vedere in centro cinquanta metri di muro coperto semplicemente da tags (le firme brevi con cui si identifica un writer - nient'altro che un nome d'arte) è a dir poco dissacrante, mentre trovare zone abbandonate a se stesse in cui si cerca un rimedio al degrado (case popolari, stazioni, strutture abbandonate) ci dovrebbe far pensare a quanto senso civico ha chi dipinge, e lo fa ovviamente a sue spese.

il wild style, e tutte le sue evoluzioni, è la tecnica più complicata, in quanto necessita di una lunga preparazione nell'elaborazione delle forme (lettering = creare le lettere, perchè di tali si tratta), di un certo studio sul colore e sugli effetti desiderati, e soprattutto di un impegnativo lavoro nella resa in grandi dimensioni e su superfici che non sono di certo tele per la pittura. certo, esistono anche writers che dipingono su tela, ma in genere sconfinano in contaminazioni di vario genere. nel wild style è compreso lo stile puppet, ossia quelle simpatiche caricature e deformazioni di oggetti e persone, rifinite ed ombreggiate con cura, che eventualmente compiono azioni in mezzo alle lettere.

a titolo informativo, esistono anche throw-up (fatti conoscere, ma letteralmente vomito), ossia delle forme (diversi però dalla tag) senza colorazione nè riempimento, con cui si intende solo farsi conoscere in giro. è in pratica un disegno poco elaborato e velocemente riproducibile, e c'è chi ne fa anche quaranta uguali di fila sullo stesso muro. è superfluo dire infatti che questo stile è pura spazzatura.
lo straight-edge e top-to-bottom consiste nel trovare una superficie grande e visibilissima (go straight edge = vai direttamente al meglio) da colorare da capo a piedi (ecco il significato di top-to bottom). la difficoltà consiste nell'eludere sorveglianze ed affini, creando un pezzo (questo il nome tecnico del disegno) di qualità.
bombing è invece andare in gruppo, trovare una superficie grandissima dove possono esprimersi tutti, e fare dei pezzi di dimensioni esorbitanti, di stile semplice, senza colorazioni particolari. in genere si fanno i contorni neri e si dipinge d'argento o bianco il resto. dimenticavo, per dimensioni esorbitanti intendo dire anche venti metri.

certo, se vi ritroverete sotto casa un bel wild style siatene fieri. vi dò un consiglio...non riverniciate.
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