.: signs balance
di piko! (del 01/01/2003 @ 13:42:49, in _muy felìz :., linkato 1511 volte)
...Crittografia sovrannaturale: l'attimo, il disegno, la consapevolezza...

Quella sensazione di disagio, di stupore mistico. Deja vu, o supposizioni, a volte ci permettono di interpretare avvenimenti in chiave premonitoria, e magari dopo aver colto il nesso ce ne accorgiamo.
Al momento però sembravano messi lì così, per caso.
E quello strano senso di disagio che proviamo è in realtà paura di quel che non conosciamo.

Ricordo la data in cui vidi Final Destination, la mattina dell'11 Settembre 2001.
Mi precipitai a scrivere sul mio libro delle note le prime impressioni: è un film che fa riflettere, e mette addosso un opprimente senso di ansietà, non credete?
Esiste il libero aribitrio? E la Provvidenza? Sembra cadere tutto, davvero. Abbiamo paura.

Cos'è allora la paura? Perdere il lavoro, non avere successo, un'avversa opinione pubblica, la morte sempre dietro l'angolo. Tutto ciò genera un paura che cerchiamo di fugare tramite lo yoga, tramite la lettura, divertendoci in vari modi, è l'essenza del "divertissement".

Generalmente non ci pensiamo a sufficienza. In ogni attività quotidiana la cosa che più ci preoccupa è il tempo, che ci permette di dimenticare, che rimargina le nostre ferite, almeno temporaneamente, che dissipa angoscia e frustrazioni.

Morire dev'essere qualcosa di straordinario, entrare in una dimensione che non abbiamo mai immaginato, totalmente sconosciuta. Una sensazione di gran lunga più forte di quel che ci fanno pensare i sensi, extracorporea, non legata ad alcun tipo di speculazione filosofica o morale: davvero pura.

Mi chiedo se abbiate mai conosciuto veramente l'amore. Penso che in realtà morte e amore vadano di pari passo. Spesso parliamo dell'amore come di qualcosa che può essere carnale o spirituale, una battaglia tra il sacro e il profano. L'amore è senza dubbio una sensazione totale: come la 'psyche' e il 'soma' di Platone, si tratta di manifestazioni di un'unica realtà, le facce di una stessa medaglia. Come la morte, l'amore è puro, e per amare bisogna morire ogni giorno, ogni momento, per il prossimo.
La morte quindi non è un taglio netto alla nostra vita, ma è la porta che attraversiamo per continuare a vivere in un’altra dimensione, che ci conduce ad una vita che sarà tanto più luminosa, quanto più coscientemente avremo portato a termine i compiti della vita terrena.

Certo, il film sembra precludere qualsiasi speranza: non c'è scopo o possibilità, non c'è libero arbitrio. Davvero ci stiamo dirigendo verso la nostra destinazione finale, all'incontro con l'oblio?
No, non è un annientamento totale dell'essere: egli muore non nel nulla, ma in Dio, ed è irrilevante per il defunto la distanza temporale tra morte personale in questo mondo e giudizio finale.

Ma è possibile morire anche rimanendo in vita: è morte anche l'assenza di rapporto con gli altri uomini, la morte dell'apatia e dell'ateismo, la morte dei deperimento, della perversione e della deformazione spirituale, la morte dello stordimento e del consumo.
Un deserto di valori, e lo spreco dei propri talenti è ciò che di peggio possiamo fare del gran dono della vita. Dio non è un torturatore e l'inferno non è un luogo fisico, ma la coscienza della Sua assenza, la consapevolezza dolorosa di essere senza Lui. L'entità di questa sofferenza - non voluta da Dio, ma dall'uomo che non ha voluto 'amare' - è l'esatto riflesso negativo della infinita gioia della salvezza. Per di più gli uomini che ignorano il Cristo, possono anche accettare o rifiutare la sua grazia. Ho visto ragazzi non professarsi cristiani, ma esserlo infinitamente più di molti farisei, che vediamo stringere le mani tra i banchi alla domenica, mani che però fan cose che non si raccontano. Inconsciamente, o chissà, forse volontariamente, hanno accettato la proposta di vivere con etica e morale, ma non lo affermano apertamente perchè intimiditi dal giudizio degli altri, della società in genere.
Dall'esperienza di questo genere di discussioni tra ventenni, so per certo che la cosa che dà più fastidio è l'immagine di una Chiesa storicamente legata al potere temporale: fortunatamente ci sono stati papi (mi riferisco a quello della nostra età di ragazzi, Giovanni Paolo II) che hanno osato chiedere pubblicamente scusa, nonostante le innumerevoli pressioni interne, nel tentativo di spiegare che non si dovrebbe badare troppo alla Chiesa-Istituzione, quanto al messaggio del Cristo, che è l'unica ragione della sua esistenza, e che è rimasto incontaminato nei secoli. Mentre, lo sappiamo, lo spirito è pronto, ma la carne è debole.



...Il segno...

Ho sentito raccontare molte storie, ma il segno è un'informazione strettamente personale: ecco che riveste importanza solo per chi lo comprende, e solo lui può giungere alla necessaria conclusione. Per altri potrebbe non significare nulla, essere scambiato per semplice superstizione, o per coincidenza.

Una visita al presepe. Improvvisamente si fulminano le uniche cinque luci che illuminano il campo di calcio costruito vicino alla capanna, e le luci della stessa brillano più intense.
Un triste monito, venuto dall'alto, colto dai sensi, ma non immediatamente comprensibile all'animo.
E' una chiara prova: qualcuno prepotentemente afferma la sua presenza, in un continuo spronare l'uomo al bene. La Provvidenza manda prove più ardue agli animi nobili, per temprarne spirito e virtù.
Noi come bambini seduti ai piedi di una grande Madre che tesse: percepiamo solo un disegno confuso, pieno di nodi e di fili tagliati che pendono. Ma ne stiamo osservando solo il rovescio.

Dovremmo quindi badare poco a quel che ci può disgraziatamente accadere: andrebbe troppo contro la spontaneità, la vivacità della nostra indole di ragazzi. L'importante sarà cercare di rendere felici tutti coloro che ci sono attorno. Saremo di rimando più sereni anche noi; soprattutto sparirà la paura, l'incertezza, il dubbio, perchè saremo tranquillamente gioiosi, consapevoli di dare sempre il massimo, di vivere pienamente la nostra esistenza, seppur breve. In fin dei conti..."Voi sbagliate tutto... (Mc. 12:27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc. 24:38) Io sono la risurrezione e la vita!"