.: foderiamo il sahara di pannelli solari
che chiunque mi perdoni per l'idea bislacca, ma l'ho sognata qualche tempo fa e non potevo non scriverla.
il fabbisogno energetico delle attività terrestri si aggira attorno ai 40 gigawatt giornalieri, mentre il sole irradia per circa 1.2 terawatt ogni giorno: se si catturasse il 50% dell'energia solare si avrebbe energia pulita a sufficienza per tirare avanti ogni attività nel globo e anche qualcosa in più.
purtroppo il sole non irradia in maniera costante su tutto il pianeta, l'energia utile si aggira in media attorno ad 1.2 watt al metro quadro; i pannelli solari hanno rendimenti scarsi, sono costosi, richiedono manutenzione, e poi ci sono le perdite dovute al trasporto e l'incognita dei paesi in forte sviluppo come india e cina.
ho sognato allora che sarebbe stato possibile foderare l'intero deserto del sahara di pannelli solari.
quale regione più irradiata? siamo all'equatore!
quale regione più inutile? non ci sono città nel deserto, nè popolazione rilevante.
quale modo migliore per permettere all'africa un indispensabile sviluppo? i paesi partecipanti pagherebbero una sorta d'affitto per la grande estensione fornita: l'africa diventerebbe il nuovo medio oriente, perchè uno spazio nel sahara corrisponderà ad una quota di energia (e a questo punto si perderà interesse per il petrolio, anche se qualcuno cercherà sempre di "esportare la democrazia" da qualche parte).
è ovvio che i pannelli vadano montati su adeguate strutture, per risolvere problemi come il movimento delle dune, l'influenza della sabbia (oscurerebbe i pannelli depositandosi) e delle sue tempeste.
sarà poi necessario controllo e manutenzione, ma è presto fatto con apposite automazioni (una specie di gigantesco tergicristallo, che si muove lungo le lunghissime file di pannelli, uno per riga, come le telecamere ai bordi delle piste di atletica) e gruppi divisi equamente di militari di ogni nazione atti a controllare con l'elicottero che tutto sia in ordine.
l'unico problema rilevante che mi viene in mente è l'importanza strategica di un luogo come questo, nell'eventualità che si realizzi il progetto. squadre di guerriglieri cercherebbero di conquistare i lotti di alcuni stati, chiedendo riscatti, mentre altri cercheranno di bombardare le fonti di energia dei paesi nemici. presto risolto anche questo problema: l'energia verrà equamente divisa. quindi la rottura di un tot di pannelli influenzerà la fornitura giornaliera di tutti, indistintamente, con ovvie e giuste proporzioni. questo però presuppone che, per la prima volta nella storia, tutti siano d'accordo a partecipare al progetto. una roba mai vista: se per firmare kyoto c'è voluto obama, ci vorrebbe un santo per ogni stato.
come distribuire allora l'energia? se esistono gasdotti lunghi 10.000 km, si costruiranno elettrodotti altrettanto lunghi. e comunque sarà sempre possibile allacciare il ricavato alle reti elettriche dei singoli stati, che avranno appositi accumulatori, ad emulare la struttura di internet, che sappiamo tutti funzionare molto bene.
ultimo pensiero per flora e fauna: considerato che i pannelli sono totalmente inerti, e anzi al limite fornirebbero un pochino d'ombra, credo che non ci saranno problemi rilevanti.
che dire... tornando con i piedi per terra, l'unico limite mi sembra quello tecnologico: i rendimenti dei pannelli solari si aggirano attorno al 20%, vanno cambiati dopo 30 anni circa, e costano un bel pò. il ricavato energetico (considerando che esistono esempi in letteratura scientifica che arrivano al 44% di rendimento) sarebbe di 0.5 watt per metro quadro per un'estensione di 4.000 per 2.000 kilometri, quindi forse soli quattro gigawatt (cioè: "soli" si fa per dire... ma forse ho sbagliato i conti!). magari tutti i deserti diventeranno delle ricchezze, con adeguati investimenti. ma mi sa tanto che, come dice un proverbio indiano, "quando sarà stato pescato l'ultimo pesce, strappato l'ultimo frutto, gli umani capiranno che il denaro non si può mangiare".
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