.: riforma ordinamento ing tlc
di piko! (del 15/05/2003 @ 13:57:16, in io contro tutti, linkato 1657 volte)
All'attenzione de

Il Magnifico Rettore Prof. Finazzi Agrò

Il Presidente della Facoltà di Ingegneria, Prof. La Bella

Università degli Studi di Tor Vergata
Roma





Oggetto: Proposta per modifiche al nuovo ordinamento.

Una generazione disgraziata è certamente quella che comprende le classi 1980, '81 ed '82, investite da più o meno qualsiasi riforma scolastica dell'ultimo ventennio. Anni di transizione, spesso scontati tra incomprensioni del corpo docente, carichi di lavoro errati ed orari discussi a tavolino con poco senso pratico. Era già successo ai tempi del Liceo, con ovvie insurrezioni, poi per la maturità, con le commissioni esterne, ed ora all'università con il nuovo ordinamento.

Conosco più di qualche ragazzo che studiava con il vecchio metodo, a fronte di esami semestrali dai programmi sconfinati, e dell'età media di permanenza in accademia di 8-9 anni. E questo è sembrato sbagliato, d'accordo. La parola chiave è stata snellire, rendere più dinamici i corsi. E dinamici lo sono diventati sin troppo, visto che il ritmo incalzante con cui si susseguono gli esami, almeno qui a Tor Vergata, li rende difficili quasi quanto quelli del vecchio ordinamento.

Ricordo una frase del docente di chimica prof.Ceccaroni, il primo giorno di lezione, nell'ottobre 2001: non conta la velocità con cui si apprende, quanto quel che si fa di quel che si è appreso.
Il modus operandi di questo ordinamento sembra affermare invece il contrario.

E' premiata, rispetto alle capacità di collegamento tra le conoscenze pregresse, la scaltrezza con cui si riesce a cogliere e memorizzare una particolare caratteristica, che tuttavia rimarrà confinata ad esser utile per quel preciso momento: per l'esame di qualche giorno dopo e basta.

Le faccio un esempio: è prassi comune svolgere gli esercizi che saranno argomento del compito il giorno prima dello stesso, e già questo è inaccettabile, visto che per capirli ed assimilarne le tecniche si ha a disposizione un giorno.
Ma è addirittura incredibile un caso in cui gli esercizi vengano svolti la mattina dalle 11:30 alle 13:00 per poi essere assegnati nel compito d'esame lo stesso pomeriggio alle 16:00!

Chiacchieriamo di come vanno davvero le cose. Il modulo tra Dicembre e Febbraio ad esempio.
Appena finiti gli esami del modulo precedente, in genere il Venerdì, si comincia con i nuovi il Lunedì seguente.
Reperire i materiali per studiare porta via già una settimana, dovendosi procurare fotocopie degli anni precedenti e libri costosi tra file chilometriche.

Cominciato il corso da due settimane ci sono le vacanze di Natale: un discente modello immagina di spendere una parte del proprio tempo libero per studiare il programma svolto, e mettiamo il caso anche andare anche un pochino avanti, visti gli esoneri incombenti in genere proprio nella settimana del rientro.
Finite le vacanze quindi ci si prepara al primo esonero, abbandonando momentaneamente le altre materie, perchè i corsi sono in genere tre, se non quattro (un modulo a scelta) o cinque (qualcuno potrebbe anche dover ripete un esame dell'anno precedente, che non ha superato, o semplicemente rifiutato o saltato per malattia). Così facendo, ed è l'unica maniera possibile, ci si ritrova il giorno dell'esonero con un bel pò di arretrato riguardo gli altri corsi.
E pensare che a Natale si era riusciti anche ad andare avanti...

Che fare? Studiare la materia per l'esonero più vicino, e così via in un circolo vizioso che non dona continuità agli studii, ma li spezza e gli adegua alle date degli scritti, che nella parte finale del corso si susseguono anche al ritmo di tre alla settimana.

Siamo d'accordo che il carico è ridotto rispetto al vecchio ordinamento, ma l'Ingegneria non è un'opinione.
Il nostro esame non è una discussione su un nostro parere, nè è la conoscenza di un testo verbale, come potrebbe essere per le altre facoltà, che comunque rispetto profondamente. Ma queste non presuppongono di aver capito una relazione astratta, un passaggio logico, di ricordare delle formule che non sono spiegate a parole, ma sono fatte di intuizione.

Certo, una volta colto il nesso nella sua intima natura, rimarrà nostro per sempre, e non verrà dimenticato come una data o un nome specifico. Ma il processo di conoscenza non prescinde da questa intuizione, che non è un fatto comune, anzi è l'anima della scienza, come ci spiegarono Galileo e Cartesio nelle loro discussioni sul metodo, e se è permesso, non tutti possono coglierla subito. Perchè non si mostra in forme concrete, ma necessita di un certo grado di astrazione e di attitudine: altrimenti per pensarle i grandi della storia non avrebbero speso la loro vita.

Ma la questione non è solo di metodo, torniamo sulla terra.
Gli studenti sono considerati alla stegua di lavoratori.
E' un peccato doverlo affermare, considerate le situazioni dei paesi sottosviluppati, ma nel nostro "occidente civile" un dipendente lavora 8 ore al giorno. Esageriamo: 10 ore giornaliere.

Uno studente invece si alza la mattina alle 6:15, raggiunge l'università con un mezzo di trasporto pubblico mentre studia, ha lezione dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 15:30, a volte anche fino alle 17:30, studia un pò all'università, oppure torna a casa per fare uno spuntino e sedersi alla scrivania. Cena per le 21:00, studia dopo cena fino a tardi, diciamo mezzanotte per non esagerare.

Facciamo due conti, siamo ingegneri: diciamo 6-7 ore a lezione, 8-9 ore di studio a casa, togliamo anche 2 ore in cui si può perdere tempo. Risultato: 13-14 ore di lavoro. E' disumano.
E lo è ancora di più per un ragazzo di vent'anni dover abbandonare tutto quel che aveva costruito nel tempo libero e negli anni precedenti: le attività in cui aveva trovato modo di esprimere i propri talenti, i primi tentativi lavorativi, le prime idee di imprenditoria, o anche una situazione familiare difficile, l'assistenza ai diabili, una crescita spirituale e perchè no, la ricerca di un compagno o una compagna. Si sa, sono queste le attività che formano l'individuo, le esperienze personali. A volte un ingegnere può non aver diritto ad uscire il fine settimana, perchè ligio al dovere ha un esonero il lunedì, e non può mancare l'occasione.

Un classico è l'esonero di lunedì dopo lezione, martedì un esonero e lezione, e giovedì o venerdì altro esonero. Difficile prepararsi come si desidererebbe per tutti, perchè nel frattempo le altre materie avanzano, e un pò di stanchezza si sente. Tuttavia è necessario studiare fino a tardi: l'una, le due di notte, poi svegliarsi alle sei per ripartire. Mia nonna mi dice sempre che la salute precede lo studio, mentre la società di oggi non va verso questa direzione: va verso uomini ammalati di lavoro, che inseguono il successo, e come tutti possiamo ammirare, è un deserto di valori. La vita si impreziosisce perchè l'uomo è fatto per gli altri uomini, e con loro può condividere la propria esistenza: lo stesso Einstein si pentì, nei suoi Pensieri sparsi, di aver dimenticato per un momento il fine ultimo della vita, in favore dello studio.

Dopo le sette fatiche della Psiche, ci si potrebbe aspettare qualche tempo di riposo: no, siamo inossidabili stakanovisti. Esoneri dopo Natale, esoneri il giorno dopo di Pasquetta, esoneri il 2 Maggio e così via. Ce n'è uno per ogni festività, anche Halloween, Carnevale e la Liberazione, e Mi perdoni per l'ardito accostamento.

Allora Le dirò, da uno studio emerge che ben l'80% degli studenti accademici soffre di patologie dovute allo stress, come gastrite da reflusso gastro-esofageo, ed in casi particolari anche di piccole nevrosi ed alopecia. Lo stato d'ansia invece è il comune denominatore, e sembra essere la malattia del terzo millennio.
Non vorrei che si giungesse ad un fenomeno curioso quanto disarmante, quale l'hikokomori: i ragazzi giapponesi hanno cominciato a percepire la propria vita come fatta di nascita, studio e ricerca. Il risultato è che si chiudono in camera per mesi, senza uscire, chiedendo ai genitori di lasciargli il cibo sulla porta, che aprono solo quando non ci sono. Per dare un senso a quella vita, si rifugiano nella tecnologia, e non nei rapporti umani. Ora, è facile capirere che non è una bella prospettiva, tuttavia è reale.



Credo che abbia ormai capito la situazione, e forse il mio scritto Le sarà sembrato drastico, ma è anche peggio di così. E' ovvio che non intendo proporre una università fatta di vacanze, divertimento e bei voti, ma orari ragionevoli e tempi proporzionati alla qualità dell'apprendimento: l'impegno costante nello studio è fondamentale, ma imparare mille formule per dimenticarle il giorno dopo non serve a nulla ed a nessuno, ci vuole qualità ed esercizio.

Passiamo ora ad un pò di idee operative. E' assodato che il problema principale è il tempo che si ha a disposizione per assimilare i numerosi concetti che ci vengono propinati giornalmente. Si è presupposto che ogni lezione di un corso generi 2-3 ore di lavoro a casa, ed è un'ipotesi alquanto sbagliata, perchè leggere un libro di 500 pagine in due settimane non significa averlo studiato, come fare un esercizio di ogni tipologia non significa saperne risolvere. In realtà il tempo necessario per capire tutto quel che c'è dietro ad una lezione è di almeno 4-5 ore, e 3 materie (se non 4) per 4 ore fa 12, ma purtroppo la giornata ne dura 24.

Per completare adeguatamente i programmi si potrebbero aggiungere alcune ore di lezione, ma sarebbe più utile di esercitazione, perchè arrivati al terzo anno non si ha ancora la dimestichezza necessaria con fondamentali strumenti quali le trasformate (nel nostro caso Fourier docet), ed in particolare i fenomeni aleatori, vera pietra dello scandalo.

O anche più ore in laboratorio: non è difficile, basterebbero delle visite per la conoscenza delle attività di ricerca che si svolgono nella facoltà, che servirebbe anche da orientamento per la tesi. Nella visita verrebbe illustrato il campo di ricerca ed il funzionamento degli strumenti, anche senza partecipare attivamente.

Si dovrebbe rendere possibile uno studio più intensivo dell'ambiente MatLab, strumento indispensabile per un Ingegnere delle Telecomunicazioni, con uno laboratorio in cui è possibile applicarsi in problemi e in cui sia possibile consultare quei costosi manuali, che sono proibitivi per uno studente. Il discente si integrerebbe meglio nell'ambiente, iniziando a conoscere i Docenti, e perchè no, anche dandogli una mano in lavori semplici o di routine.

Si dovrebbe evitare di accalcare gli scritti utilizzando ad esempio anche l'aula 1, che potrebbe permettere lo svolgimento di ulteriori 4 esami al giorno, con ovvio snellimento delle procedure di assegnamento delle aule, considerata anche la sua grande capienza.

Altra soluzione potrebbe essere la partenza dei corsi a scaglioni, con scadenze fisse: nel senso di un esonero esattamente a metà corso, in modo che essendo questi scaglionati capitino uno nella settimana 5, quello del corso B nella 6, quello del corso C nella 7. Questo in modo anche da alleviare le code che si generano nella gestione delle aule, perchè se applicato a più corsi, un numero minore di scritti settimanali va a distribuirsi sullo stesso numero di aule.

Si potrebbe pensare di riorganizzare i corsi su base trimestrale, come in altre Università, in modo da garantire agli studenti almeno sereni periodi di vacanza durante le festività, visto che gli esami di fine trimestre capiterebbero subito prima di Natale e Pasqua. Ma questo presuppone di dover anche cambiare di nuovo tutti i programmi e le dispense preparate dai professori, il che forse risulterà complicato.

Infine si dovrebbero migliorare i collegamenti tra i professori, in modo che quest'ultimi abbiano un quadro completo delle effettive conoscenze acquisite nei corsi precedenti dagli studenti che incontreranno, in modo anche da evitare ripetizioni nei programmi, come ad esempio la trasformata di Laplace spiegata in almeno 4 corsi diversi, ma soprattutto in modo da poter sopperire ad eventuali lacune. E' ovvio che i professori che andranno a compilare questo genere di rapporto dovranno indicare chiaramente i punti deboli del gruppo di studenti, seguendo criteri obiettivi.



Concludendo, e mi perdoni se mi sono dilungato, le cito il pensiero di un altro professore, Alberto Berretti, che propone nella pagina iniziale del suo sito una considerazione di Sean Butler (da Irrelevant Pages): "Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo. [...] Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non fanno altro che limitare la reattività del pensiero...".

La ringrazio anticipatamente per l'attenzione, assicurandoLe la mia disponibilità per qualsiasi chiarimento o discussione. Distinti saluti,

Marco Infussi
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