Le multinazionali sono in realtà Stati, e come Stati muovono guerre, anche se sono costretti a farle per interposta persona. Scendono nei nostri paesi e fanno filotto di realtà industriali con tradizioni decennali, e molte volte comprano la griffe per poi propinare la bassa qualità.
Partiamo con i bebè, e riconosciamo alla NESTLE' il primo posto in classifica in virtù del fatto che le sue politiche commerciali uccidono circa 4.000 neonati al giorno. Un bambino allattato con latte in polvere è 25 volte più a rischio di morire di dissenteria di uno allattato al seno, in posti dove l'acqua non è sicura. Come ripetutamente segnalato dall'Unicef la Nestlè viola il codice internazionale redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla stessa Unicef, che proibisce la promozione dell'uso di latte in polvere per l'alimentazione dei neonati. Nelle Filippine la compagnia ha dovuto subire lo scandalo di essere stata scoperta a " affittare " delle infermiere diplomate in funzione di " educatrici sanitarie " per andare per le case e convincere le madri ad usare i prodotti Nestlé. L'uso del latte in polvere, in sostituzione a quello materno, fornito gratuitamente negli ospedali nei primi giorni di allattamento, crea nel lattante disaffezione al latte materno. Ciò ha causato e causa la morte di un altissimo numero di bambini nei primi mesi di vita, poichè nel terzo mondo il latte in polvere viene preparato con acqua spesso malsana. Fonti dell'Unicef parlano di più di 1.000.000 neonati morti all'anno nel Sud del mondo perché non più nutriti al seno. Ignorando i consigli dell’OMS che raccomanda che i cibi complementari debbono essere utilizzati dopo i sei mesi di vita, i prodotti Nestlè sono etichettati come utilizzabili dopo la seconda settimana. Le diciture non forniscono informazioni chiare e, in alcuni casi, lo fanno in lingue che le madri non possono capire. Con le indicazioni non hanno mai brillato per correttezza ed è notevole questa "perla" tratta dal loro archivio storico: Nestlè esporta i suoi prodotti nelle "colonie" fin dal 1873, e nel 1939 lo faceva in Singapore e Malesia etichettandoli come "ideali per bambini delicati", mentre ne era stata vietata la commercializzazione in Gran Bretagna per via dei casi di cecità e rachitismo.
Una delle ultime prodezze della Nestlè è stata quella di far passare la possibilità di etichettare come cioccolato, prodotti fatti anche senza il cacao: un nuovo mezzo per rovinare la nostra alimentazione e far ribassare i prezzi ai contadini del sud del mondo produttori di cacao.
Passiamo ai bambini e alla magia di WALT DISNEY. Topolino difensore della giustizia e della legalità, Pippo e Paperino protettori degli spiriti liberi, Qui Quo Qua attenti alle tematiche ambientali, Pocahontas e il gobbo di Notre Dame a sottolineare la nuova attenzione per i popoli diversi e i diversi in genere... Brava Disney, entrata nel mirino dei " benpensanti " quando ha deciso di pagare gli assegni famigliari a tutti i dipendenti che vivono in coppia, compresi i conviventi e gli omosessuali. Tutto all'insegna della non discriminazione. Peccato che ad Haiti, a 5.500 chilometri di distanza dai suoi assolati uffici californiani, migliaia di giovani, poco più che quindicenni, lavorino alla confezione di abbigliamento a marchio Disney per uno stipendio di circa 27 centesimi l'ora. In Birmania le condizioni dei lavoratori sono ancora peggiori che ad Haiti: 6 centesimi di paga oraria, per un monte ore settimanale superiore alle sessanta. Meno di 300.000 lire all'anno in un paese dove la dittatura militare impone i lavori forzati, reprime brutalmente qualsiasi rivendicazione sindacale, e non si contano i casi di sparizioni e massacri. Quella stessa dittatura militare che abbiamo ben imparato a conoscere in questi ultimi giorni, oltre ad imporre una tassa del 5% su ogni esportazione, è diretta proprietaria del 45% degli stabilimenti Yangon nei quali vengono prodotte le felpe.
Ora siamo diventati ragazzi e adoriamo la NIKE. Lo slogan di Nike "JUST DO IT!", "FALLO E BASTA" è anche il rapporto di lavoro che vige nelle fabbriche Nike in Indonesia e negli altri paesi dell'estremo oriente. Nelle fabbriche Nike vigono le più dure condizioni di lavoro. Nike fa finta di niente dicendo che gli stabilimenti in questione non sono suoi, ma fabbriche alle quali subappalta i lavori. Ma ormai a questi giochi di scatole cinesi non crede più nessuno e le associazioni dei consumatori americane hanno portato in tribunale Nike per le menzogne che sta raccontando. "Eh si, siamo capitalisti... e se ci capita di guadagnare qualche spicciolo, beh non dobbiamo chiedere scusa a nessuno". E' questa l'isterica risposta di Nike alle campagne di boicottaggio, contro questa multi dello sportswear, che chiedono la fine della produzione in fabbriche senza diritti sindacali, ed anche della fine dello sfruttamento dei bambini come operai Nike.
Altra cosa di cui i ragazzi non possono fare a meno è la COCACOLA. Dal 1989 ad oggi il sindacato colombiano Sinaltrainal ha subito decine di sequestri, torture, minacce di morte, sfollamenti forzati, montature giudiziarie. Tra tutti i sindacalisti assassinati nel mondo, l’80% viene assassinato in Colombia. Tra il 1991 ed il 2003 in Colombia ne sono stati assassinati dai paramilitari 2000. La CocaCola Company è accusata di essere responsabile di questa campagna repressiva attuata per mezzo degli “ squadroni della morte “ dei paramilitari colombiani. In Colombia, nelle imprese imbottigliatrici della Cocacola, un lavoratore dipendente sindacalizzato al quale viene applicato il contratto nazionale, guadagna circa 360 dollari al mese. Un lavoratore precario, non sindacalizzabile, viene pagato 80 dollari al mese per 12 ore di lavoro al giorno. Parte di questi soldi vengono dati ai responsabili dei paramilitari come tassa per l’assunzione. Negli ultimi due anni la Coca-Cola ha chiuso in Colombia 11 impianti su 16 e oggi il 94% dei lavoratori sono terziarizzati, precari e non sindacalizzabili.
Diventati adulti e alle prese con problemi energetici, ci accoglierà a braccia aperte la ESSO. La Esso, o Exon-Mobil è la più grande multinazionale mondiale e l’ottavo sistema economico del pianeta. Da sola è in grado di superare le economie di quasi tutti i paesi industrializzati e di ridicolizzare quelle dei restanti. Principale artefice dell’elezione di Bush alla presidenza degli Stati Uniti ha preteso che sull’altro piatto della bilancia venissero messi gli accordi di Kyoto sul clima, in attesa di farne carta straccia. Naturalmente le pressioni per l’intervento in Iraq sono state incessanti, visto che i costi saranno sopportati dall’intero paese e gli immensi benefici andranno interamente nelle tasche degli azionisti, fatti salvi quelli investiti per la campagna elettorale di George W.
Altro fatto curioso, se girerete il web, noterete come la maggior parte dei link che riportano le responsabilità della Esso e invitano a boicottarla sono stati prontamente disattivati.
E concludiamo in nostro excursus con l’anglo-olandese SHELL e i suoi sanguinari affari con la dittatura militare Nigeriana. Dopo essersi distinta per l’appoggio al regime di apartheid Sudafricano, negli ultimi decenni la Shell ha spremuto duecento miliardi di sterline dalle terre del delta del Niger. Gli Ogoni non ne hanno vista una, ma in cambio hanno visto l’allagamento delle loro terre coltivabili e sono stati ricoperti dalla fuliggine proveniente dai pozzi di petrolio. Quando si sono ribellati la Shell ha fatto intervenire i militari nigeriani che hanno ucciso centinaia di persone. Ken Saro Wiwa, leader tribale degli Ogoni, prima di essere impiccato ha detto: “ dalla mia cella imploro la comunità internazionale degli uomini e delle donne di buon senso, di fare pressione sul governo nigeriano, affinchè la Shell fermi questa carneficina, questo genocidio “.
Le ultime tre citazioni sono per la farmaceutica GLAXO, la cui lotta per la difesa di brevetti a scapito di produttori generici di farmaci salvavita uccide, o meglio lascia uccidere dall’AIDS, circa tre milioni di persone l’anno; alla multinazionale del tabacco BAT, distintasi nel promuovere su larga scala il contrabbando di sigarette per aggirare la riduzioni dei margini che deriva dalla tassazione diretta delle stesse; per terminare con la nostrana BENETTON, che al di là della sua connotazione progressiva non ha rinunciato allo sfruttamento dei bambini in Turchia, pur per interposta persona, e a gestire i suoi enormi investimenti in Patagonia a scapito delle popolazioni aborigene locali, che parevano più interessate a tenersi le loro terre che a variare il loro look e sposare il verde finto-ecologista che da sempre distingue il gruppo.
Siamo giunti alla fine, e abbiamo dato nome e cognome a una sola morte, che sarebbe ben poca cosa di fronte a milioni di altre, se non fosse per la sua brutale ferocia. Ma ricordiamoci che Ken Saro Wiwa si rivolgeva a noi, prima di salire sul patibolo per aver difeso il suo popolo, e ricordiamoci che, pur tra le migliaia di marchi che rendono oltremodo complessa la cernita, possiamo scegliere prima di buttare qualcosa nel carrello della spesa.
un'ultima cosa: se il popolo di myspace fosse una nazione sarebbe l'ottava più grande del mondo.
forse una speranza c'è. se solo le communities avessero il coraggio di prender un qualche tipo di connotazione, il mondo (in particolare i ragazzi, che sono quelli che avrebbero la forza di portare a termine certe azioni) risulterebbe sensibilizzato ad un sacco di problemi.
speriamo di arrivarci: social networks vs multinazionali, sfida epica!