.: pierre auguste renoir al vittoriano
di piko! (del 11/05/2008 @ 18:32:16, in _muy felìz :., linkato 2367 volte)

il consiglio è sempre lo stesso: se ti interessi di arte, nel senso di fare dell'arte, non puoi prescindere dal vedere i quadri dal vivo. qualsiasi fotografia risulta sempre deludente a confronto. e le opere minori hanno molto più da dire dei capolavori. che poi mi chiedo: chi ha deciso che i capolavori son quelli?

ho visitato la mostra di renoir al vittoriano, assieme a quella sull'unità d'italia e della settimana della scienza (per i bimbi!).
l'avevo già osservato attentamente al museo d'orsay, ma vedere bozze, incompiute e disegni è un'altra cosa.
pierre auguste renoir è indiscutibilmente un grande ma non sono favorevolissimo a certe elucubrazioni di critici e galleristi sul suo conto. ecco i miei pensieri riguardo la mostra.

è un pittore che ha attraversato l'impressionismo con distacco. ha esposto prima al salon ufficiale, poi a quello des refusès (dei rifiutati, quindi gli impressionisti), poi di nuovo al salon, poi ha preso a dir di no ad entrambi. amici suoi erano sisley, monet e caillebotte. monet specialmente, si scrivevano spesso e di cose molto umane, tipo "sono andato a questi funerali" e "grazie dei fior". poi si è aggiunto un tipo che gli ha comprato la bellezza di 170 quadri in dieci anni. Renoiur è venuto in italia una volta sola attorno ai 40 e ne è rimasto impressionato.
appunto.

ha un rapporto con le dimensioni dei quadri molto umano. faceva quadri che possono entrare nelle case, e che son belli se visti da lontano, mentre leggi dall'altra parte della stanza, o quando ci passi davanti velocemente. che vanno bene se hai una casa piccola, non una reggia. ecco cosa è per lui l'impressionismo.

i soggetti che sceglieva si rifanno allo stesso ragionamento: prendere il caffelatte davanti a 8 metri quadri di nave che affonda nella tempesta, seppur firmata william turner, non faceva per lui. quindi gente tranquilla, simpatica e rilassata. scene rilassanti, colori rilassanti. sui canoni poi, c'è poco da dire: nella maggior parte delle tele trovi l'idea di bellezza che poi è diventata sua moglie, addirittura prima che la conoscesse. forse l'ha sposata proprio perchè vi si avvicinava, o forse la conosceva già da molto tempo, non lo so. è curioso come, in numerosi disegni preparatori e prove tecniche, sia possibile trovare la donna assorta ed un po' fuori contesto della colazione dei canottieri.
nei volti dei bambini trovi invece i figli.
nei volti degli amici trovi quel che volevano vedere gli amici degli amici. si nota immediatamente che gli sfondi dipinti per le sue prove son ben diversi da quelli delle tele su commissione: solo in questo caso infatti ingentiliva le forme, cercando di connotare positivamente il soggetto (di lì sfruttando qualsiasi elemento compositivo, sfondo incluso).
diverso invece il discorso sulle tele fatte per sè, in cui vedeva l'imperfezione con naturalezza, senza morbosità.

i capolavori che ho visto sono (i titoli li dò io, perchè finchè non mi fanno leggere dietro il telaio una esplicita informazione autografa, son convinto che siano solo opera della fantasia dei critici):

- una veduta di parigi ed una di casa sua dal cortile (The Garden in Montmartre,1890), da guardare lontanissime. luminose e rilassanti.

- un bimbo triste, per la verità somigliante ad andy serkis (smeagol / gollum de il signore degli anelli) da bambino: occhi un pizzico storti ed un tocco di grigio chiaro sui capelli della fronte. pelle fatta a pennellate rosa e grigio, che seguono l'andamento morfologico del volto, dando l'impressione che questo bambino abbia vissuto in verità 500 anni. orecchie a sventola (la destra superflua, quasi incerta tra il prolungamento dei capelli, ma necessaria a bilanciare il tutto).

- zingarella (Gypsy Girl,1879) e piccolo lord: occhi penetranti, posa naturale spalle indietro tipo foto di moda odierna, vestito etereo e sfondo coloratissimo la prima; fondo scuro, occhi bassi e vestito blu il secondo, con risvolto della blusa bianco a tracciare una linea che divide il quadro diagonalmente a tre quarti, per bilanciare la postura e l'espressione da piccolo lord imbarazzato a farsi ritrarre. non lo dico io: se lo guardi da vicino è chiarissimo che quella linea sia stata ritoccata più di una volta.

- domitilla all'osteria: donna paffuta con gote rosse, stanca di lavorare fino a notte fonda (riscontrabile anche in Andree in Blue, Andree in Yellow Turban and Blue Skirt, che son ritratti di Andree Heurschling).

- ritratto per una ragazza che ama la vita: beata lei, perchè una persona che ti ritrae con un'espressione ed un'espressività così...

- i giardino con le grate per i rampicanti: una grata approssimativa e maldestra posta a centro quadro sullo sfondo, si rivela a 3 metri di distanza un accorgimento che rende perfettamente l'idea di sole che filtra tra le piante. la grata in alto a sinistra è invece perfetta così, con otto trattini incrociati di un giallo sporco chiarissimo e di un grigetto azzurro.

ad un certo punto (ho letto la lettera manoscritta, non è un'invenzione di quelle dei critici...) ha deciso che l'impressionismo era per lui un vicolo cieco, che magari poteva sperimentar su altre cose, e come ogni buon cristiano l'ha fatto. gli piaceva la cellulite, la schiena monoblocco con il sedere, senza curve. ho visto capelli dipinti con macchie di blu, verde smeraldo, grigio, viola e rossiccio, tirati con la mano messa a spatola a seguire l'andamento del cranio, su fondo verde prato al centro, a diradare verso un verde bosco di tonalità grigio 60.

ho visto delle pennellate date a punta secca sui bordi frastagliati, tipo tra i capelli e la pelle del viso.
ho visto un totale disinteresse per il dettaglio esclusi gli occhi, sempre blu e profondi.
mani e piedi eran per lui del tutto trascurabili. anzi: proprio dei salsicciotti informi.
i vestiti hanno solo il compito di raccordare e bilanciare i volti, che son sempre il centro percettivo della composizione (mi riferisco ai quadri fatti per lui, non a quelli su commissione).
donne paffute e goffe, viste da lontano diventano di un'eleganza priva di qualsiasi spocchia e malinconia.

scolpiva l'argilla finalizzandola in bronzi, colpito dall'artite dovette smettere. assunse un tipo a sostituirlo, ma durò poco tempo perchè i risultati non eran soddisfacenti.
il tratto dei bronzi è lo stesso dei quadri: sporco e frastagliato, significativo nelle espressioni e tutt'altro che levigante (tipo ad ingentilire espressioni e rughe).

i suoi manoscritti son curiosi: carta a quadretti di infima qualità, a volte con intestazione di hotel e macellerie, poche ciance e frivolezze, poche chiacchiere e pensieri metafisici, entusiasmo e concretezza invece. l'artrite si vede da un certo punto in poi: scriveva peggio di mia nonna. immagino come gli si eran ridotte le mani. di certo era persona umile ed affabile, un autentico bonaccione, felice nel godere di un ambiente familiare sereno, poco attaccato ai valori terreni.

ahh... che sollievo. il mio bloggo-notes.