.: un partito politico web-based: senator on line
di piko! (del 04/01/2008 @ 20:57:55, in _muy felìz :., linkato 2233 volte)
L'australiano Senator On-Line (SOL) è il primo partito politico web based. Un'organizzazione che permette a chiunque di votare online su tutti i progetti di legge da sottoporre al Parlamento. I senatori eletti tra le liste di questo partito sono tenuti a votare in accordo con i risultati dei sondaggi sottoposti alla comunità web aggregatasi intorno al sito http://www.senatoronline.org.au. Se l’esperimento dovesse aver successo sarebbe il primo caso di democrazia diretta e direttamente praticata tramite internet.
Qualcosa di simile si sta sperimentando anche in Italia: il sito della Lista Partecipata per la Democrazia Diretta persegue l'idea che la sovranità appartiene ed è esercitata direttamente dai cittadini, tramite il web. Il sito dei Democratici Diretti entra in dettagli tecnici molto spinti sul metodo da seguire per il passaggio dal sondaggio web al voto parlamentare e nota come sia il SOL che la LPDD facciano firmare ai candidati un documento che attesta la piena comprensione del mandato e che non viene accettato il cosiddetto “voto di coscienza”. Nel caso il candidato proprio non se la senta di votare in un certo modo, dovrà dimettersi. Insomma questi senatori web based devono essere dei veri e propri software della politica 2.0, terminali di operazioni decise dal basso. Vista così la cosa sembra riduttiva, quasi una banalizzazione della politica ma d'altra parte chissà quanti parlamentari che siedono negli scranni di tutto il mondo non sono altro che terminali di operazioni decise altrove e comunicate dall'alto. Meglio dal basso a questo punto.

L'obiezione più comune prende in considerazione la parte di cittadinanza palesemente incompetente, chiamata a decidere dopo campagne informative manipolate. Ma il sistema dovrebbe basarsi su grandi numeri, sul totale dei cittadini, ed evitare grossolane scelte.

Ma quanto c'è di concreto in queste iniziative? L'esistenza di queste organizzazioni diventa del tutto inutile nel caso in cui il consenso aggregato sul web non si trasformi in voti concreti alle elezioni. Un passaggio per nulla scontato. Più interessante è segnalare la volontà che c'è dietro iniziative come queste: con l'aumentare degli accessi al web e con il diminuire del digital divide possiamo senz'altro aspettarci una rete futura più politicizzata ed influente. L'auspicio è che questa rinascita della partecipazione politica si traduca in controllo dal basso dell'operato dei politici. In tutto il mondo la classe dirigente mostra ormai da tempo grande attenzione verso le possibilità offerte da tecnologie recenti quali il voto elettronico oppure i blog. Su Internet News ci sono diversi spunti interessanti sull'argomento, tra i quali il proliferare di blog fake pieni di bufale, e la campagna elettorale di Hillary Clinton tra YouTube e siti web.

Oggi è raro un politico che non abbia un blog. In Italia i primi contributi importanti alla politica sul web non sono venuti dalla classe politica ma da giornalisti (Marco Travaglio ad esempio) e comici (Beppe Grillo e Daniele Luttazzi tra gli altri). Poi i politici italiani si sono adeguati: ma tra qualche successo e numerosi fallimenti la situazione nostrana appare più off che on line.