alle volte l'anima desidererà ed effettivamente desidera una veduta ristretta e confinata. la cagione è il desiderio di infinito, perchè allora in luogo della vista lavora l'immaginazione. e il fantastico sottentra al reale. l'anima s'immagina quello che non vede, che quell'albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua sua vista si estendesse da per tutto, perchè il reale escluderebbe l'immaginario.
l'infinito di giacomo leopardi
sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. ma sedendo e mirando, interminati spazi di la da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. e come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.
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